Poco fa, mentre mi bevevo il sacrosanto pirlo bresciano, ho letto una piccola notizia, sul “bugiardino” (il Giornale di Brescia, per chi non militava nel movimento operaio bresciano negli anni ’60 e ’70). Si parlava di uno chef (a quanto pare abbastanza famoso) bresciano, un certo Antonio Rizzi (che non conoscevo, essendo il sottoscritto ben poco gourmand). Costui, sposato a una russa, vive a Vologda, ma sta passando questi mesi a cucinare per gli sfollati nel Donbass, con una padella di un metro e mezzo di diametro! E, quel che più conta, aggiunge che farebbe lo stesso “per quelli dall’altra parte” (cioè gli ucraini), perché in una guerra “sono tutti carne da macello“. Non vorrei esagerare, dando al Rizzi una patente di “pacifismo” o “internazionalismo” che magari (visto che non lo conosco e devo fidarmi del GdB) non ha. Ma mi piacerebbe che ciò che scrivono fosse vero. Per mostrare al mondo (a cominciare da noi bresciani) che questa città, questa provincia, non solo sono fucine di mercanti di morte, di produttori di fucili, bombe, cannoni, pistole, ecc. (cosa per cui sono – siamo – famosi, o famigerati, nel mondo) o, cosa un po’ meno grave, di camion, tondino, macchinari, cemento e liquami. Dar da mangiare alla gente, senza guardare se sono russi, ucraini, vattelapesca (e farlo da bravo cuoco, a quanto pare) mi sembra una di quelle scelte che rendono “uomo” l’essere umano. Magari il buon Rizzi non conosce il concetto di “solidarietà proletaria ed internazionalista”, ma, a quanto pare, lo applica più di molti cosiddetti “compagni” (degli altri non mi curo, ma guardo e passo). Benvenuto tra i pochi a cui non importa un accidente delle “patrie”, compagno Rizzi!
Giacché parliamo di guerra russo-ucraina, mi tolgo un sassolino dalla scarpa. Quasi due anni fa (il 17/XII/2022) abbiamo pubblicato un articolo di uno storico, J. A. Getty. Un articolo del 2018 in cui confutava la leggenda dei nazionalisti ucraini, creata soprattutto negli anni Settanta, sul cosiddetto “holodomor”. Si tratta della teoria per cui, nel 1932/33, il regime staliniano (ma per i nostri eroi dalla penna facile e dalla fantasia fervida si tratterebbe del “regime comunista”) avrebbe pianificato lo sterminio per fame della popolazione ucraina, durante gli anni della collettivizzazione forzata. I nostri “storici” da un tanto al chilo (approvati anche da risoluzioni di vari parlamenti pieni di ignoranti) azzardano persino cifre di 6 o 7 milioni di morti in due anni. Se c’è una canaglia che non sopporto è il dittatore georgiano coi baffoni, becchino della rivoluzione russa. Ma trovo stupido e controproducente accollargli colpe che non ha. Si rischia la banalizzazione dei crimini, veri, efferati, diffusi, di cui è REALMENTE responsabile (in primis i GULAG in cui massacrò la vecchia generazione rivoluzionaria). Con effetto, di fatto, assolutorio. Avevo già raccolto allora i dati che pubblico qui sotto, ma poi avevo pensato inutile aggiungerli. Solo che, poche settimane fa, mi sono stupito, incontrando un compagno al di sopra di ogni sospetto in quanto a nazionalismo, ritirarmi fuori la “vulgata” del cosiddetto “holodomor”. Eccovi i dati statistici.
| repubblica | Pop. 1928 (x 1000) | Pop. 1934 (x 1000) | Differenza % |
| Russia | 95734 | 102899 | 7,5 |
| Ucraina | 29330 | 30208 | 3,0 |
| Kazakistan | 6085 | 6118 | 0,5 |
| Bielorussia | 5069 | 5335 | 5,2 |
| Uzbekistan | 4795 | 5556 | 15,9 |
| Georgia | 2795 | 3180 | 13,8 |
| Azerbaigian* | 2314 | 3210 | 12,9 |
| Tagikistan | 1091 | 1291 | 18,3 |
| Kirghizistan | 1062 | 1263 | 18,5 |
| Turkmenistan | 1034 | 1149 | 11,1 |
| Armenia* | 881 | 1282 | 15,0 |
*Azerbaigian e Armenia: i dati sono dei censimenti 1926 e 1939 (rielaborati per i 6 anni considerati), mentre gli altri vengono da World Population Statistics.
Come si può agevolmente vedere, nessuna delle repubbliche dell’URSS subì un tracollo demografico simile a quello, leggendario, attribuito all’Ucraina. Indubbiamente il disastro della collettivizzazione forzata, con le terribili carestie conseguenti, ebbe effetti orribili sulle popolazioni contadine dell’intera URSS, e probabilmente più pesanti sulle feritili pianure ucraine (ma il Kazakistan soffrì ancor più, ben 6 volte più dell’Ucraina). In realtà sembra di poter dire che tutta l’area abitata da russi, ucraini e bielorussi (numerosi anche in Kazakistan) abbia sofferto pesantemente di questa follia staliniana, ma senza arrivare nemmeno lontanamente alle cifre fantasiose scodellate dalla propaganda nazionalista ucraina. Se in 6 anni fossero venuti a mancare 6 o 7 milioni di persone (su una trentina!) non solo la popolazione complessiva non sarebbe aumentata (anche se di un misero 3%), ma si sarebbe ridotta significativamente (almeno di 5 milioni di persone, dando per scontato un tasso di nascite naturale tutt’altro che realistico). Per cui, smettiamo di diffondere sciocchezze propagandistiche, per favore.
L’uomo dei numeri.
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