dossier di BDS. Con alcuni link utili. A seguire «L’Italia investe nelle startup tecnologiche israeliane» della redazione di PAGINEESTERI.IT

Piovono euro sull’industria “necessaria” di Crosetto e Leonardo SpA
di Rossana De Simone
redatto per conto del gruppo di lavoro Embargo Militare di BDS Italia
PREMESSA
E’ un periodo complicato per la comunicazione politica: chi rappresenta il cardine del crollo dell’ordine internazionale, la guerra russo-ucraina, la guerra di Israele al popolo palestinese o l’attacco israelo-americano all’Iran? Ma c’è anche Trump, il Nerone contemporaneo: il presidente contemporaneo che ha elevato la forza militare a nuovo paradigma, che permette alle nazioni più potenti di sentirsi svincolate dal sistema giuridico internazionale. Con Israele si è tornati alla guerra preventiva (Iran), all’annessione illegale di un territorio (Gaza), al genocidio di un popolo (palestinese). Si è depotenziato il processo diplomatico, delegittimato il diritto internazionale, si è rafforzata l’idea che solo l’arma atomica può rendere sicuro uno Stato.
Se il ritorno del nazionalismo favorisce la forza militare come soluzione alle crisi economiche ed energetiche, ai cambiamenti climatici e alle dinamiche migratorie, allora l’unica strategia per i paesi europei è quella di allinearsi con gli USA.
Italia e Germania si impongono come i più stretti alleati di Israele. Triste binomio.
I governi Meloni-Merz hanno avallato la guerra di aggressione di Israele. Gli omicidi mirati diventati una pratica comune in guerra.
L’aumento eccezionale della spesa militare tedesca ha come obiettivo esplicito il potenziamento della Bundeswehr (Forze armate): far diventare la Germania la più forte forza armata convenzionale in Europa sperando che un livello di spesa così elevato possa consentire all’Unione europea di diventare una potenza militare di primo piano sulla scena mondiale. In questo scenario, l’Europa, dotata di una moneta mondiale forte e di una politica economica indipendente, potrebbe diventare leader mondiale, sotto la guida tedesca. [*]
In Italia Stefano Pontecorvo e Roberto Cingolani, rispettivamente presidente e amministratore delegato del gruppo industriale Leonardo, sostengono che nello scenario mondiale attuale, caratterizzato da molteplici conflitti, sia necessario “un cambio di paradigma geopolitico e industriale: dal tradizionale concetto di Difesa ci stiamo muovendo verso un approccio orientato alla Global Security”.
In un mondo “no-peace”, per l’industria bellica non c’è alternativa alla guerra, per cui nello Studio Strategico “Peace through security: the strategic role of digital technologies” si consiglia un “approccio alla difesa di total security che coordini gli strumenti di influenza sia militare che politica-economica”. [1]
1) Il percorso del riarmo nazionale europeo
Al termine dei lavori del summit NATO in Olanda, la fedelissima del presidente Trump, l’italiana Giorgia Meloni, ha sostenuto che “la Nato e’ basata su eserciti nazionali che cooperano quindi se noi costruissimo una difesa ad un altro livello vorrebbe dire o uscire dalla Nato o immaginare che anche la Nato debba avere un esercito della Nato che non esiste.”
Parole senza fondamento: all’alleanza politico-militare NATO importa che ogni paese contribuisca in modo adeguato alla difesa comune e che sia efficiente e mirata. Le operazioni militari sono condotte con forze messe a disposizione dagli stati membri, su base volontaria, sotto il comando di un comandante NATO, secondo piani operativi concordati e con il principio del consenso.
Non è un problema della NATO se il comparto militare europeo sia frammentato grazie alle resistenze nazionali. Per Meloni non è un problema aumentare la spesa militare del 5%, meglio se in dollari, sebbene il 64% delle armi importate dalla UE sia già statunitense.
E’ bastato il solo annuncio del piano “ReArmEurope” per fare aumentare, in un solo giorno (3 marzo), il valore delle azioni sul mercato azionario della tedesca Rheinmetall (+15,2%), della francese Thales (+16,9%) , della londinese Bae Systems (+14%), infine anche delle italiane Leonardo (+16,13%) e Iveco (+6,15%). [3]
Il Consiglio Europeo, non il Parlamento, ha approvato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro. Di questi 150 miliardi saranno garantiti da obbligazioni emesse dall’Ue. [4]
Una spesa che non servirà a creare un mercato unico della difesa perché, in ultima istanza, sarà prerogativa di ogni Stato membro. [5]
Parallelamente alla decisione del parlamento tedesco di avviare un proprio ‘riarmo’ (centinaia di miliardi di euro in spese militari e infrastrutture), la Commissione europea, rende pubblico il Libro Bianco in cui si afferma sorprendentemente che “solo insieme, gli Stati membri saranno in grado di fare la differenza”. [6]
Nel libro bianco sono elencate le aree che rappresentano le criticità da colmare, indicata la mobilità militare (una rete europea di corridoi terrestri, aeroporti, porti marittimi ed elementi e servizi di supporto). La logistica ha da tempo assunto un ruolo fondamentale. L’Action Plan on Military Mobility 2.0. è un piano d’azione per rendere i movimenti transfrontalieri più rapidi e una cooperazione più stretta. Nel 2024 la Commissione europea ha incoraggiato gli Stati membri e i promotori di progetti, a presentare proposte che possano apportare benefici non solo all’uso civile, ma anche alla mobilità militare.
Esempi di progetti dual-use in Italia sono: adeguamento del viadotto di Binasco dell’autostrada A7 tra Milano e Genova, del Bacino Portuale di Genova Sampierdarena – Parco Fuori Muro sul corridoio Reno-Alpi e collegamento ferroviario con il porto di La Spezia ei lavori relativi alla nuova Stazione Ferroviaria di La Spezia Marittima.
Rete Ferroviaria Italiana ha firmato un accordo di collaborazione strategica con Leonardo per un progetto condiviso destinato alla movimentazione di risorse militari, soluzioni saranno basate sull’intelligenza artificiale utilizzando il supercomputer Davinci-1. [7]
L’11 giugno la Banca europea per gli investimenti (Bei) ha triplicato il programma di finanziamento per l’industria della difesa europea a 3 miliardi di euro, e ha siglato un accordo con Deutsche Bank per iniziare a convogliare i fondi alle aziende europee del settore militare. E’ la prima volta che la Bei fornisce un finanziamento ‘intermediato’ per il settore della difesa concedendo un prestito di 500 milioni di euro all’istituto tedesco, che a sua volta presterà i fondi alle piccole e medie imprese attive nella catena di approvvigionamento della sicurezza e difesa dell’Ue. [8]
A giugno la Commissione Europea ha presentato un pacchetto denominato “omnibus della difesa”, da attuarsi in due tempi, con l’obiettivo di ridurre la burocrazia per l’industria della difesa europea, tra cui piani per tempi di rilascio delle autorizzazioni più rapidi e l’annullamento di alcune normative ambientali dell’UE. Per il 2026 si prevede di approfondire le direttive sugli appalti pubblici poiché i rappresentanti degli affari bellici si lamentano delle difficoltà dovute agli ostacoli burocratici, e la mancanza di impegni finanziari a lungo termine in grado di garantire investimenti nelle linee di produzione.
Fra le proposte più rovinose vi sono l’annullamento delle normative ambientali, e ancora, sempre in seguito alle richieste delle aziende del settore della difesa, permettere ai singoli paesi dell’UE di approvare l’uso di prodotti chimici per tutti gli scopi di difesa o vietarli del tutto, lasciando loro maggiore libertà di azione nell’applicazione delle norme ambientali. [9]
Lo spostamento a destra dell’Unione europea si vede anche nella opposizione alle politiche energetiche verdi. Vi sono almeno tredici paesi europei (fra cui l’Italia), l’Alleanza Nucleare Europea, che hanno chiesto investimenti per 241 miliardi di euro alla Commissione europea. Questi investimenti…
CONTINUA QUI (CON LE NOTE): https://bdsitalia.org
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