Aula magna piena, ieri sera, all’Istituto Superiore “Mantegna” di via Fura, a Brescia. Circa 250 persone (più un’altra trentina in collegamento on line) hanno partecipato alla presentazione dell’Assemblea Permanente Antifascista, quella specie di “fronte unico” tra partiti, gruppi, sindacati, associazioni della sinistra “radicale” bresciana sorto in seguito alla recrudescenza dell’attività neofascista in città, in provincia e in tutto il paese (ed oltre, purtroppo). Accolti dal preside dell’Istituto, Giovanni Rosa, che ha dato il benvenuto ai partecipanti, hanno animato il dibattito (dopo una breve introduzione di Dino Greco, di Rifondazione Comunista) Moni Ovadia, Antonella Barranca, Saverio Ferrari, Claudia Cernigoi e Domenico Gallo. Più una tavola rotonda che un dibattito, a dire il vero, aperto da Moni Ovadia che, con la solita verve abituale, ha cercato di trattare la storia del sionismo visto come fenomeno sempre più assimilabile al fascismo, soprattutto (ma non solo) sotto la direzione del criminale di guerra Netanyahu. Molto significativo il passaggio in cui il celebre attore ha definito un “coglione” chi ancora crede alla favola dei “due popoli, due stati” (e qui qualcuno nella sala avrà avuto un soprassalto di stupore) sostenendo che l’unica soluzione “giusta” è quella di una Palestina unita, laica e democratica (e socialista, aggiungerei) per tutti i popoli che la abitano (ebrei, arabi, drusi, armeni, ecc.). L’applauso che ha sottolineato questo passaggio, meno nutrito del resto del suo intervento, ha dato un po’ le dimensioni delle perplessità suscitate in una parte della sinistra al riguardo. Anche la sua sottolineatura del ruolo di Stalin come primo sponsor dello stato sionista tra il 1947 e il 1949 deve aver suscitato qualche malumore (e forse stupore nella parte meno informata della sala). Gli altri relatori hanno sottolineato poi, ognuno con le sue specificità, l’emergenza del pericolo neofascista, intesa non solo e non tanto per le pagliacciate dei gruppetti più o meno nutriti di squallidi individui a braccio teso, fiaccole e tamburi, quanto per la politica delle forze governative d’estrema destra, a partire da Fratelli d’Italia e dalla Lega di Salvini. La storia di costoro, tratteggiata soprattutto da Barranca e Ferrari, le loro proposte politiche e culturali (con l’aspetto storico sottolineato dalla in particolare dalla Cernigoi, quello giuridico da Gallo) lascia trasparire chiaramente il progetto di lenta (relativamente) “fascistizzazione” dello stato e della società (e di cui il decreto “repressione” costituisce un tassello fondamentale), che non data dalla loro “vittoria” minoritaria alle elezioni del settembre 2022, ma comincia ben prima, dai tempi dello sdoganamento del MSI-AN-FdI effettuato dallo sciagurato Berlusconi trent’anni fa e per certi versi ancor prima. Una serata in complesso piuttosto interessante, che ci auguriamo non resti episodica, ma costituisca il trampolino di lancio di un’iniziativa antifascista militante permanente, che sappia coinvolgere tutte le realtà realmente antifasciste del territorio, a partire da quelle sindacali assenti ieri sera (dalla maggioranza CGIL al SICOBAS, dalla CUB ai COBAS, ecc.).
Flavio Guidi

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