Riproduco in basso, da Comune-Info, l’articolo scritto da Bifo in cui, giustamente, se la prende con Michele Serra e con quelli che lo hanno seguito in piazza il 15 marzo. Come spesso mi accade quando leggo i suoi scritti, condivido e mi arrabbio allo stesso tempo. Mi succedeva anche nel ’77, quando lui e quelli di A/traverso scrivevano allo stesso tempo cose condivisibili ed emerite sciocchezze. D’altra parte per chi si era (e probabilmente è tuttora), paladino dell’irruzione dell’irrazionalità nel “marxismo” (ammesso che lui ami definirsi parte della “parrocchia”) non ci si può aspettare qualcosa di radicalmente diverso, coerente e razionale. Infatti, come dice lui stesso, “un po’ somaro lo è stato”. Oggi scrive inorridito su quanto è nefando essere “europeo”, e vent’anni fa votò sì al referendum pseudoeuropeista che giustamente i francesi e gli olandesi bocciarono. Io, che avrei votato no, non mi vergogno assolutamente di far parte della cultura italiana, quindi europea, quindi “occidentale”, quindi mondiale. E, visto che mi ritengo internazionalista (a 360 gradi!), sono pure in certa misura europeista. Il nostro Bifo ribalta quella specie di complesso di superiorità “eurocentrico” che si respirava nella “piazza dei somari” a Roma in uno speculare (e altrettanto sciocco ed eurocentrico) complesso di inferiorità. Lo fa semplicemente facendo un elenco (unilaterale come quell’altro) di tutte le nefandezze commesse da europei per omnia saecula saeculorum. Non è il solo. Da anni mi batto contro questo “complesso di autofustigazione” (che non è autocritica seria!) frutto di una specie di “razzismo al contrario” che imperversa a sinistra, ormai più attenta agli scritti di Franz Fanon che a quelli di Marx. E il fatto che io rivendichi che, nella storia millenaria, e persino negli ultimi tre secoli, gli “europei” (scusate l’astrazione di questo concetto) non siano stati sostanzialmente né meglio né peggio delle altre popolazioni del pianeta mi è costato talvolta sanguinosi insulti (per chi li riteneva tali) di “euro-bianco”, islamofobo, eurocentrico, mondialista, ecc. Inultilmente, in molte riunioni e assemblee, intervengo per stigmatizzare quel “NOI” (riferito all’Italia, o all’Europa, o all’Occidente) che “inviamo armi”, “massacriamo”, “siamo razzisti”, ecc. Io NON mando armi, NON massacro, NON sono razzista. I miei compagni e le mie compagne (in senso lato, non solo come membri della mia organizzazione) NON mandano armi, NON massacrano, NON sono razzist*. La mia classe, i proletari, NON manda armi (tutt’al più le fabbrica, ed è grave comunque), NON massacra, e, per lo meno in buona parte, NON è razzista. Insomma, mi sforzo di mantenere l’ago della bussola nella giusta (per me) direzione, quella di classe, invece di dilettarmi con la geopolitica e l’etno-politica da quattro soldi. Con scarsi risultati, ahimè. La comprensibile incazzatura di Bifo di fronte alle sciocchezze “suprematiste” o semisuprematiste, che vanno per la maggiore in questi tempi bui, che ricordano il 1914, gli fa compiere questo scivolone poco politico e ancor meno storicamente giustificato. Sarebbe anche troppo facile rispondere al suo elenco di crudeltà e nefandezze “europee” con un altrettanto dettagliato elenco di crudeltà e nefandezze “asiatiche”, “africane”, “nativo-americane”, ecc. Già scrissi, qualche tempo fa, un breve articolo sul disastro dello schiavismo islamico nell’Africa subsahariana, ben più devastante di quello d’origine europea dei secoli XVI-XIX. E sullo strangolamento da parte del sanguinario Cortéz dell’altrettanto sanguinario tiranno Moctezuma sarebbe facile buttar lì un “il migliore aveva la rogna”! Ma, oltre che facile, sarebbe lungo e forse noioso. Idem se volessimo fare un elenco di personaggi europei, asiatici, africani, ecc. “buoni” e “cattivi”. Un esercizio degno della Selezione del Reader’s Digest, non di un blog che pretenderebbe essere “marxista, libertario, internazionalista”. Per cui, caro Bifo, se qualcuno vuol dipingere la mia situazione come un Paradiso, non ho bisogno, per capire che non è vero, che tu me la dipinga come un inferno.
Flavio Guidi
Nei secoli piazza del Popolo ne ha viste di tutti i colori. Ma un’adunata di somari come quella che si è assembrata il 15 marzo in risposta al ragliare di Michele Serra non l’aveva vista mai.
Confesso di non aver molto rispetto per chi riceve lo stipendio dai padroni de La Repubblica, padroni che per decenni hanno rapinato i contribuenti per poi trasferire le loro fabbriche all’estero, dove ci sono operai che costano meno di quelli italiani. Ma ho ancora meno rispetto per chi chiama a sventolare la bandiera europea mentre l’Europa assomiglia sempre più a quello che era nel 1941, quando le truppe naziste la occupavano da Varsavia a Parigi.
Sebbene io sia un po’ sordo, tutto quel ragliare ha raggiunto le mie orecchie. La palma della somaraggine se la guadagna il professor Vecchioni il quale ha dichiarato solennemente:
“… siamo tutti indoeuropei, abbiamo avuto una filologia romanza, parliamo allo stesso modo, ci guardiamo allo stesso modo, abbiamo gli stessi proverbi, modi di dire, pensieri […] abbiamo libertà ovunque, abbiamo la democrazia, ma quella non ce l’hanno tutti, ce l’abbiamo noi. Che è un’invenzione […] dei Greci, che è arrivata fino a noi. Ora, chiudete gli occhi un momento e pensate ai nomi che vi dico: io vi dico Socrate, vi dico Spinoza, Cartesio, vi dico Hegel, Marx e vi dico anche Shakespeare, vi dico Cervantes, vi dico Pirandello, Manzoni, Leopardi. Ma gli altri le hanno queste cose?[…]”.
Nemmeno al bar Messico, quando tutti sono al quattordicesimo bicchierino, avevo sentito un lista di sciocchezze come quella che ha detto questo ignorante presuntuoso.
Dunque, riassumiamo: questo Vecchioni è indoeuropeo, e ha avuto la filologia romanza che non è un’influenza come pensate voi. Voi ce l’avete la filologia romanza? Credo di no, è roba per professori con la laurea, come direbbe Peppino de Filippo. Ma ora chiudete un momento gli occhi e ripetete con me: Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel e Marx…
A parte la pena che provocano questi intellettuali del corriere dei piccoli, quella cui stiamo assistendo è un’esplosione di ignoranza senza precedenti. L’aveva anticipata l’illustre coltissimo Rampini il quale, in un libro dal titolo Grazie Occidente ha invitato le popolazioni inferiori di tutto il globo a ringraziarci per tutte le strabilianti tecnologie di cui gli abbiamo fatto dono: perline, specchietti e cellulari e anche una sveglia da portare al collo.
Ma dietro tanta ignoranza e patetica presunzione da lei non sa chi sono io, c’è qualcosa di più preoccupante. Andrea Colamedici nel suo Substack ha scritto recentemente: c’è uno spettro che si aggira per l’Europa. Lo spettro, spiega Colamedici, è quello dell’irrilevanza. L’Unione Europea è meritatamente irrilevante perché ha obbedito senza discutere agli ordini di Joe Biden, a costo di rovinarsi economicamente. Poi è divenuta doppiamente irrilevante quando Biden è andato in pensione e il suo successore ha mandato Vance a dire agli europei la dolorosa verità, quasi fosse Alberto Sordi: io sono io e voi non siete un cazzo. Il punto è proprio questo – duole dirlo. Vance, Trump e il loro amico Putin hanno dimostrato che gli europei non sono nulla, nonostante la filologia romanza del professor Vecchioni. Essi furono, come no.
Un illustre passato
Gli europei possono vantare un illustre passato: furono gli sterminatori prediletti dal dio maledetto della bibbia, e in nome della Bibbia Hernan Cortes strangolò Moctezuma che se la era portata all’orecchio sperando di sentire le voci poi la gettò per terra dicendo a me non dice niente. Europeo fu Leopoldo del Belgio il quale si impossessò con la forza delle armi dell’immenso territorio del Congo, uccise milioni di indigeni (Mark Twain scrive che i morti furono dieci milioni, ma nessuno potrà mai contarli). Europei sono coloro che ancora oggi finanziano e armano le bande criminali che occupano Goma e l’est del Congo (non più belga) per rapinarne le risorse.
E ancora. Europea fu la Compagnia delle Indie Orientali di cui parlano William Dalrimple in Anarchia e Amitav Gosh ne La maledizione della noce moscata (cito per quei somari che stavano a piazza del popolo, nel caso sapessero leggere). Europei sono quelli che hanno impiccato Mossadeq, primo ministro iraniano che aveva nazionalizzato le compagnie petrolifere. Europei sono i mandanti dell’omicidio di Patrice Lumumba. Europei sono i massacratori che nel corso degli ultimi cinque secoli hanno sottomesso, sfruttato, violentato, torturato nei territori amerindiani, africani, asiatici, per non parlare del Medio Oriente, nonostante le parole pronunciate da Antonio Scurati, che in piazza del popolo ha ragliato queste parole:
“Noi non siamo gente che invade i Paesi confinanti, noi non siamo gente che bombarda e rade al suolo le città, noi non massacriamo e torturiamo i civili con gusto sadico, noi non sequestriamo i bambini e li deportiamo usandoli come riscatto”.
Come storico Scurati dovrebbe sapere che dal 1492 gli europei sono proprio quella cosa che lui dice che no.
Fra tutti però il più ridicolo è Ernesto Galli della Loggia, il quale (riecheggiando le dotte osservazioni del ministro Valditara), scrive spocchiosamente che “solo noi conosciamo la storia”. Quando ho letto le sue parole mi sono stropicciato gli occhi: non riuscivo a credere che ci sia ancora qualcuno così.
Intendiamoci: lo sanno tutti che la nozione di storia come processo teleologico e direzionato discende dalla tradizione giudeo-cristiana, non occorre che ce lo dica questo Della Loggia. Ma solo uno zoticone può pensare che ciò sia segno di superiore qualità. Se oltre al corriere dei piccoli Della Loggia conoscesse i libri di François Jullien saprebbe che nella tradizione cinese lo svolgersi del tempo si compie secondo modalità che non sono teleologiche né lineari. Saprebbe che l’agire volto a sottomettere gli eventi e la natura può essere sostituito dal wu wei, il non agire che si piega agli eventi e alla natura, come spiega Jullien nel suo libro Sull’efficacia.
Chi ha detto che la storia (quella particolare curvatura teleologica del susseguirsi del tempo degli umani che ha portato a due guerre mondiali, alla guerra nucleare e al collasso del clima planetario) è forma superiore, e non ossessione patriarcale come suggerisce Elsa Morante nel suo romanzo La Storia?
Sono un po’ somaro anch’io
Nei primi anni del secolo, nella confusione mentale seguita alla sconfitta dei movimenti dopo Genova, un po’ di vecchi amici e compagni si misero in testa che dovevamo batterci per l’unità europea. Nel 2005 parteggiammo per il sì al referendum europeo di Francia e Olanda, anche se sapevamo bene che l’integrazione dell’euro comportava una riduzione del salario operaio. E infatti gli operai di Francia e Olanda dissero no a misure che li impoverivano. L’Europa procedette per la sua strada senza tener conto della volontà degli elettori franco-olandesi, e adesso gli operai di quei paesi votano per i nazionalisti, i razzisti e i liberisti. Bel risultato davvero.
Perché ci saltò in mente di proclamarci europeisti?
Nel suo Discours a la nation europeenne, nel 1933 Julien Benda aveva scritto che se vogliamo fare l’Europa non dobbiamo partire da quel che siamo, ma da quello che vogliamo, perché non c’è un’identità europea, ma può esserci una volontà di essere europei. Però da Maastricht in poi l’Europa è stata (come dice Samir Nair in un libro dal titolo Europa encadenada, Madrid, 2025), lo strumento di aggressione contro la società e lo strumento per la precarizzazione e la sottomissione del lavoro. Non l’avevo capito in quei pochi anni in cui dicevo di essere europeista? Questo vuole dire che sono un po’ somaro anch’io.
Oggi scopriamo sbigottiti che l’Europa si trasforma in un mostro militarista. Ma non c’è proprio di che stupirsi. Non si capisce perché la somma del nazionalismo francese più il nazionalismo tedesco più quello polacco e quello italiano dovrebbero produrre un risultato internazionalista. L’Unione europea è la forma politica contraddittoria di un’entità che per quattro secoli è stata l’espressione del colonialismo bianco. Anzi dei colonialismi bianchi.
Oggi l’Europa è sul bordo di un collasso definitivo: un terzo degli europei hanno più di sessantacinque anni, e il tasso di natalità è di molto al di sotto del necessario per non scomparire. Allora presto scompariremo, perché come disse Benito quando le culle sono vuote la nazione invecchia e decade.
Scomparirete, europei. A quel punto tireremo un bel respiro di sollievo.
Franco Berardi Bifo ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
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