UN RICORDO DI ARNALDO CESTARO, COSCIENZA CRITICA DELLA TERRA VICENTINA

di Gianni Sartori

Arnaldo Cestaro non c’è più. Ma solo fisicamente. Il ricordo di tutte le battaglie a cui ha preso parte da protagonista insostituibile riecheggerà a lungo nelle lande desolate (cementificate, militarizzate, inquinate…) del Vicentino.

La notizia della sua scomparsa, malauguratamente, non è giunta inaspettata. Solo qualche giorno fa, passando per l’ennesima volta da casa sua in bicicletta in quel di Agugliaro (un autentico presidio – casa sua non il paese – di Resistenza proletaria nel profondo Basso Vicentino, l’altro ieri democristiano, ieri leghista e ormai passato in blocco ai fratelliditalia) la sorella mi aveva informato dell’ictus e che per il momento forse era meglio non andarlo a trovare all’ospedale per non affaticarlo. Le avevo raccomandato di salutarmelo sperando in un miglioramento. Invece stavolta il suo cuore generoso non ce l’ha fatta.

Per decenni la sua è stata una presenza costante a ogni manifestazione antimperialista, antifascista, anticapitalista…

Davanti alla base militare “Pluto” di Longare con l’inseparabile amico Francesco (per decenni quasi ogni domenica), alla Ederle dove lo ricordo mentre bruciava la bandiera statunitense nel 1986, al Presidio contro il Dal Molin, a Cà Brusà contro l’A31 (e i rifiuti tossici sepolti sotto l’asfalto), alla cerimonia in Val Liona per i partigiani massacrati a Grancona, in Val di Susae ovviamente a Genova nel 2001 e a Firenze nel 2002. Imprescindibile per la sua determinazione e umanità.

DUE UOMINI IN CORRIERA

A Genova in quel fatidico sabato del 21 luglio 2001 eravamo arrivati insieme, seduti fianco a fianco in pullman (ma parlandone fra di noi dicevamo sempre “in corriera”).

Facevamo parte della nutrita delegazione di varie associazioni vicentine che intendevano portare – pacificamente – la loro protesta al G8: Gocce di Giustizia, Movimento UNA (Uomo-Natura-Animali), Lipu, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Rifondazione Comunista, diversi pacifisti della Casa per la Pace di Vicenza, Collettivo Spartakus, Centro Sociale “Ya Basta!”, alcuni sindacalisti della Cgil e della Cisl vicentine sensibili alle problematiche del Terzo Mondo. Durante il viaggio avevo avuto modo di chiacchierare a lungo con Arnaldo che conoscevo da anni.

Militante maoista dei primi anni Sessanta, anche per questo venne espulso dal PCI. Parlando dei vecchi tempi, gli avevo chiesto informazioni su tutti quei militanti di buona famiglia – talvolta un tantino presuntuosi e autoritari – che dopo gli entusiasmi giovanili, erano rientrati nei loro ovili dorati. Mi spiegò che “uno era diventato dentista, un altro ingegnere, un altro ancora imprenditore…” E fin qui niente di strano, ovviamente. Però, aggiunse, la maggior parte di loro-  incontrandolo – fingeva di non conoscerlo.  “Su quali basi – gli avevo chiesto – si permettono questo atteggiamento?” Risposta: “Caro Sartori “te me pari bauco”. Ossia, tradotto dal veneto “mi sembri ingenuo” (ma tanto). “Ma xe logico. In base all’articolo quinto: chi che ga fato i schei ga vinto” (non penso di doverlo tradurre). Purtroppo per lui, l’ottimo e saggio Cestaro la sera non rientrava con noi in pullman ma si fermava a Genova (il giorno dopo voleva portare dei fiori sulla tomba di un conoscente) e andava a dormire alla Diaz. Anche dopo tanti anni portava i segni e le conseguenze delle percosse subite (braccia, gambe e costole rotte). Lo rividi,, sempre indomabile, soltanto l’anno dopo, a Firenze (mentre entrambi uscivamo dalla Fortezza da Basso per unirci al corteo del 9 novembre 2002) e poi in tante altre occasioni (appunto dalle già citate dalle manifestazioni “NO-DAL MOLIN” alle iniziative contro i rifiuti tossici sepolti sotto la A31). 

Penso sia inutile ricordare come fu in gran parte merito suo se l’Italia venne condannata per le violazioni dei diritti umani nelle giornate di Genova 2001 (Diaz, Bolzaneto, gas CS…) e se ora anche qui esiste un reato di tortura (per quanto generico, fragile …).

Negli anni successivi la sua casa – sempre ricoperta di aggiornati manifesti e striscioni di protesta (oltre all’immancabile bandiera rossa) – era diventata una tappa obbligata durante i miei giri in bicicletta tra Colli Berici e Colli Euganei. Rivederla proprio ieri ormai spoglia con soltanto l’epigrafe per i suoi funerali mi ha riempito di tristezza. Rendendomi ulteriormente consapevole di come un’epoca si sia ormai chiusa irreparabilmente.

Tante altre cose avrei da dire e raccontare, magari in futuro. Maper ora mi fermo qui.

Grazie compagno, che la terra ti sia lieve.

Gianni Sartori

*NOTA: vedi anche: