La stucchevole e maleodorante giornata del 4 novembre non è andata poi così male a Brescia…e a New York. In mattinata, al di là della squallida manifestazione ufficiale in Piazza Loggia, a cui partecipano solo gli “obbligati” (militari, “istituzioni” e, purtroppo, qualche scolaresca guidata da insegnanti poveri di spirito e di cultura), c’è stato un presidio di una settantina di militanti del SICOBAS (con una delegazione solidale di Brescia Anticapitalista ed una del CS 28 maggio) davanti al Palagiustizia. Scopo della protesta era il processo d’appello a Laura ed Alessandro (e a molti altri iscritti con pene minori) per l’incredibile accusa di “estorsione”. Verso le 15,30 si è saputo che tutti gli imputati erano stati assolti perché “il fatto non sussiste”, come era chiarissimo fin dal primo momento. Nel tardo pomeriggio e in serata (alle 18 e alle 20) manifestazioni in continuità (prima in Piazza Duomo, poi in Piazza Loggia) contro il militarismo, esaltato dalle “istituzioni” in mattinata e dai fascisti in serata, e contro il fascismo. Qualche centinaio di compagn* (di quasi tutta la sinistra bresciana) hanno fatto da contraltare alla settantina di pagliacci di Piazza “Vittoria”, schierati in modo militare (un po’ per sembrare di più, un po’ perché il mettersi in riga marzialmente è come andare in giro con il macchinone: supplisce alle dimensioni del pene) contro TUTTE LE GUERRE, passate, presenti e future, all’insegna del motto NOSTRA PATRIA E’ IL MONDO INTERO!
Ed a New York è stato eletto, per la prima volta, un sindaco “socialista”, Zohran Mamdani, battendo sia il candidato democratico “ufficialista” sia quello repubblicano, e suscitando le ire dell’idiota col ciuffo. Non so se Mamdani manterrà le promesse riformiste, più o meno radicali, della sua campagna (che negli USA, ma ormai pure qui in Europa, suonano quasi a “rivoluzionarie”, visti i tempi che corrono). Ma comunque è una bella soddisfazione vedere sconfitti entrambi i partiti dell’establishment borghese nordamericano. E non in qualche sperduto villaggio, ma nella “Grande Mela”. Un appunto: i media mainstream (a cominciare dalla RAI) sottolineano che si tratta di un sindaco “musulmano” e “proveniente dall’Africa” (qualche titolo aggiunge “liberal”, stravolgendo la stessa, confusa, nomenclatura yankee, che farebbe di Mamdani semmai un “radical” o un “socialist”). Il fatto che Trump lo abbia definito “comunista” (il che dimostra l’ignoranza abissale del personaggio col ciuffo) non merita nemmeno un titolo per i nostri pennivendoli. Non si sa mai che si finisca per evocare “lo spettro che si aggira per il mondo”. Sassolino nella scarpa. Agli estimatori del “terzomondismo”, dell’anticolonialismo come unica bussola, del “siamo noi occidentali i colpevoli”, ecc. ecc., così diffusi nella “compagneria”, non sorge qualche dubbio? Non è certo l’essere “musulmani”, “africani” (così come l’essere donna o gay) che turba i sonni di chi conta davvero (e non dei poveri coglioni piccolo borghesi del Bar Sport), me è l’essere contro il capitalismo, per il “comunismo” (o il “socialismo”). E lì che tutti i campanelli d’allarme si mettono a suonare. E scatta l’autocensura.
Flavio Guidi
Scopri di più da Brescia Anticapitalista
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.