di Gianni Sartori

Un documento dell’Accademia della Modernità Democratica parla esplicitamente di Terza Guerra Mondiale già in atto

O almeno è quanto si sosteneva in una brochure di 38 pagine (“Possibilità e pericoli della terza guerra mondiale”) pubblicata in gennaio dall’Accademia della Modernità Democratica.

Sempre, beninteso che non si tratti ormai della quarta (ricordate quanto diceva negli anni novanta il comandante Marcos?).

Tale Accademia (https://democraticmodernity.com/) si presenta come“un organismo autonomo di investigazione, riflessione e diffusione della lotta del popolo Curdo”. Nel documento si considerano vari ambiti e aspetti (teorici, politici, strategici…) con cui analizzare l’attuale “complessa crisi di civilizzazione” attraversata dal genere umano. Senza escludere il rischio di una possibile sua estinzione.

Partendo dal presupposto che in realtà “la terza guerra mondiale è già in corso”, pur differenziandosi dalle due precedenti. In quanto si sviluppa sia sul piano geografico- temporale che nei metodi, almeno apparentemente, attraverso una molteplicità di conflitti indipendenti tra loro (sempre apparentemente). A corrente alternata, sia per intensità che per localizzazione.

Il documento individua cinque elementi costituivi, veri indicatori:

  1. guerre di lunga durata a (relativamente) bassa intensità (v. Afghanistan, Somalia, Libia, Siria, Irak, Yemen, Ucraina…). Conflitti nel corso dei quali vengono distrutti non solo le strutture statali, ma anche il tessuto sociale stesso;

2) guerre economiche attraverso l’imposizione di dazi, divieti di importazione, sanzioni globali…con cui i vari contendenti cercano di piegarsi vicendevolmente. A tal fine alcuni Stati (Cina, Russia Unione Europea, Stati Uniti, Gran Bretagna…) farebbero uso di molteplici strumenti (economici, mediatici, politici, militari…senza escludere quelli biologici);

3) alleanze flessibili (a “geometria variabile”, già sperimentata nella strumentalizzazione di alcuni movimenti indipendentisti) a livello sia militare che economico e politico. Vedi il conflitto in Ucraina tra USA e Russia, mentre in Siria le due potenze non esitano coordinarsi a livello militare (in particolare contro Isis e tenendo relativamente sotto controllo, molto relativamente, la pressione di Ankara).

4) l’uso dei mezzi di comunicazione come arma ideologica (ma questa non è certo una novità) favorendo una generale omogeneizzazione (e omologazione) di abitudini, culture, stili di vita.

5) ormai parte integrante di questa terza guerra mondiale (almeno potenzialmente, ma in parte già utilizzate) anche la guerra biologica, la guerra chimica, le armi nucleari tattiche…

Per concludere ricordando la recente epidemia di Covid-19, funzionale all’ulteriore deterioramento della coesione sociale e delle possibilità di autogoverno popolare a causa della paura, della diffidenza generalizzata, della mancanza di sicurezza. Sul ciglio del precipizio, masse ormai totalmente sotto vigilanza tecnologica, isolate e sradicate, sotto controllo e impossibilitate a comprendere (non parliamo di opporsi) le strategie di militarizzazione poste in atto dagli Stati.

Una visione troppo pessimista, catastrofista?

Ovviamente la percezione di quanto sta accadendo (o meglio: è già accaduto) è diversa per chi vive quotidianamente sotto le bombe, esposto alle aggressioni di eserciti e milizie. Sarebbe comunque il caso di pensarci finché – forse – siamo ancora in tempo. E i Curdi, con la loro lunga esperienza, avrebbero qualcosa da insegnarci.

Gianni Sartori