Da lavoratore salariato l’unico valore che avevano le “feste” era la liberazione dalla necessità di timbrare il cartellino.
Ritornare a essere, sia pure per qualche ora, un uomo libero dagli “obblighi contrattuali” col padrone al quale avevi venduto il tuo tempo di vita.
Che si festeggiasse il bambinello Gesù o la Madonna di mezz’agosto, non aveva granché importanza.
Erano i giorni in cui la macchina infernale dello sfruttamento si fermava.
Erano i giorni “fausti” contro gli “infausti” giorni dedicati al lavoro.
I giorni dell’otium.
Quando la sveglia non suonava costringendoti ad alzarti controvoglia, quando potevi incontrare un vecchio amico e stare li a parlare per ore senza la preoccupazione di “arrivare in ritardo”.
Quando potevi sederti sul cesso e ponzare per tutto il tempo necessario senza un coglione di capetto che ti bussava alla porta.
Quando potevi decidere tu cosa e quando mangiare.
Se stare svegli fino alle ore piccole o andare a letto con le galline.
Oggi, da pensionato, che ci siano dei giorni festivi segnati in rosso su un calendario a volte non me ne accorgo nemmeno.
Se non fosse perché intorno qualcuno si comporta come mi comportavo io una volta.
Aspettando quei pochi attimi di libertà per poterli vivere tutti, intensamente, perché finiscono presto e le catene che ti legano mani e piedi ti aspettano al varco facendoti pagare con gli interessi le “follie” di qualche notte.
…
Eppure potremmo lavorare meno, molto meno, se lavorassimo tutti e se non ci fossero le bande di parassiti che, sul lavoro vivo di chi è costretto a vendersi per campare, impongono il loro pizzo.
Se non ci fossero coloro che il lavoro altrui lo hanno trasformato in capitale, in ricchezza, e possono festeggiare tutto l’anno.
Potremmo … se solo prendessimo coscienza, che senza di noi, senza i proletari, coloro che vivono solo del loro lavoro e non possiedono nulla, il mondo come lo conosciamo imploderebbe.
Tempo al tempo. Da qualche parte è già pronta la ghigliottina che taglierà le teste ai “tiranni”. E le mani che la metteranno in funzione.
Loro, i ricchi, sono sempre di meno e noi, i poveri, sempre di più.
Cresciamo ogni giorno, ogni ora.
Tracimiamo superando deserti e mari, muri e fili spinati.
Imponiamo la nostra “fastidiosa” presenza nelle cittadelle del potere dove la borghesia ha creato i suoi paradisi artificiali.
Provate a fermarla la marea montante degli ultimi della terra.
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