Brasile. Nel tentativo d’affossare il neo-governo Lula, migliaia di bolsonaristi assaltano i palazzi “Dei tre poteri” nella capitale federale del Paese. In corso centinaia d’arresti (200 in serata) tra i manifestanti. Omissioni e connivenze tra gli organi di sicurezza e polizia con la destra radicale finanziatrice dell’iniziativa golpista.
Questa domenica (8/1/23) migliaia di manifestanti dell’estrema destra bolsonarista, convenuti nella capitale federale Brasilia a bordo di centinaia di autobus, hanno assaltato i principali palazzi del potere brasiliano: la sede della Presidenza della Repubblica, il STF (Supremo Tribunale Federale, la più alta corte del paese) e del Congresso nazionale.
I danni portati ai palazzi dalla furia distruttiva degli invasori sono ingentissimi fino alle stanze più riservate dell’esecutivo. Il STF è invece interamente distrutto con gli invasori arrivati fino sui tetti dell’edificio. Le forze di sicurezza e la polizia sono riuscite a normalizzare la situazione ed evacuare gli occupanti dalle sedi istituzionali solo con molto complice ritardo.
Trattasi di un’iniziativa evidentemente preparata, organizzata, gestita e finanziata a tavolino da gruppi della destra più reazionaria e fascista legata all’ex presidente Bolsonaro, il quale ha già abbandonato da diversi giorni il Brasile fuoriuscito in Florida (USA) senza riconoscere la propria sconfitta elettorale.
Le immagini dei pesanti disordini mostrano momenti nei quali la polizia scorta il corteo bolsonarista fino alla spianata dei ministeri, praticamente accompagnando di fatto i manifestanti e conversando con gli stessi fino ai principali palazzi dell’esecutivo. In altri video la polizia assiste alla devastazione senza porre in essere nessun intervento di contenimento verso gli occupanti che richiedevano azioni golpiste e per l’intervento militare.
Il neo-presidente Lula ha decretato misure d’intervento per la sicurezza e la difesa dello stato di diritto e contro ogni azione golpista, le quali resteranno in vigore fino al 31 Gennaio p.v. nel distretto federale (DF) ove si trova la capitale. Anderson Torres (già ex ministro della giustizia del governo Bolsonaro e simpatizzante nel recente passato di simili iniziative, anche lui momentaneamente negli USA durante i fatti) è stato rimosso dall’incarico di Segretario di sicurezza pubblica della capitale, ruolo dal quale è stato estromesso a pochi giorni dal suo insediamento.
Il tentativo di creare una situazione di “strategia della tensione” perseguita dallo stesso Bolsonaro fin dal mese di Ottobre a seguito dei risultati del 1° turno elettorale, trova risposta nei fatti di queste ore, anche se già ne avevamo avute delle avvisaglie con tentativi, seppur isolati, nei giorni scorsi all’insediamento di Lula.
Come per Capitol Hill anche a Brasilia la strategia della destra più estrema è quella di creare una situazione di confusione e instabilità che possa in qualche modo creare consenso, e possibilmente le condizioni, per “iniziative forti” attivando e utilizzando i settori più reazionari della società.
La situazione è molto confusa, con molte prese di distanza e condanna da parte del mondo politico-istituzionale seppur spesso di mera convenienza, ma gli accadimenti evidenziano, oltre alla necessaria risposta di classe da parte dei lavoratori e delle loro organizzazioni, quale compito del nuovo governo la necessaria e urgente de-bolsonarizzazione degli organi di sicurezza, della polizia e dei gangli vitali delle istituzioni democratico-borghesi al fine d’allontanare ulteriori pericolosi tentativi antidemocratici.
Seguiamo gli avvenimenti…
Beppe M.