di Claudio Taccioli

PARTE SECONDA

Il 25 maggio, mentre i reggimenti francesi del governo di Adolphe Thiers finiscono di schiacciare i parigini e fucilano tutti i Comunardi catturati, sia veri che denunciati come tali, Dombrowski beneficia di una sepoltura fra le più emozionanti della storia del movimento operaio.

Sulla strada della Bastille, verso il cimitero, riceve l’omaggio degli ultimi coraggiosi le cui barricate stanno ancora in piedi a fermare il

trionfo della borghesia assassina. Così scrive Lissagaray (“La Comune di Parigi: le 8 giornate di maggio dietro le barricate”):

“I federati di queste barricate avevano fermato il corteo e posto il cadavere ai piedi della Colonna di Luglio. Alcuni uomini, la torcia in pugno, formarono come una cappella ardente e i federati vennero uno dopo l’altro a posare un bacio sulla fronte del generale”.

Nel cimitero del Père-Lachaise è presente un altro gruppo di soldati Comunardi. Auguste-Jean-Marie Vermorel, rappresentante della Sicurezza Generale, pronuncia l’elogio funebre di Dombrowski. La barella mortuaria

sulla quale è posto, viene sollevata per mostrare che non si inginocchierà mai davanti ai cannoni dei generali, dei preti e dei banchieri. Gli ultimi combattenti del Père-Lachaise salutano definitivamente il loro compagno come fosse vivo. Nei due giorni successivi, moriranno tutti con le armi in pugno, difendendosi una tomba dopo l’altra; combattendo all’arma bianca senza quartiere. I feriti finiti a colpi di baionetta dove vengono trovati. Gli ultimi 147, senza più armi e completamente circondati, verranno catturati e spinti contro un muro dove saranno fucilati. È il Muro dei Federati!

Sono riusciti, comunque, a seppellire Jaroslaw Dombrowski “vestito della sua uniforme della Comune e avvolto in una bandiera rossa”. Vermorel finirà i suoi giorni in un campo di prigionia; lasciato morire, senza le cure

necessarie, malgrado sia gravemente ammalato.

Ancora il 25 maggio, Charles Delescluze, membro del Comitato di Salute Pubblica, vista persa ogni speranza, sale in cima a una delle ultime barricate del boulevard Voltaire sventolando la bandiera rossa e viene ucciso.

Era la morte che voleva!

È un susseguirsi di episodi di disperato valore e di tragedia senza scampo.

La Senna percorsa da lunghe strisce compatte rosse di sangue, mucchi di

cadaveri contro i muri, le fiamme che bruciano la città attraversate dagli ultimi difensori nel tentativo di raggiungere la prossima barricata per battersi ancora.Sull’ultima barricata, dove cadono gli ultimi comunardi massacrati dalle mitragliatrici “Montigny”, si alza uno straccio rosso sangue, la bandiera della Comune!


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