di Gianni Sartori

Insana decisione (per quanto in linea con i tempi) quella presa dalle autorità peruviane (v. la presidente del Perú Dina Boluarte).

Accordare l’amnistia ai membri delle forze armate, della polizia e dei comitati di autodifesa (squadre della morte parastatali) accusati o condannati per crimini contro l’umanità e crimini di guerra (esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, torture, violenze sessuali, atrocità di ogni genere…) commessi nel corso conflitto interno con vari gruppi insurrezionali (Sendero Luminoso, MRTA..) tra il 1980 e il 2000.Con oltre 600 processi ancora in corso che verrebbero così vanificati, annullati.

Un gesto che rappresenta un autentico insulto per migliaia di vittime, come hanno denunciato le organizzazioni di difesa dei diritti umani. Ricordando che il diritto internazionale umanitario proibisce le amnistie e le prescrizioni in caso di gravi violazioni dei diritti umani.

Attualmente la legge contemplava già la liberazione dei condannati per delitti risalenti al conflitto interno (per certi aspetti una guerra civile) che avessero superato i 70 anni (la maggioranza).

Per Volker Türk (Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani che si è detto “costernato”) questa legge trasgredisce agli standard internazionali e costituisce un passo indietro nella ricerca della giustizia. In quanto le vittime “meritano verità, giustizia, riparazione e garanzia che tale eventi non si ripeteranno. Non l’impunità per i colpevoli”.

Stando alle cifre individuate dagli esperti della Comisión de Verdad y Reconciliación (ma presumibilmente inferiori a quelle reali per le oggettive difficoltà nel quantificarle) nei 20 anni considerati vennero uccise 70mila persone e altre 20mila risultano desaparecidos.

Stando ai dati della Coordinadora Nacional de Derechos Humanos de Perú, i tribunali peruviani finora avrebbero emesso circa 150 sentenze mentre sarebbero ancora in sospeso altre 600.

La legge ha potuto venir approvata grazie al sostegno di Fuerza Popular, il partito dell’ex presidente Alberto Fujimori, arrestato nel 2005 e condannato nel 2007 a 25 anni di carcere per crimini contro i diritti umani e per corruzione.

Tra le accuse più gravi ( e documentate), l’aver ordinato omicidi, sequestri di persone, sterilizzazioni forzate (delle donne indigene), e torture. Individuato anche come il diretto responsabile dei delitti perpetrati dallo squadrone della morte conosciuto comeGruppo Colina (agli ordini di Santiago Martin Rivas). Un distaccamento dell’esercito costituito dallo stesso Fujimori, ufficialmente per combattere la guerriglia, ma che si scatenò contro gli oppositori politici e la popolazione civile, assassinando anche molti minori.

Tra gli eventi più tragici, il massacro di Barrios Altos (3 novembre 1991) contro una ventina di civili (tra cui un bambino di otto anni).

Una strage ordinata direttamente dal capo dei servizi segreti Vladimiro Montesinos (su incarico di Fujimori).

Rimasto dietro le sbarre per 12 anni (in condizioni comunque di favore, niente a confronto di quelle nelle galere di Lurigancho e di El Frontón), usufruì dell’indulto nel 2017 (poi revocato l’anno successivo). Per tornare definitivamente in libertà nel 2023.

E’ morto nel 2024.

Gianni Sartori


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