Ripubblichiamo, dal sito “La voce delle lotte”, un articolo uscito 7 anni fa per ricordare la figura di un militante rivoluzionario, ebreo tedesco, che organizzò un gruppo clandestino antinazista (e “trotskista”) tra i soldati della Wehrmacht in Francia, ucciso dai nazisti poco prima della liberazione di Parigi, nel 1944. Uno dei tanti modi per ricordare, a 80 anni dal 25 aprile 1945, la debole ed eroica resistenza tedesca. E per ricordare anche la necessità di un rigoroso approccio internazionalista anche alle vicende della seconda guerra mondiale, al di là e contro le letture “patriottiche”, purtroppo così diffuse anche a sinistra. E, sia detto per inciso, per ricordare la complessità, all’epoca, della “sinistra sionista”. [FG]
Wladek Flakin è storico e giornalista a Berlino, dove è redattore di Klasse gegen Klasse (Classe contro classe) e membro dell’Organizzazione Internazionalista Rivoluzionaria (RIO) in Germania. Quest’anno ha pubblicato un libro in tedesco, “Lavoratore e Soldato”. Martin Monath – Un ebreo di Berlino tra i soldati della Wehrmacht [1], del quale sta preparando un’edizione in inglese. Si tratta di una biografia de Martin Monath (1913-1944), giovane dirigente trotskista che militò in clandestinità sotto il naso dei nazisti, in un’Europa nel pieno della seconda guerra mondiale, dove si distinse organizzando un pericolosissimo lavoro illegale di infiltrazione tra i soldati coscritti dell’esercito di occupazione nazista nella Francia settentrionale, e redigendo il giornale Arbeiter und Soldat (Lavoratore e soldato), mediante i quali cercava di organizzarli.
La Quarta Internazionale aveva respinto l’idea che si fosse in mezzo a una guerra tra “democrazia” e “fascismo”. Trotsky e la Quarta Internazionale partivano dalla difesa dello slogan che Lenin aveva formulato per la guerra precedente: “Trasformare la guerra imperialista in una guerra civile contro la borghesia imperialista”. In uno scenario più complesso e problematico di quello del 1914-18, la tesi della Quarta Internazionale era che la guerra non poteva fermare la lotta di classe e quindi respingeva l’idea di una lotta contro il fascismo che significasse la subordinazione del movimento operaio ad una “borghesia democratica” [2].
Allo stesso tempo, i trotskisti difendevano l’Unione Sovietica e le conquiste della rivoluzione del 1917, come la nazionalizzazione dei mezzi di produzione, nonostante la degenerazione burocratica dello Stato operaio sotto Stalin. Erano convinti che la guerra si sarebbe conclusa con sollevazioni di masse della classe operaia: nelle colonie, nell’Unione Sovietica e nei centri imperialisti [3]. Con questo scopo, le sezioni della Quarta Internazionale erano intente ad organizzare la fraternizzazione tra i soldati di occupazione tedeschi e i lavoratori locali.
Lo facevano affrontando la repressione, i campi di concentramento [4] e la morte tanto per mano dei fascisti che degli imperialisti “democratici” degli stalinisti.
Dostoeskij una volta ha detto: “più scura la notte, più luminose le stelle”. Per questo Wladek Flakin afferma nel suo libro che una chiave per comprendere l’attività di Martin Monath e dei leader trotskisti della sua generazione si adatta a una riflessione di Antonio Gramsci che, nei Quaderni dal carcere, pone due criteri in base ai quali debba essere giudicata una leadership rivoluzionaria:
1) Per quello che fa veramente e 2) Per ciò che prepara nel caso ipotetico della sua stessa distruzione. È difficile dire quale dei due criteri sia il più importante. Come nel combattimento bisogna sempre considerare la possibilità della sconfitta, la preparazione della propria continuità è un elemento come l’attacco vittorioso. [5]
Se oggi esiste il trotskismo, è grazie alla continuità che rappresentò Trotsky con la generazione del 1917, così come per la resistenza della generazione di Martin Monath.
L’intervista con l’autore Wladek Flakin
Chi fu Martin Monath?
Immaginate questa scena: è la prima metà del 1943, siamo a Brest, nel nordovest della Francia. I nazisti stanno costruendo un enorme bunker per sottomarini. A febbraio, l’Armata Rossa aveva schiacciato la Wehrmacht a Stalingrado; a luglio, il governo di Mussolini era stato rovesciato. Ogni soldato tedesco in grado di leggere una cartina comincia a capire che non c’è una maniera in cui la guerra possa concludersi positivamente per Hitler. Nonostante siano bombardati tutti i giorni dalla propaganda nazista, i loro dubbi continuano ad aumentare.
Uno dei soldati tedeschi a Brest incontra un giovane impiegato postale francese chiamato Robert. Cominciano a parlare della situazione. I soldati sono giovani uomini che a malapena ricordano di cosa successe prima del fascismo. Però uno di loro è figlio di un ex funzionario comunista, e per questo che conosce qualcosa del socialismo. Lentamente, Robert gli rivela che è parte di un movimento rivoluzionario clandestino, la Quarta Internazionale.
Presto, un piccolo gruppo di soldati si riunirà con Robert per parlare. Volete veramente mettere a rischio le vostre vite per far continuare la guerra? Che cosa ne è delle vostre famiglie in Germania che vi inviano notizie sui bombardamenti? La guerra si concluderà con una Germania occupata dagli americani? O dai russi? Robert crede che la guerra possa essere fermata attraverso una rivoluzione operaia. I soldati sono commossi. Sì! Perché no? Alla fine della precedente guerra mondiale, i soldati e i lavoratori avevano rovesciato il Kaiser tedesco. Questa volta, pensano, si libereranno di Hitler e dei capitalisti che lo hanno messo al potere.
Robert mette in contatto con il comitato dei soldati un giovane grafico che ha un laboratorio nascosto sotto il suo giardino. Cominciano a produrre un proprio bollettino per gli altri soldati di Brest: si chiama Zeitung für Soldat und Arbeiter im Westen (Giornale per il soldato e il lavoratore nell’Ovest) si riuniscono regolarmente per parlare di politica. Falsificano anche documenti d’identità e si organizzano per fornire armi alla resistenza francese.
Però c’è un problema: il tedesco di Robert è molto scarso. È difficile parlare con lui di questioni della storia della classe operaia e di teoria marxista. Il bollettino è pieno di entusiasmo rivoluzionario, però il livello politico è basso. Un soldato scrive: “Sono membro della Quarta Internazionale e sto dando il mio contributo per far finire la guerra. Lottiamo contro il capitalismo e per la fraternizzazione del mondo intero!”. Non è certamente chiaro come sarà questa lotta. Infine, Robert ha un’idea. Porterà con sé un suo amico della Quarta Internazionale, un rivoluzionario tedesco che vive in Francia.
In una delle riunioni segrete, nell’estate del 1943, arriva Viktor. Con i suoi trent’anni è ben più vecchio del resto del gruppo. È sicuramente un compatriota: quando parla, a volte alterna il tedesco standard e il ruvido dialetto di Berlino. È possibile che abbia anche ammesso di essere un ebreo.
Viktor porta con sé, per discuterlo, un giornale che egli stesso aveva scritto e stampato: Arbeiter und Soldat (Lavoratore e soldato). Risponde a tutte le domande che gli vengono fatte dai soldati sulla rivoluzione che verrà. Perché la rivoluzione tedesca del 1918-19 non ha abbattuto il capitalismo? Quali lezioni si possono trarre dalla rivoluzione spagnola del 1936-39? Perché l’Internazionale Comunista è stata appena sciolta [6]? Più in generale: perché i comunisti “ufficiali” sostengono che bisogna allearsi con la borghesia contro Hitler? Viktor e i soldati discutono per ore. Viene almeno una volta al mese per riunioni segrete, ogni volta con un nuovo numero della rivista.
E Viktor era Martin Monath?
Fino ad ora nessuno era sicuro di chi fosse questo Viktor. C’erano alcuni brevi testi biografici su di lui, ma non si era nemmeno d’accordo su quale fosse il suo vero nome. Ho potuto stabilire che si chiamava Martin Monath.
Per cosa lottavano i trotskisti in quella fase?
I trotskisti lottavano per la formazione di organizzazioni rivoluzionarie clandestine dei soldati tedeschi e per creare legami con i lavoratori dei paesi occupati. Volevano che i soldati tenessero le armi, preparandosi per le insurrezioni che si sarebbero prodotte.
I partiti stalinisti, come il Partito Comunista francese, difendevano al contrario una linea totalmente nazionalista e social-patriottica. All’inizio della guerra difendevano Hitler come presunto amico della pace, visto che era alleato di Stalin. Dopo l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, gli stalinisti difesero l’unità con gli ufficiali borghesi vicini a De Gaulle. Il loro motto era “uccidere il boche“, un termine offensivo per riferirsi ai tedeschi.
Gli stalinisti erano convinti che i soldati tedeschi erano tanto fanatici dell’ideologia nazista che non ci fosse modo per conquistarli al socialismo. È per questo che l’Unione Sovietica fondò un “Comitato Nazionale per una Germania Libera” che provò a conquistarsi gli ufficiali della Wehrmacht con un programma interamente borghese. Nella loro propaganda, gli stalinisti non usavano neppure i colori della bandiera della Germania repubblicana (nero, rosso e oro) perché sentivano che gli ufficiali avrebbero preferito i colori imperiali (nero, bianco e rosso). Si appellavano ai soldati tedeschi affinché si unissero a tali ufficiali, subordinando se stessi agli alleati.
In che modo Monath si unì alla Quarta Internazionale?
Nel 1942 Monath fu delegato nella prima conferenza europea della Quarta Internazionale. Attraverso i contatti con la sezione francese, si è scoperto del suo lavoro iniziale tra i soldati tedeschi a Brest. I trotskisti francesi avevano bisogno di qualcuno che parlasse tedesco per portare a termine questo lavoro. È per questo che Monath si trasferì a Parigi nel 1943. Provò anche a ricostruire una sezione tedesca con gli esiliati che trovò lì. A causa della clandestinità in cui operava, quasi non ci sono fonti, solo alcuni ricordi di persone che lo conobbero in quel momento.
E cosa ne fu del comitato di soldati di Brest?
Pare che la Gestapo riuscì ad infiltrare una spia. Nell’ottobre del 1943 furono arrestati almeno 25 soldati tedeschi e 25 trotskisti francesi. Alcuni furono giustiziati sul post, altri furono deportati al fronte o in campi di concetramento. Monath aveva una certa esperienza con il lavoro clandestino, aveva infatti vissuto sotto l’occupazione nazista da ebreo in Belgio e in Francia, per tre anni. Così riuscì a scappare. All’inizio del 1944 tornò a Parigi e riprese la pubblicazione di Arbeiter und Soldat.
E cosa ne fu di Monath?
A causa di una terribile coincidenza, Monath fu arrestato dalla polizia anticomunista francese nel luglio del 1944. Lo consegnarono alla Gestapo, che gli sparò un colpo in testa. Monath sopravvisse, miracolosamente, e una settimana dopo riuscì a parlare con un compagno nella sua stanza d’ospedale. “Sono qua, giustiziato dalla Gestapo”, il tipo era un incorreggibile ottimista. Ma prima che i suoi compagni potessero liberarlo dell’ospedale, la Gestapo tornò a fargli visita. Fu così che scomparve una seconda volta. Questi fatti accaddero prima dello sciopero generale che liberò Parigi.
In che modo Monath divenne trotskista?
Era stato un membro di spicco della sezione tedesca di Hashomer Hatzair (La giovane guardia), un’organizzazione giovanile sionista-socialista organizzata a livello internazionale. Hashomer aveva un programma eclettico che mirava a chiudere il divario tra socialismo e sionismo: volevano che i giovani ebrei emigrassero in Palestina per costruire un nuovo Stato nazionale, però volevano che in questo nuovo paese ci fosse un’economia collettivista. Pensavano così di costruire il socialismo.
Nelle settimane precedenti alla sua conquista del potere, il regime di Hitler distrusse tutte le organizzazioni del movimento operaio: comunisti, socialdemocratici, sindacati, ecc. È indubbio che le organizzazioni sioniste vennero tollerate fino al 1938. I nazisti inizialmente non avevano problemi con le organizzazioni che si proponevano di aiutare gli ebrei ad abbandonare la Germania. La rivista di Hashomer Hatzair, pubblicata in ebraico a Varsavia, veniva distribuita legalmente in Germania. In tale rivista si arrivò a pubblicare articoli di Trotsky sulla situazione in Germania. Monath, che aveva imparato la lingua da autodidatta, li aveva letti alla fine del 1933.
Per quel che riguarda i compagni sionisti di Monath, giunsero in Palestina e crearono una fattoria collettiva (kibbutz). Monath rimase sicuramente in Europa. Ironia della storia, molti dei suoi compagni di Hashomer Hatzair furono presto delusi dal socialismo. Giunsero alla conclusione che era impossibile costruire il socialismo escludendo i lavoratori arabi. Abbandonarono il kibbutz e si trasferirono a Haifa, dove si unirono a un gruppo trotskista. Adesso il loro obiettivo era tornare in Europa e lì prendere parte alla rivoluzione. Dopo la guerra, diverse persone di questo gruppo divennero dirigenti del trotskismo europeo: Jakob Moneta e Rudolf Segall in Germania Occidentale, così come Yigael Gluckstein, più conosciuto con lo pseudonimo di Tony Cliff, nel Regno Unito [7].
Come avvenne il passaggio di questi militanti dal sionismo di sinistra la trotskismo?
Nel caso particolare di Monath, la risposta è breve: non lo sappiamo. Non ci sono fonti, per ovvie ragioni.
Sappiamo che dopo l’invasione tedesca del Belgio, l’organizzazione trotskista di lì crollò. Fu ricostruita come Partito Comunista Rivoluzionario (PCR) sotto la direzione di Abraham Wejnstok, meglio noto come Abraham León. Anche quest’ultimo era stato membro di Hashomer Hatzair, però in Belgio.
Come molti sionisti di sinistra, León si considerava marxista e scrisse un libro chiamato Concezione materialista della questione ebraica. Voleva usare il metodo del materialismo storico per capire la millenaria oppressione degli ebrei. Nel processo di scrittura del libro, León si rese conto che il progetto sionista di uno Stato nazionale ebraico in Palestina (anche se su base “socialista”) non potrebbe porre fine all’antisemitismo. Capì che era necessario schiacciare il capitalismo e che per fare ciò è necessaria l’unione dei lavoratori di tutte le nazioni.
León ruppe col sionismo e si unì ai trotskisti. Nel 1940, anche se aveva poco più di vent’anni, assunse il ruolo di segretario politico del PCR. Sotto l’occupazione nazista, il movimento operaio belga organizzò scioperi ogni volta più grandi, e León lavorò per costruire una direzione rivoluzionaria di queste lotte. Nel 1944 si trasferì nella regione di Charleroi per essere più vicino ai minatori combattivi. Qui venne arrestato, deportato e assassinato ad Auschwitz.
Monath, che all’inizio della guerra aveva lasciato la Germania per il Belgio, deve essere stato reclutato da León nel 1939 o nel 1940.
In conclusione, si può dire che il libro è una grande lettura. È sorprendente e commovente come Monath affrontava i pericoli più estremi con una combinazione di coraggio e umorismo. Cosa puoi dirci dell’esempio che rappresenta la sua rottura con le vecchie idee e l’adozione di un internazionalismo combattivo in mezzo a guerra, genocidio e controrivoluzione?
Monath era un giovane militante di infinito valore. Mentre veniva torturato dalla Gestapo, gli chiedevano chi secondo lui avrebbe vinto la guerra. Anche così non smise di prendersi gioco di loro, rispondendo: “Di sicuro non Hitler.”
Questo è quello che più mi ispira di Monath: ebbe molte opportunità di fuggire in Palestina o altrove. Però non volle. Rifiutò di sottomettersi al dominio nazista in Europa. Come disse Pierre Frank: “morì perché la Quarta Internazionale potesse vivere”. Dobbiamo ricordare il suo esempio perché verrà il momento in cui saremo chiamati a compiere atti simili di coraggio internazionalista.
Dopotutto, abbiamo bisogno di un numero sufficiente di persone che lottano invece di fuggire: è l’unica opportunità che l’umanità ha per abbattere le forze che ci opprimono.
NOTE:
1: Wladek Flakin, Arbeiter und Soldat“. Martin Monath – Ein Berliner Jude unter Wehrmachtssoldaten, Schmetterling Verlag, Stuttgart, 2018. 196 pp.
2: La seconda guerra mondiale, inoltre, sollevò una serie di nuove questioni che non erano presenti nella prima guerra mondiale, vale a dire: una maggiore combinazione di diversi tipi di guerre entro il quadro generale di un conflitto inter-imperialista, come per esempio le guerre di liberazione nazionale dei paesi oppressi da entrambe le parti, in diversi continenti, qualcosa di appena presente nella prima guerra; l’esistenza dell’URSS, uno Stato operaio burocratizzato, come paese belligerante; l’occupazione militare da parte tedesca di altri paesi imperialisti, alcuni dei quali di primo piano, come la Francia o, più tardi, l’Italia. In questo senso, Trotsky elaborò una politica speciale per gli operai dei paesi imperialisti “democratici” minacciati dall’avanzata nazista: la cosiddetta “politica militare proletaria”. Secondo Trotsky, gli operai di questi paesi non dovevano consegnare la difesa contro l’avanzata nazista e l’occupazione ai politici e ai militari della borghesia, fornendo l’esempio di Mariscal Pétain che instaurò in Francia un regime fantoccio degli occupanti tedeschi. Per questo, Trotsky sosteneva che i sindacati e le organizzazioni operaie dovessero organizzare l’addestramento, l’arruolamento e il combattimento militare in maniera indipendente.
3: Nel 1939, un rappresentante del governo francese disse a Hitler che nel caso di un nuova mattanza imperialista, il vero vincitore sarebbe stato “il sig. Trotsky”, riferendosi così alla rivoluzione socialista.
4: Vedi, ad esempio, la “Dichiarazione dei Comunisti Internazionalisti di Buchenwald” (a breve in italiano su La Voce delle Lotte, ndt).
5: Citato in W. Flakin, Op. Cit., p. 97.
6: Nel 1943 Stalin dissolse la Terza Internazionale come gesto di buona volontà dinnanzi agli alleati imperialisti, in seguito alla firma degli accordi di Yalta.
7: Jakob Moneta (1914-2012): Dopo la guerra fu dirigente della principale organizzazione trotskista in Germania Occidentale (IKD). Fu una figura molto importante del sindacato metallurgico IG-Metall e organizzò attività di appoggio e solidarietà con l’Algeria durante la sua guerra di indipendenza contro la Francia.
Rudolf Segall (1911-2006): Dopo aver lasciato la Palestina, durante la guerra, militò nella sezione della Quarta Internazionale in Grecia per poi tornare in Germania Occidentale, dove anche lui divenne membro del IKD.
Tony Cliff (1917-2000): Fondatore dell’attuale Partito Socialista dei Lavoratori (SWP) del Regno Unito e della corrente internazionale a esso collegata.
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