Credo che, con quella di stamattina, abbiamo superato la ventina di censure TOTALMENTE INGIUSTIFICATE (ammesso e non concesso che esistano censure “giustificate”) da parte di Facebook, negli oltre 9 anni di vita di questo blog. L’articolo di M. Gangarossa sulla vicenda della ragazza iraniana spogliatasi in segno di protesta contro il clericalismo reazionario del regime iraniano è stato rimosso in circa 2 secondi dalle pagine dei gruppi in cui era stato condiviso. Motivazione? Secondo l’intelligenza artificiale (il primo termine completamente abusivo!) si tratterebbe di “spam” (leggetevi, se avete voglia, cosa significhi per loro questo concetto). Il problema è che, anche accettando il loro concetto di “spam”, l’articolo in questione NON HA NULLA A CHE FARE con questa tipologia, come è palese per chiunque abbia un’intelligenza superiore a quella di un’ameba. Le altre volte la censura (meno rapida di stavolta, visto che ci voleva almeno una decina di minuti) si appellava a presunti “incitamenti all’odio”. Trattandosi di articoli il più delle volte di critica all’islamo-fascismo dell’ISIS, era davvero difficile capire come “ragionasse” il nostro censore automatico. Lo ammettiamo: noi, in un certo senso, incitiamo all’odio di classe verso il capitalismo e verso tutti gli atteggiamenti reazionari diffusi in tutte le società. Ma i suddetti articoli difficilmente potevano essere visti come fattispecie dell’odio come lo intende la “policy” di Facebook. Tant’è che, in alcune occasioni, il nostro robot IA tornava sui suoi passi, dopo i vari ricorsi, e rimetteva al suo posto l’articolo. Il top dell’imbecillità (artificiale o meno) pensavamo fosse stato raggiunto due anni e mezzo fa, quando Facebook rimosse un articolo contro la guerra russo-ucraina perché c’era la famosissima immagine del bimbetto di tre o quattro anni (rigorosamente vestito) che fa pipì sull’elmetto di un soldato. “Nudità minorile” fu l’idiota sentenza dell’imbecille informatico. Il pisellino del bimbo, totalmente invisibile, era stato “intuito” dal nostro deficiente robotico. E i nostri ricorsi vennero ignorati. L’esatto contrario di ciò che accade quando segnaliamo post razzisti contro gli immigrati o altri: in questi casi veniamo informati, nel giro d’un paio d’ore, che i post in questione “non infrangevano le regole” di cui è imbottito il cervellino automatico che presiede la commissione censoria. Quali sono i motivi di questo accanimento censorio verso il nostro povero blog (che giunge a malapena alle 70 mila visualizzazioni annue, in media)?
IPOTESI A: il deficiente robotico è influenzato da qualche solerte militante neofascista che segnala prontamente ogni nostra mossa. Quest’ipotesi sembra poco credibile, visto che il deficiente censura “solo” un post su varie centinaia.
IPOTESI B: il deficiente robotico ha nella sua testolina informatica un algoritmo piuttosto misterioso che colpisce a casaccio quando vede parole o immagini legate all’islam, o al sesso (l’invisibile pisellino del bimbo?) o a qualcos’altro di oscura natura. Anche qui, però, non si capisce perché i post razzisti e islamofobi (da destra) di alcuni utenti non vengono rimossi nonostante le nostre segnalazioni, mentre alcuni dei nostri, ovviamente antirazzisti e “religiofobici”, invece sì.
IPOTESI C: il deficiente artificiale in realtà non è né deficiente né artificiale. Si tratta di un ayatollah, o mullah, o imam che dir si voglia, sotto mentite spoglie, assunto da Facebook per bloccare tutto ciò che critica da sinistra l’islamismo politico. Essendo un essere umano (seppur di cattiva qualità) e quindi soggetto a pause pranzo (rigorosamente hallal), alla stanchezza (con conseguente sonno dei giusti), ai bisogni corporali (nonostante la sua vicinanza a Dio resta comunque un mammifero qualunque), si spiega così perché molti post rimangono ed altri no. E spiega perché i post dei razzisti ed islamofobi di destra non vengono rimossi. Si tratta di un idem sentire, seppur da punti di vista apparentemente opposti, che intenerisce il core del nostro, spingendolo ad allentare i suoi istinti censori.
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Solidarietà a voi per la censura. Idiozie algoritmiche a parte, bisogna però ammettere che questa volta l’intelligenza artificiale è stata intelligente e ci ha visto giusto: tecnicamente parlando, i ragionamenti del signor Gangarossa (che inspiegabilmente trovano spazio in questo sito che ho sempre reputato serio) sono spam: in inglese, carne in scatola di qualità scadente. Cibo spazzatura, diremmo.
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