Dieci anni fa un commando di cosiddetti “jihadisti” di Al-Qaeda (cioè degli islamo-fascisti) assassinò buona parte della redazione di Charlie Hebdo, giornale satirico francese, libertario e di sinistra, . La colpa? Aver pubblicato caricature “irriverenti” del profeta Maometto. Simili a quelle contro preti, rabbini, ayatollah, ecc. ecc. che il giornale pubblicava da sempre, come ci si aspetta da un giornale di satira, che non risparmia niente e nessuno. Non era una sorpresa per chi non era stato distratto dagli anni Ottanta in poi, e in particolare nel nuovo millennio. Da tempo avevamo capito che il fascismo non era solo quello del fascio littorio o della svastica. Ci avevano già pensato i carlisti di Franco, nel ’36, ad ammantarlo di croci cristiane (e in America Latina gli anni ’70 hanno rinverdito i fasti di 40 anni prima, Pinochet docet). Ed altri (come i battaglioni bosniaci delle SS dopo il 1941) a sovrapporvi la mezzaluna. Ed oggi Netanyahu è riuscito nel “miracolo” di coprire la nefandezza delle idee fasciste e razziste con la stella di David, una cosa che pochi si sarebbero aspettati. Purtroppo non c’è solo il catto-fascismo, l’islamo-fascismo o il novello giudeo-fascismo. Anche le religioni non abramitiche (vedi l’India di Modi o il Myanmar “buddista”) si inseriscono sempre più in questa esecrabile gara. Probabilmente fare riferimento alle gerarchie “celesti” aiuta in questo senso, anche se essere atei o agnostici non ci mette del tutto al riparo (basti pensare, mutatis mutandis, a Stalin o a Pol Pot). Comunque, anche se i crimini dell’ISIS avevano già abbondantemente chiarito in che direzione andava la reazione islamista, la risposta bresciana al massacro di Parigi non fu all’altezza della sfida. Non tanto dal punto di vista dell’attenzione mediatica, anzi! Quella ci fu, come in tutto il mondo. Anche perché serviva a ridare una nuova verniciatina progressista ai vari liberaldemocratici, a casa nostra come a Parigi. E non voglio nemmeno parlare dell’ipocrita reazione “indignata” delle destre, disposte a lapidare chiunque osi prendere in giro madonne e gesùcristi, ma subito pronti a “scendere in piazza” (erano una quarantina i leghisti sul corso a “difendere” Charlie Hebdo) quando si tratta di attaccare “i diversi” (in questo caso i musulmani). Parlo di noi, la sinistra-sinistra, i figli di Marx e Bakunin (e nipotini di Rosseau e Voltaire, non dimentichiamolo). Certo, in circa 300 sfilammo in un corteo improvvisato, non autorizzato, da Piazza Loggia fin sul corso (dove la polizia ci impedì di arrivare, per non “toccare” il mini-presidio leghista), gridando “Je suis Charlie”. Ma ricordo anche molt* compagn* che ci criticarono, dicendo che “facevamo il gioco della destra”, e dicendo apertamente “Io non sono Charlie”. Già, perché la malattia del “campismo” non è solo quella, rozza, di chi si schiera con un presunto “campo” contrapposto al “campo occidentale” (uso questo schemino un po’ infantile per semplificare al massimo), sostituendo la geopolitica alla lotta di classe. C’è anche una specie di “semi-campismo” slegato dalla geopolitica al servizio dell’uno o dell’altro imperialismo, più raffinato, ed anche più comprensibile (il che non vuol dire giustificabile) che teme come la peste di sembrare “bianco” o “occidentale” (quanto mi piacerebbe capire il senso di queste definizioni pseudo-etniche) e quindi, implicitamente suprematista o addirittura “razzista”. Terrorizzati dall’essere assimilati ai cialtroni razzisti della Lega o di FdI, piegano il bastone dal lato opposto, rischiando di buttar via il bambino (l’illuminismo, il socialismo, i diritti civili, ecc.) con l’acqua sporca del colonialismo e del neo-colonialismo. Ma bando a queste malinconie, si sa che i panni sporchi andrebbero lavati in casa, in famiglia, non sbandierati al pubblico dei 25 lettori di BSA, pena far la figura del vecchio brontolone rancoroso.
Comunque, appunto per smentire il cliché che invecchiando si dovrebbe diventare più “saggi”, più “realisti”, più capaci di usare tutti gli strumenti della “politica come arte del possibile”, mettendo un po’ in secondo piano i “principi astratti”, devo dire che, dieci anni dopo quei giorni, mi spiace di non aver sufficientemente lottato per un “principio astratto”, per la libertà d’opinione. Una classica “libertà borghese” secondo alcuni (compreso più o meno, ahimè, il sottoscritto fino a 30 o 40 anni fa). Ma a cui ho capito da tempo che non rinuncerò MAI, per quanto “forze superiori” (Dio, le chiese, il partito, la “classe”, ecc.) me lo chiedano. E, ancor più di 10 anni fa, JE SUIS CHARLIE!
Il miscredente impenitente
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