di Mario Gangarossa

Edizione riveduta e corretta alla luce delle ultime conquiste del pensiero critico e delle esperienze dei “veri comunisti” impegnati da sempre nella lotta contro l’estremismo parolaio e le “deviazioni” dalla “giusta linea”.

A cura del collettivo “mo arrivamo noi e vi spieghiamo la storia”

Edizioni “il piccone”.

Citazioni …

La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di guerra fra nazioni, di popoli oppressi contro popoli oppressori.

Epopea delle comunità umane per la conquista di un pezzo di terra da poter recintare.

Guerra per il raggiungimento dell’indipendenza nazionale dalle comunità ostili che le circondano.

La nostra epoca, l’epoca della borghesia, si distingue dalle precedenti epoche perché a dirigere questa epica lotta non sono padroni di schiavi e satrapi orientali, principi e regine, ma l’anonimo capitale che in questo modo assume i caratteri di demiurgo e motore della storia.

Il proletariato è morto la borghesia ha vinto.

Prendiamone atto compagni e compagne e rimbocchiamoci le maniche.

Liberiamoci dalle catene ideologiche che ci costringono ad essere forza residuale e irrilevante.

C’è un intero mondo da conquistare.

Ognuno con la sua bandiera marciamo divisi per colpire uniti.

Chi? Cosa?

Ce lo dirà il “movimento reale” che ci indicherà la strada da seguire.

Noi siamo il movimento.

I comunisti amano il popolo, a prescindere dalla sua direzione politica e dagli obiettivi che questa si pone.

L’unità del popolo è il loro obiettivo contro le forze centrifughe e l’opera corrosiva delle forze materiali che spingono verso la divisione in ceti e interessi contrapposti.

La lotta di classe fa parte del loro infantilismo giovanile.

Di un’epoca mitica.

Della preistoria della società.

Le classi sono sparite semmai siano mai esistite.

Frutto di una concezione adialettica e utopistica della storia.

Le tradizioni, le culture, le religioni, sono il collante che tiene uniti gli individui.

Il mare magnum in cui i comunisti navigano.

I comunisti appoggiano tutte le lotte nazionali di tutti i popoli della terra.

Contro il cosmopolitismo che vuole conciliare l’inconciliabile, si riaffermano come forza nazionale responsabile e realista.

Essi lavorano dappertutto per l’intesa, la conciliazione, la pace sociale dentro la loro compagine nazionale.

Il peggiore nemico è chi lavora per “dividere il popolo” e insinuare nelle nazioni il pernicioso bacillo dell’invidia sociale e dell’odio verso le loro avanguardie materiali e spirituali.

Per la parte migliore del popolo che ne incarna gli interessi passati e futuri.

Uno spettro si aggira per il pianeta. Lo spettro dell’imperialismo.

Unico responsabile delle sofferenze dell’umanità.

La definizione del carattere imperialista di una nazione è l’elemento centrale della strategia che i comunisti assumono.

Sono loro a decidere, nella loro saggezza frutto di una esperienza di lustri e grazie alla fedeltà agli insegnamenti dei loro maestri chi merita l’onore e l’onere di svolgere questo compito.

Una volta definito il terreno dello scontro, definito il nemico dei popoli, per tutta la fase che stiamo attraversando, i comunisti lavorano alacremente per l’unità delle nazioni che si oppongono all’imperialismo.

Indulgenti verso i limiti e i difetti dei governanti di queste nazioni, alleati e amici fraterni.

Nemici del loro nemico.

L’unica nazione imperialista che la storia abbia mai conosciuta, nel momento in cui veste i panni di unico nemico, svelato e odiato, diventa l’unico obiettivo degno di essere perseguito.

In questa lotta epocale ogni sacrificio è degno di essere sopportato, ogni infamia tollerata, ogni distrazione denunziata e condannata.

I comunisti fanno appello ai popoli dei paesi antimperialisti affinché superino le loro divergenze interne, i loro conflitti, le loro incomprensioni e si uniscano a fascio nella sacra lotta contro il nemico principale dell’umanità al seguito delle loro illuminate guide.

I comunisti mettono in guardia le popolazioni di questi paesi dal cedere alle pulsioni estremiste e infantili per non diventare preda della propaganda del nemico e non lasciarsi coinvolgere in avventure che sono solo follie eterodirette dalla quinta colonna dell’avversario.

I comunisti comprendono lo sforzo immane e ingrato delle autorità e delle personalità impegnate nella guerra santa contro l’imperialismo, considerano le loro azioni che possono apparire repressive, effetti collaterali necessari, di fronte a folle arretrate vittime della propaganda e delle oscure manovre del nemico esterno.

Sono in prima fila nel denunciare e combattere spie, provocatori, sabotatori e disfattisti.

I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser raggiunti soltanto con la guerra fra le nazioni.

Il loro sogno, la loro speranza è diventare partigiani, mettersi al servizio del proprio popolo, dei propri generali, difendere i confini della propria patria, combattere per ricostituire un nuovo ordine mondiale in cui “gli ultimi saranno i primi”.

Sulle loro bandiere, raccolte dal fango in cui le forze antinazionali e antipopolari le avevano gettate, hanno scritto:

Meglio un giorno da leoni che cent’anni da schiavi.

Meglio morti che schiavi.

L’intelligenza politica dei loro capi farà si che il prezzo lo paghino le masse, arretrate e passive, e che quel prezzo pagato, il prezzo del martirio, serva da concime per il raggiungimento di quella consapevolezza e di quella coscienza capace di forgiare la futura umanità.

Popoli di tutti i paesi dividetevi e combattetevi.

La guerra è l’igiene della storia.