Pubblichiamo la lettera aperta che i compagni di UP hanno scritto ai consiglieri comunali in occasione del prossimo consiglio comunale del 3 luglio, in cui si dovrebbe discutere, tra l’altro, anche dell’antidemocratica chiusura di Piazza Loggia per le manifestazioni politiche.
A Brescia, città colpita dalla strage fascista del 28 maggio 1974, vige, inossidabile, il divieto di manifestare, se non per eventi a carattere “istituzionale” o per altre occasioni ritenute idonee dal sindaco (ora dalla sindaca) in base alla più totale discrezionalità del primo cittadino. Si tratta di un vero e proprio abuso di potere, di una plateale violazione dell’articolo 21 della Costituzione che dura da anni. Con il risultato che uno dei luoghi simbolici dove è stata costruita e difesa la democrazia, agita la lotta sociale e praticato l’antifascismo militante, è stato confiscato attraverso quello che, a buon titolo, abbiamo definito un “editto”, un atto di prevaricazione privo di qualsiasi legittimità. Ogni tentativo della cittadinanza o di parti di essa di riappropriarsi pacificamente di questo spazio è stato contrastato attraverso l’uso della forza, come in uno “stato di polizia”, arrivando a colpire, quanti e quante hanno osato opporsi a questo sopruso, attraverso l’apertura di azioni penali a loro carico. Abbiamo sino ad ora inutilmente cercato di ottenere che il Consiglio discutesse di un tema così importante e di una lesione democratica tanto grave. La risposta delle autorità comunali, del tutto elusiva, è stata una nuova esibizione di arroganza. Con questa lettera ci appelliamo, personalmente, ad ognuno ed ognuna di voi affinché non lasciate che questa situazione di illegalità permanga. Vi chiediamo di rimuovere il divieto vigente e di ripristinare le condizioni di normale agibilità democratica oggi impedite. Noi non ci fermeremo. In fondo a questa piazza c’è una lapide che ricorda come non vi sia prezzo che non possa essere pagato quando in gioco sono valori e principi ai quali non si può derogare
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