di Franco Turigliatto 

Si stanno svolgendo in queste settimane i congressi di base di Sinistra Anticapitalista che terrà la seconda conferenza nazionale dall’8 al 10 febbraio a Chianciano.

Si discute sulla base di un solo ampio documento (https://anticapitalista.org/2018/12/10/il-pane-e-le-rose-il-tempo-e-il-salario-riprendiamoci-tutto/) proposto dal Coordinamento nazionale; in questo congresso, infatti,  non sono stati avanzati testi alternativi, una opzione che il nostro Statuto garantisce a tutte e tutti le/i militanti, espressione di un fondamentale diritto democratico  nella vita interna di una organizzazione di classe.

Le compagne, insieme ai circoli di base. stanno facendo un importante lavoro in progress per definire e articolare l’attività femminista dell’organizzazione che dovrebbe conseguire un primo risultato nel congresso stesso.

Nella conferenza di tre anni fa avevamo sviluppato l’analisi delle dinamiche politiche e sociali che avevano determinato le sconfitte e le divisioni della classe lavoratrice e le loro ricadute in termini di involuzione della coscienza di classe, affermando la necessità di una organizzazione che lavorasse per la ricostruzione del movimento dei lavoratori e raccogliesse forze militanti nel quadro di una strategia di lotta contro un sistema capitalista che, con le sue contraddizioni ed irrazionalità, apre gli scenari più cupi per il futuro dell’intera umanità.

In questi anni l’offensiva delle forze capitaliste e dei loro governi è continuata in forme aggressive ed incessanti nonostante le resistenze e la presenza di movimenti di massa sociali significativi ed è proseguito il deterioramento dei rapporti di forza tra le classi con lo sviluppo e l’affermazione anche di correnti di destra e di estrema destra.

Il documento politico proposto alla discussione delle nostre compagne e dei nostri compagni, ma anche all’attenzione dei nostri interlocutori, forze politiche e singoli militanti, si articola in una prima parte più analitica ed interpretativa della realtà ed una seconda parte, che avanza alcuni assi politici di lavoro per le forze politiche e sindacali di classe e individua alcune scelte di costruzione della nostra organizzazione.

Una “nuova era” del Capitale

Vengono esaminati i tratti distintivi di questa “nuova era” con la formazione di un mercato compiutamente globale, la transnazionalizzazione del capitale e il caos geopolitico prodottosi dentro un groviglio di contraddizioni nonché le nuove funzioni dello stato capitalistico e le specifiche problematiche dell’Unione Europea.

È in questo quadro che viene interpretata la parabola delle socialdemocrazie, transitate, data la loro subordinazione alla realtà capitalistica esistente, dal riformismo pallido al socialiberismo ed infine al pieno liberalismo e sull’altro versante l’ascesa delle destre populiste e radicali.

Un ampio capitolo si misura con le caratteristiche specifiche e le dinamiche del capitalismo italiano (analisi che si differenzia da molte interpretazioni correnti che lo leggono come un capitalismo “straccione”) e sulle forze politiche (vecchie e nuove) che lo conformano e che ne rappresentano gli interessi nella gestione dello Stato.

Ne deriva un orientamento politico e strategico che individua due nemici da combattere corrispondenti alle due articolazioni del padronato.

Da una parte la grande borghesia e i suoi partiti di centro destra e centro sinistra, che in Italia e in Europa, attraverso il proto stato che si chiama Unione Europea, hanno, con il loro autoritarismo e le politiche liberiste, massacrato le classi lavoratrici, provocando una drammatica crisi sociale ed occupazionale ed alimentando la crescita delle peggiori destre.

Dall’altra settori padronali diversi e i loro partiti reazionari e razzisti dell’estrema destra portatori di scelte economiche altrettanto antisociali e di ideologie nazionaliste e fasciste che tante sciagure e guerre hanno provocato nel corso del secolo scorso. Il ruolo reazionario e razzista del governo cosiddetto gialloverde si manifesta ogni giorno che passa, avvelenando la coscienza e il senso comune di milioni di persone, criminalizzando le lotte e la solidarietà. La combinazione tra il razzismo aperto, violento e rancoroso della Lega e il qualunquismo imbecille del M5S ha prodotto un composto chimico altamente tossico.

Crisi e prospettive della sinistra di classe

La seconda parte del documento congressuale affronta la crisi della sinistra di classe, di cui vanno comprese sia le sue cause profonde (la sconfitta della classe operaia), sia i suoi errori e i suoi opportunismi: difficile comprendere la situazione attuale senza avere a mente, sul piano storico, l’ascesa e la caduta di quel che è stato il Movimento della Rifondazione comunista.

Il futuro della sinistra radicale e di classe si misurerà sempre più nella sua capacità di aiutare le classi lavoratrici a superare le divisioni a ricostruire un’unità di mobilitazione e d’intenti, privilegiando l’attività sociale ai momenti di confronto elettorali, che pure fanno parte della attività politica.

1) la ripresa di un sindacalismo conflittuale sui posti di lavoro; 

2) una piattaforma di lotta capace di unificare gli interessi dei diversi settori della classe lavoratrice, che mostri quali sono i veri nemici della classe e demistifichi le divisioni create ad arte dalla borghesia; 

3) la ricostruzione di uno spazio politico e sociale ampio della sinistra di classe, in cui poter organizzare le lotte e portare avanti la discussione strategica sull’alternativa al dominio capitalista.

Questo terzo punto richiama la necessità di quello che abbiamo chiamato un Forum della sinistra politica e sociale di classe. Poco ci importa il nome, quello che ci interessa è la sostanza. La trasformazione di Potere al Popolo da un luogo ampio e aperto di aggregazione e di unità di diversi soggetti sociali, politici e sindacali al fine di costruire le resistenze di classe, in formazione politica delimitata, accentua le difficoltà, ma non elimina, anzi rafforza la necessità di avere uno strumento unitario per intervenire in una realtà, in cui nessuno da solo dispone della forza necessaria per essere efficace.

È evidente che tra le diverse componenti politiche della sinistra radicale non esiste oggi un quadro strategico comune, una visione omogenea sul progetto alternativo e rivoluzionario da avanzare ed anche sulle sue forme organizzative; né esiste un movimento di massa con dinamiche tali che obblighi tutti a confrontarsi direttamente con una realtà di lotta in ascesa capace di creare le condizioni favorevoli alle ricomposizioni politiche ed organizzative.

Ma proprio questa considerazione dovrebbe spingere a realizzare quello che invece è del tutto possibile politicamente, cioè la valorizzazione delle forme di unità di azione, di convergenza su obbiettivi concreti che permettano di raggiungere iniziative minimamente efficaci nella realtà italiana. Sono molteplici le contraddizioni, le vertenze e i luoghi del conflitto dentro e fuori i luoghi di lavoro che rendono possibile questi percorsi unitari. Non si può stare a guardare impotenti e dispersi lo scontro politico tra quelli che rivendicano le politiche dei governi passati e i governanti attuali mentre il padronato, che pure conosce le difficoltà della sempre più accesa concorrenza capitalista, opera per utilizzare al meglio per i suoi interessi gli uni e gli altri.

Nell’ultima parte del testo dedicato alla costruzione della nostra organizzazione sottolineiamo tre opzioni:

  • un lavoro di approfondimento programmatico di fronte ai grandi cambiamenti epocali anche attraverso la rielaborazione di un manifesto programmatico di cui potete trovare una prima versione alla pagina: https://anticapitalista.org/2018/12/31/un-manifesto-ecosocialista-femminista-e-internazionalista/ ;
  • una diversa capacità operativa della Direzione nell’individuare i temi e le scelte politiche e tattiche su cui condurre un intervento più efficace e concentrato della organizzazione nel suo complesso;
  • un più forte impegno sul terreno internazionale approfondendo i legami con le altre forze anticapitaliste e segnatamente l’internità alla Quarta Internazionale.

Ad esse si associa la forte volontà di costruire una presenza ben più significativa di Sinistra Anticapitalista tra le giovani generazioni.

Nel testo vengono poi individuati una serie di altri aspetti organizzativi di funzionamento ed intervento, su cui abbiamo di certo “ampi margini di miglioramento”; tra questi il reperimento delle risorse economiche, che è elemento dirimente e decisivo per l’attività di qualsiasi gruppo o entità sociale.

Abbiamo individuato quest’anno un obiettivo di sottoscrizione che, comparato alle risorse di altre forze della sinistra, per non parlare delle forze borghesi, è del tutto irrisorio, ma che per noi è ambizioso ed indispensabile

Ad un mese dall’inizio della sottoscrizione, siamo a circa la metà dell’obbiettivo (cioè poco più di 20.000 euro rispetto ai 45.000 euro da raccogliere), grazie però soprattutto alla attività del circolo di Roma che si era impegnato da tempo per far fronte all’acquisto della sede.

Chiediamo per le prossime 4 settimane, di qui al Congresso nazionale, uno sforzo di tutti i circoli per conquistare l’obiettivo finale; chiediamo a tutti e tutte quelle/i che apprezzano il nostro agire nelle vicende sociali e nello scontro di classe e il nostro orientamento internazionalista intransigente, di darci una mano per rafforzare il nostro intervento che è volto in primo luogo a produrre azioni e mobilitazioni unitarie e per aiutare la classe lavoratrice a ricostruire il suo protagonismo. Chiediamo ai nostri simpatizzanti ed interlocutori di partecipare ai nostri congressi locali per discutere e per agire insieme. C’è bisogno che Sinistra Anticapitalista faccia di più e meglio.