di Gianni Sartori
Oltre che nel nord est della Siria, la situazione potrebbe precipitare anche nei quartieri curdi di Aleppo (Cheikh Maqsoud e Achrafiyah) a causa delle ripetute provocazioni e violazioni degli accordi del 1 aprile tra la locale comunità curda e il governo di transizione (di fatto islamista) di Damasco. Con attacchi di droni ai posti di blocco e il ferimento di alcuni membri delle Forze di sicurezza interna (Asayish, la polizia curda).
Per Hevin Suleiman (la Copresidente del Consiglio generale di Sheikh Maqsoud e Achrafiyah), anche se gli abitanti curdi di Aleppo preferiscono risolvere i problemi attraverso il confronto e il dialogo, non per questo, se attaccati, rinunceranno all’autodifesa (di cui, spiegava “abbiamo una lunga esperienza”).
Peggio ancora quello che sta avvenendo nella regione di Afrin. Qui vengono semplicemente consegnate a miliziani uiguri e alle loro famiglie (in maggioranza provenienti dal Turkestan orientale, Xinjiang) le abitazioni che gli abitanti, circa 300mila persone, avevano dovuto abbandonare con l’invasione turca del 2018. Determinando un significazione cambiamento demografico (o sostituzione etnica).
Per Bushkin Muhammad Ali (direttore di Afrin Now) “membri della Division Hamza, ora integrata nel Ministero della Difesa siriano come 76° Divisione sono stati incaricati di supervisionare il ricollocamento delle famiglie uigure in alcune abitazioni nel villaggio di Me’riskê (Maraseh al-Khatib nda)”.
Abitazioni provvisoriamente occupate da famiglie sfollate da Menagh che sono state nuovamente cacciate via. Così in altri villaggi. Ulteriore conferma è venuta dall’ufficio locale del KNCS (Consiglio nazionale curdo).
Contemporaneamente (fonte Reuters) il ministero siriano della Difesa annunciava la nascita di una nuova struttura militare denominata 84° Divisione composta da soldati siriani e da circa 3500 combattenti stranieri, in larga maggioranza uiguri. Conseguendo (oltre alla possibilità di carriera militare) di venir naturalizzati con la cittadinanza siriana. Da sottolineare l’approvazione di Washington che in un primo tempo aveva richiesto l’espulsione di questi foreign fighters.
Mentre su Afrin, regione storicamente a maggioranza curda (il 95% fino al 2018) incombe lo spettro di una radicale sostituzione etnica. Oltre agli uiguri, vengono reinsediati miliziani turchi, palestinesi… integrati nelle varie milizie dell’Esercito siriano libero (sostenuto da Ankara).
Superflua qualsiasi considerazione sulla strumentalizzazione dei popoli.
Fermento e agitazione anche tra la popolazione drusa.
Con imponenti manifestazioni a Suwayda a cui hanno partecipato persone provenienti da ogni angolo della provincia. Contro il “blocco soffocante e il barbaro attacco” che ha colpito la comunità drusa. Riferendosi in particolare ai servizi essenziali, all’acqua, all’elettricità e agli aiuti. Per i manifestanti, la popolazione non intende accettare “niente di meno che un totale ritorno nei loro villaggi distrutti dai terroristi” (testimonianza raccolta dall’agenzia curda ANHA). Chiedendo nel contempo una “inchiesta internazionale indipendente sulle uccisioni, gli sfollamenti forzati e i saccheggi subiti”. Denunciando in particolare gli attacchi contro le moschee, le chiese, gli ospedali. Operazioni in cui sarebbero intervenuti anche cecchini d’élite per colpire i civili.
Gianni Sartori
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