Quando si pensa a Salò, inevitabilmente viene in mente la “repubblichina”, quella pseudorepubblica creata in extremis da Mussolini tra il 1943 e il 1945, un regime fantoccio della Germania nazista, finita col suo “duce” fucilato a Giulino di Mezzegra il 28 aprile del ’45. I neofascisti non sono mai stati, per fortuna, maggioritari a Salò, ma la cittadina gardesana fatica a scrollarsi di dosso il tanfo di quell’infausta stagione, per lo meno a livello di immaginario collettivo, nonostante la recente rimozione della cittadinanza onoraria al più famoso dei voltagabbana, il Benito finito a testa in giù in Piazzale Loreto. Anche per questo è benvenuta l’iniziativa di oggi pomeriggio, giunta alla seconda edizione, organizzata dai “Cittadini del gruppo 27 ottobre”, dall’Arci salodiano e dall’ANPI del medio Garda. Oltre 200 persone hanno partecipato all’assemblea pubblica (con interventi musicali, oltre che politici). Numerosi i giovani, che sono pure intervenuti, e con posizioni notevolmente radicali. Molti gli interventi, seguiti all’introduzione di Alessandro Maccarinelli. Oltre al nostro compagno, Giuseppe Moretti (il cui intervento è pubblicato sotto), Davide Gelmetti, Alessandro Scattolo, Anna Crescenti, Dario, Lorenzo, Mariella. Ecco l’intervento di Beppe, sul decreto repressione.
Mi chiamo Beppe e premetto a questo mio intervento che NON sono né un
AVVOCATO né un GIURISTA, ma un attivista politico e dei movimenti che hanno
prodotto dibattitti, confronto e mobilitazioni nell’ultimo periodo circa il
cosiddetto Decreto “sicurezza” sul quale cerco di portare un contributo.
Quanto dirò è quindi frutto del pensiero personale ma anche di elaborazione
collettiva in particolare del Coordinamento NO DL REPRESSIONE di Brescia,
anche promotore della manifestazione serale del 28 Maggio scorso, nel 51°
anniversario della strage di piazza della Loggia.
Da alcuni mesi il cosiddetto “Decreto Sicurezza” è divenuto a tutti gli effetti legge
dello Stato italiano (N. 80 del 9 Giugno 2025) dopo che la maggioranza di governo
ha by-passato la discussione parlamentare (trasformandolo da DDL 1660 alla
Camera, poi DDL 1236 al Senato e quindi in Decreto Legge) ed è quindi operativo
nel territorio della Repubblica.
Purtroppo già nelle ampie mobilitazioni di questi giorni di milioni di persone,
contro il genocidio in Palestina ed a sostegno delle missioni di solidarietà
internazionale, abbiamo avuto prova della volontà di una SUA decisa
applicazione (con crescente intervento delle forze di PS fuori da atenei, in presidi
e manifestazioni, ai cancelli di luoghi di lavoro – e questo anche nel nostro
territorio.
Il governo Meloni ha ritenuto necessario convertire urgentemente in legge le
nuove norme con voto di fiducia e decretazione d’urgenza, formulando nuovi reati
e inasprendo le pene per quelli già esistenti.
Numerosi tecnici del diritto sostengono che la Legge 80 ci riporta, e sotto diversi
aspetti peggiori, il Codice Rocco di epoca fascista, introducendo 14 nuovi reati
nei comportamenti dei cittadini, con modalità securitaria e repressiva
nell’affrontare le contraddizioni ed i problemi che attanagliano la nostra società.
Numerosi avvocati e giuristi si sono espressi sul profilo di incostituzionalità sia
nel metodo che nel merito delle nuove norme che violano i principi di
proporzionalità e allargano oltremodo le fattispecie perseguibili, limitando
alcune libertà fondamentali.
Anche Associazioni Internazionali hanno denunciato le nuove norme introdotte
dal governo italiano con preoccupazione sulle libertà individuali e collettive e la
possibilità di agire il dissenso nel Paese.
Per quanto ci riguarda riteniamo importante sottolinearNE la natura
squisitamente politica e profondamente antidemocratica nella gestione del
conflitto sociale e dei bisogni delle persone, in particolare intervenendo contro il
cosiddetto “fronte interno” oggi dissenziente dalle politiche interne ed
internazionali del governo in carica.
Misure, articoli e commi studiati ad hoc per esercitare controllo e
criminalizzazione contro chi si oppone in manifestazioni pubbliche, insieme ad
una sostanziosa criminalizzazione di comportamenti anche pacifici e
nonviolenti.
In particolare le norme sono declinate per attenzionare chi si oppone: – al RIARMO, alle PRODUZIONI belliche al centro delle proteste in questi giorni,
alla MILITARIZZAZIONE (anche del pensiero e delle scuole) esercitate attraverso
forme di dissenso come assemblee o modalità che interrompano il pubblico
servizio – contro chi si oppone a guerre e genocidi e l’invio di materiale bellico viste nei
recenti blocchi di porti, imbarchi e stazioni. Su questo è anche in preparazione un
nuovo DL 1627 (decreto Gasparri) che punisce qualsiasi critica al governo
coloniale e razzista dello Stato di Israele, mistificando ed equiparando
l’antisemitismo con antisionismo – contro chi opera per limitare il diffondersi del disagio sociale, della povertà e
della sua criminalizzazione con pratiche solidaristiche di contrasto al carovita e
all’economia di guerra – contro i lavoratori/trici che si oppongono alla cancellazione dei diritti sindacali,
al super-sfruttamento (anche con scioperi e blocchi, in particolare nei settori
della logistica e trasporti) – contro chi si oppone alla barbarie del sistema di detenzione carceraria inumana
(punendo anche la resistenza passiva, inerme e nonviolenta) che denunci
inadeguatezza o abusi nelle strutture di detenzione
- contro chi si oppone alla devastazione ambientale, con blocchi stradali o azioni
simboliche di disobbedienza come per giovani ecologisti, con l’aggravante
nell’ostacolo alle cosiddette “grandi opere” – contro chi scende in piazza per denunciare adunate di tipo razzista e fascista
con presidi e mobilitazioni di tipo organizzato – contro chi difende i diritti dell’abitare
e in generale contro coloro che manifestano e denunciano pubblicamente il
progressivo imbarbarimento della nostra società.
Ci troviamo di fronte ad un profondo rinnovamento e peggioramento del quadro
normativo che porta il Paese verso un “stato penale” con un aumento disordinato
e incontrollato dei poteri delle forze di polizia, in particolare con gli art. 19, 20 e
22 sulle rafforzate tutele, fino alla possibilità di utilizzo di armi diverse da quelle
d’ordinanza anche FUORI servizio, anche SENZA porto d’armi specifico come
previsto dall’art. 28.
Sono ampliate le misure d’impunibilità anche in presenza di azioni arbitrarie
verso il cittadino/a.
L’art. 31 prevede l’introduzione “dell’agente provocatore” (che non è solo un
infiltrato dei servizi di sicurezza in organizzazioni e movimenti di per sé già
gravissimo, ma l’utilizzo di un soggetto terzo e diverso) al fine di preservare “la
sicurezza dello Stato” il che ci riporta verso pratiche eversive proprie di
organizzazioni tipo “Gladio” e del periodo stragista di cui abbiamo buona
memoria in questo Paese.
Questa Legge ci pone di fronte ad un salto di qualità del controllo, della
repressione, della verità “unica” e un irrigidimento antidemocratico del sistema
nel suo complesso.
Procediamo spediti verso una “democrazia” dell’intimidazione e del
disciplinamento e meno spazio è concesso al dissenso, al libero confronto e alla
tutela delle libertà individuali e collettive.
La Legge 80 introduce una concezione della sicurezza basata sulla paura,
restringendo gli spazi di agibilità democratica e del diritto di protesta in Italia, con
particolare attenzione ad alcuni ambiti delle lotte da colpire.
Non è il primo decreto nel corso degli anni che procede in senso restrittivo
(questo è successo con governi di destra, tecnici e centro-sinistra): dalla Turco
Napolitano alla Bossi-Fini, dal decreto Maroni al decreto Minniti e gli accordi con
le bande libiche, fino al decreto Cutro, le “zone rosse”, i CPR, i daspo urbani
contro gli indigenti, i campi in Albania … ecc.
Le motivazioni di questo sono diverse: il quadro geo-politico la fase storica
aggravata, ma prevalentemente per un sistema di accumulazione e profitto
sempre più ingiusto ed escludente – che è immerso in enormi difficoltà e
contraddizioni – e che decide di difendersi con scelte autoritarie. Se serve “fino
alla guerra!” e possibilmente senza nessuna voce che si contrapponga.
Il potere economico ed i suoi rappresentanti politici al governo sanno che milioni
di individui vivono peggio, con meno risorse e con crescenti difficoltà
economiche e di preoccupazione nel futuro e poco tollerano qualsiasi messa in
discussione dell’operato dell’esecutivo o atto di ribellione di chiunque voglia
migliorare le condizioni di vita. La Legge 80 è plasticamente lì a ribadirlo e questo
mentre in bilancio si passa dal 2% al 2,5% del PIL alle spese militari – silenziando
il dissenso.
Un’ultima cosa sulla giurisprudenza. Tra oggi e domani, in occasione del
nefasto anniversario del 28 Ottobre, assisteremo qua e là a squallide braccia
protese in “saluti romani” a celebrazione di quel tragico momento della storia
sfociato in un conflitto mondiale.
E’ grave che lo scorso anno – Aprile 2024 – con sentenza delle Sezioni Unite la
Cassazione abbia limitato e ridotto la rilevanza penale del “saluto romano al grido
presente”, tenuta nel corso di raduno pubblico alla presenza di circa 1200
persone per commemorare esponenti della RSI, non ritenendola – recita la
sentenza – una condotta “idonea a concretizzare il pericolo della
riorganizzazione del disciolto partito fascista”.
Noi invece crediamo che il pericolo di riorganizzazione e incitamento all’odio
ci siano e che bisogna vigilare sulla torsione autoritaria in corso, perché pericolosi
rimasugli della nostra storia non vengano riutilizzati!
I
cittadini consapevoli, i lavoratori, gli studenti, i giovani, per un futuro non
militarizzato e libero nel pensiero, ognuno nei propri luoghi di lavoro, studio,
insegnamento e ambito sociale è necessario attivarci e diffondere pratiche
democratiche di antifascismo dal basso (militante) affinchè il triste passato del
28 Ottobre 1922 non sia la tragica realtà dell’oggi e del futuro! Grazie
dell’attenzione.


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