In Israele esiste una OPPOSIZIONE ALLA GUERRA.

Una opposizione che vede le ragazze e i ragazzi ebrei in prima fila e che rompe la narrazione corrente che vedrebbe da un lato una “entità” in cui TUTTI sono criminali e dall’altro un popolo in cui TUTTI sono terroristi.

E che la soluzione non possa essere altra che la guerra perenne fino alla distruzione totale dell’uno o dell’altro.

Una lezione di INTERNAZIONALISMO vero perché NON ANDARE A COMBATTERE, per quelle ragazze e quei ragazzi, significa mesi e mesi di galera, l’ostracismo sociale, perfino il “divieto di espatrio”.

Il divieto di rinunciare alla propria “Patria”.

La responsabilità, ed è una responsabilità storica della sinistra del “mondo libero”, è il non aver dato nessun sostegno, il non dare nessun sostegno, a questa parte della società israeliana che rappresenta il rifiuto della guerra, la diserzione dalle politiche criminali del governo sionista.

Che non esistono i proletari in Israele, così come in Palestina, fa parte dell’ideologia distorta dei nazional-comunisti che si nascondono dietro una fraseologia “rivoluzionaria” per giustificare il loro abbandono della lotta di classe a tutto vantaggio della lotta fra le borghesie nazionali.

Il 7 ottobre ha aperto una nuova stagione.

Quella in cui non esistono democratici in Israele.

Che non esistono comunisti né in Israele né in Palestina.

Che non esistono, minoranze ovviamente, che la “questione nazionale” l’hanno superata e pensano e agiscono rompendo gli schemi e le dinamiche degli interessi nazionali delle proprie classi dirigenti.

Che la guerra la DISERTANO indicando l’unica strada possibile per uscire dal circolo vizioso dei vicendevoli massacri e delle vicendevoli vendette.

Quelli che hanno capito che CHIUNQUE VINCERA’, saranno le classi sfruttate e più deboli, quelli che non hanno nulla da difendere se non la propria prole – e a volte nemmeno quella – a essere le VITTIME.

E allora, mentre assistiamo al fiorire di “tendenze internazionaliste” che hanno fatto strame dell’insegnamento di Lenin e Trotsky, sostituendolo con quello della mal’anima di Ruhollah Khomeyni del cui “antimperialismo” ne stanno pagando le conseguenze gli “impiccati alle gru” nelle piazze iraniane, impariamo a riconoscere i “nostri” eroi.

Impariamo da Ella Keidar, da Iddo Elam e Soul Bachar Tsalik, giovani comunisti israeliani che entrano e escono dalla galera perché si rifiutano di partecipare all’oscena carneficina dei loro “fratelli e delle loro sorelle”.

Impariamo da Sofia Orr. Dalle sue parole mentre metteva in gioco l’intera sua vita.

“Lo faccio per tutti gli israeliani, anche se solo una esigua minoranza lo comprende, e i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, perché ogni essere umano merita di vivere in dignità e sicurezza”.

Ogni essere umano merita di vivere in dignità e sicurezza.

Cos’è il SOCIALISMO per il quale combattiamo se non l’uguaglianza fra TUTTI gli esseri umani?

Cos’è la “futura umanità” che vogliamo costruire?

E qual’è l’unica “guerra” che ha senso combattere se non la guerra “contro le guerre” fatte per perpetrare l’oppressione e è l’inuguaglianza fra gli esseri umani di tutti i paesi del mondo?

Alla guerra non si risponde con un’altra guerra ma con la RIVOLUZIONE che è un processo complesso e difficile il cui primo passo è la DISERZIONE.

Non esistono SURROGATI alla rivoluzione.

Ella, Iddo, Bachar, Sofia, e gli altri anonimi eroi israeliani che pagano con la galera il loro rifiuto della guerra, sono le mie compagne e i miei compagni, molto più di quanto possano esserlo i “surrogati” che si eccitano davanti al “passo dell’oca” in quella che una volta fu una piazza rossa.

Sono soli.

Anche Karl Liebknecht era solo quel giorno che votò contro i crediti di guerra.

Ma senza quel suo gesto molte cose sarebbero andate in maniera diversa.


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