Los Angeles è in RIVOLTA.
Los Angeles brucia.
I proletari, i senza risorse, gli sfruttati, i clandestini, si ribellano a un governo di delinquenti e razzisti e al pagliaccio che li rappresenta.
A chi immagina la rivoluzione come una rappresentazione teatrale in cui ognuno recita la parte che il copione gli ha assegnato, tutto questo può apparire come un “episodio”, un fuoco di paglia.
Chi osserva il lungo e difficile processo in cui le masse oppresse dal capitale si liberano dalle loro catene materiali, e dalle catene ideologiche che sono peggiori delle sbarre di un penitenziario, sa che ogni rivoluzione inizia da un sasso lanciato contro una vetrina.
Ogni rivolta è un piccolo passo avanti verso la consapevolezza di essere qualcosa di più di una folla.
Crea coscienza e fiducia nella propria forza.
Individua il proprio reale nemico.
Crea organizzazione. Solidarietà. Unità.
Definisce una classe in lotta contro un’altra classe.
Ogni rivolta è un granellino di sabbia nell’ingranaggio dello Stato di una borghesia ormai moribonda, portatrice di guerre e di morte fuori e dentro i confini nazionali in cui si è arroccata.
10, 100, 1000 rivolte è il presente e il futuro del “migliore dei mondi possibile”.
E noi saremo sempre dalla parte di chi si ribella.
Dalla parte del disordine.
A mettere piccoli granelli di sabbia negli ingranaggi del sistema sociale in cui ci costringete a vivere.
C’è chi pensa di poter oliare questo meccanismo perverso con qualche goccia di “democratica” partecipazione distillata nei “salotti buoni “di una classe di grassatori.
Ma quell’olio è andato a male.
Non preoccupatevi della rivoluzione futura.
A quella ci penseranno i ragazzi e le ragazze che oggi arrivano sui barconi.
Il proletariato nomade che sgretola le vostre frontiere e corrode i capisaldi delle vostre democrazie.
E si sbrighino pure a “sostituirci” che siamo solo “morti” che infettano i vivi con la nostra boria di intellettuali che hanno dimenticato che, se abbiamo questo privilegio, il privilegio di pensare, e perché loro hanno il dovere di lavorare.
Pensate piuttosto alle rivolte di oggi.
Alla pentola che bolle, al coperchio che salta, al vapore che si diffonde in tutte le direzioni ustionando chiunque gli capiti a tiro.
Pensate alla paura che proverete quando vedrete crollare il vostro mondo di piccoli borghesi e scoprirete che il vostro poliziotto di fiducia è in sciopero perché vuole un aumento della paga.
Mario Gangarossa
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Una visione un po’ anarchica e un po’ gradualista. Dopo ogni rivolta sconfitta con morti e migliaia di arresti ci vuole una generazione nuova per riprendere fiducia. Comunque sempre dalla parte dei ribelli, ma bisognerebbe imparare che non basta esplodere di rabbia, e’ necessaria un’intelligenza collettiva che trovi la tattica e la strada della rivoluzione
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