Più sicurezza per la mobilità dolce

di Maurizio Bresciani

In un solo giorno due ragazzi di 7 anni a Cesena e uno di 14 anni a Milano muoiono a bordo della bici. Il primo caduto su una pista ciclabile e travolto da un autobus che sopraggiungeva e il secondo travolto da un tram. In entrambi i casi le dinamiche di quanto accaduto sono al vaglio della polizia locale. Ancora una volta gli utenti deboli della strada sono al centro dell’attenzione relativa alla sicurezza per chi fa uso della mobilità dolce. In particolare le vittime sono quelle che scelgono di muoversi nel rispetto dell’ambiente e che non sempre trovano adeguate misure di prevenzione che, notoriamente, vengono a mancare su percorsi stradali pensati quasi esclusivamente per le autovetture ed i mezzi pesanti. Ripensare la mobilità mettendo in sicurezza le carreggiate stradali anche ad uso esclusivo di ciclisti e pedoni, diventa di assoluta rilevanza perché queste situazioni drammatiche possano, una volta per tutte, non lasciare strascichi di dolore e, soprattutto, garantire la necessaria prevenzione per realizzare città e luoghi al passo con i tempi. Di seguito pubblichiamo il documento che in questi giorni il Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia, ha diffuso proprio a proposito della mobilità dolce.

“In una città come Brescia, con uno stato di inquinamento atmosferico fra i più alti d’Europa

e con il conseguente indice europeo più alto di mortalità, ripensare in modo condiviso il suo

assetto urbano, tenendo nella giusta considerazione la mobilità dolce, dovrebbe essere

l’essenza del buon governo di questa amministrazione. Purtroppo, non sempre è così, anzi…

Gli utenti deboli della strada, pedoni e ciclisti, al posto di venire considerati eroi nella lotta

all’inquinamento e contro i cambiamenti climatici, vengono costantemente ostacolati; chi fa

uso delle “ciclabili” o chi le vorrebbe usare, è ben consapevole di questo limite!

La mobilità dolce dovrebbe rappresentare uno dei punti più significativi per come poter

progettare la città del presente e del futuro, mentre in una realtà com’è quella cittadina, con

tutte le sue pesanti peculiarità ambientali, si fa enorme fatica a far passare questo elementare

diritto. Muoversi a piedi, così come in bicicletta o utilizzando il mezzo di trasporto

pubblico, non solo non hanno il giusto riconoscimento, ma è come se per loro dovesse

prevalere una considerazione di inferiorità rispetto alla mobilità veicolare.

Forse anche perché è luogo comune pensare che questo modo diverso di muoversi in città,

nonostante sia dimostrato che ci porti ad un risparmio di tempo, denaro e di beneficio per la

salute fisica, non possa determinare, rispetto alle auto, maggior comodità e indotto di affari

superiore.

In effetti questa errata considerazione è in grado di condizionare, grazie a interessi specifici,

la politica amministrativa e, quindi, anche il consenso elettorale!

Ed è forse questo il limite maggiore per pensare di realizzare in modo sostenibile la città del

futuro, rappresentando, in tal modo, il peggior freno alla sicurezza della mobilità cittadina e

di quella ambientale. Un tema, quello della sicurezza e della prevenzione, che non trova

sempre solido sostegno fra l’opinione pubblica, così come in ambito lavorativo, sociale e in

capo a tutte le istituzioni dello stato. Un argomento che, invece, dovrebbe indurci a riflettere

sulla ricaduta economica negativa dell’insicurezza delle strade, in relazione ai costi sociali

che ne possono conseguire.

Ecco perché, amministratori e cittadini dovrebbero fare fronte comune su questi obiettivi,

ma in attesa che ciò possa avvenire, bisogna rafforzare l’informazione e l’educazione su ciò

che non funziona e sui miglioramenti che si potrebbero apportare, perché solo così è

possibile sperare in un cambiamento reale di mentalità e di competenze progettuali, oltre

che di quelle politiche, in nome della tanto declamata sostenibilità ambientale che ancora

non riusciamo a intravedere.

COMITATO PER LA SALUTE, LA RINASCITA E LA SALVAGUARDIA DEL CENTRO STORICO DI BRESCIA

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