di Gianni Sartori

Stando a quanto dichiarato dal segretario generale Jens Stoltenberg, l’adesione della Svezia alla Nato sarebbe ormai “assolutamente possibile”.

Anzi, con la rielezione di Erdogan e mentre il Parlamento turco è in fase di costituzione, si sarebbe spalancata una nuova “finestra”.

Anche se – i soliti curdi rompi…. – un nuovo incidente, l’ennesimo, ha fatto infuriare il rieletto presidente turco.

Da tempo, oltre all’estradizione dei militanti curdi, Ankara pretende da Stoccolma un maggiore controllo sulla comunità curda in Svezia. Impedendo lo svolgimento di manifestazioni ostili al regime turco e a favore della liberazione di Ocalan, imprigionato dal 1999 a Imrali e da due anni completamente tagliato fuori dal mondo, al punto che si teme per la sua stessa vita.

La prossima iniziativa sarebbe prevista per domenica. Nel frattempo il “Comitato Rojava” ha diffuso un video in cui (oltre alla richiesta di scarcerazione per il leader curdo) si vedono chiaramente il volto di Ocalan e la bandiera curda proiettati nottetempo sulla facciata del parlamento svedese.

Operazione definita da Ankara “inaccettabile” accusando il governo svedese di consentire attività propagandistiche a quelli che considera “fiancheggiatori del PKK”.

Richiedendo – attraverso il portavoce della presidenza Fahrettin Altun – un’immediata inchiesta sull’episodio e l’arresto dei responsabili.

Minacciando in caso contrario di porre ulteriori ostacoli all’entrata della Svezia nella Nato.

Come è noto, dopo decenni di neutralità e di non-allineamento sia la Svezia che la Finlandia, avevano chiesto di poter aderire all’Alleanza atlantica.

E’ possibile che per dare il suo assenso, ora Erdogan pretenda in cambio (oltre alla repressione della diaspora curda) la fornitura da parte degli Stati Uniti  degli aerei da combattimento F-16 (come auspica da tempo).

Mentre per Blinken si tratterebbe di “due questioni distinte”, in precedenza Biden ne aveva già parlato in un incontro con Erdogan.

Purtroppo nel frattempo rimane drammaticamente incerta la situazione di Ocalan a cui per l’ennesima volta viene interdetta la possibilità di visite. Sia per i familiari che per gli avvocati.

Le continue richieste degli avvocati per poterlo incontrare vengono regolarmente rigettate (anche recentemente, in aprile). A un precedente divieto assoluto di visita di tre mesi, in aprile se ne è aggiunto uno ulteriore per ben sei mesi.

Tuttavia gli avvocati non demordono e contro tale proibizione hanno immediatamente deposto richieste a livello individuale presso la Corte costituzionale (AYM).

Gianni Sartori