Nuova giornata convulsa in tutto il Perù. Ormai è la capitale Lima l’epicentro dello scontro politico e di piazza. Nella giornata del 20 scontri e manifestazioni sono stati segnalati in gran parte del paese. I filmati mostrano che nel sud la polizia in divisa spara anche con armi da fuoco, soprattutto pistole. In due casi sono filmati persone in abito civile, insieme a poliziotti che sparano con fucili mitragliatori. Sono segnalati altri due morti anche il 21, che portano il conto a 62 morti nei 45 giorni di proteste per la destituzione del presidente eletto Pedro Castillo. Il governo contestala cifra “limitando” a 54 i morti nelle proteste.

Ma la giornata di ieri 21 gennaio ha di nuovo incendiato di indignazione il Perù. Alle 10,20 locali i blindati della polizia sfondano i cancelli della città universitaria di Lima e sparando lacrimogeni centinaia di poliziotti fanno irruzione all’interno del campus. All’interno oltre agli studenti dei pensionati universitari dal 18 erano ospitati circa 400 studenti delle Università del sud e alcune famiglie degli studenti, venuti per la grande marcia del 19. Dopo i gravi incidenti del 19 le manifestazioni a Lima si susseguono e quindi alcune migliaia di persone si sono fermate in città dichiarando che continueranno a protestare fino alle dimissioni della presidente non eletta Dina Boluarte, del suo governo illegittimo, e l’indizione di elezioni parlamentari.

Le immagini dei blindati all’interno del campus, degli studenti (molti figli della buona borghesia peruviana) sdraiati faccia a terra che vengono arrestati, le porte sfondate dei dormitori delle studentesse che urlano di paura, i dormitori messi a soqquadro, l’arresto di una bambina di 8 anni terrorizzata che cerca la madre pure arrestata, e infine gli avvocati cui viene impedito anche con le botte di assistere agli arresti e parlare con gli arrestati hanno incendiato di nuovo il Perù. Già nel pomeriggio a Lima migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade di vari quartieri e nel centro, in serata sono diventati decine di migliaia e hanno circondato il comando centrale della polizia chiedendo la liberazione immediata delle centinaia di arrestati.

Le manifestazioni stanno continuando anche nella notte. Le università del sud del paese sono state occupate nella serata.

Tesissima la situazione anche nell’altro grande campus di Lima, la Università Nazionale di Ingegneria, circondata da decine di camion dell’esercito con centinaia di soldati in assetto da combattimento. Qui però la situazione legale è differente, perché se nella città universitaria la retterà ha avvallato lo sgombero e non aveva autorizzato l’ospitalità, a ingegneria il rettore aveva autorizzato l’ospitalità e in televisione ha diffidato il governo e polizia dall’intervenire, anche perché la situazione all’interno è tranquilla.

Indignazione hanno sollevato anche le immagini di poliziotti che si danno ad atti di vandalismo per accusare i manifestanti. In particolare ha suscitato indignazione, ma anche ilarità per la loro stupidità, alcuni poliziotti in divisa antisommossa che sfondano le porte e poi un bancomat a colpi di mazza, ripresi regolarmente dalle telecamere di sorveglianza della banca, poi messe in rete dagli impiegati.

L’Ansa poco fa ha battuto la notizia del blocco a Machu Picchu di centinaia di turisti tra cui decine di italiani, perchè i manifestanti hanno divelto le rotaie del trenino che collega il sito a Cusco. In serata sono potuti rientrare negli alberghi anche se la situazione a Cusco è tra le più tese. Rimangono bloccate oltre 100 strade e autostrade tra cui la Panamericana, e la polizia fatica a tenere aperti gli aereoporti di Cusco, Arequipa e Juliaca che funzionano a singhiozzo.

Da alcuni giorni sono bloccate anche gran parte delle attività minerarie per lo sciopero generale cui si sono uniti i minatori e gli operai delle attività estrattive, vera ricchezza del paese e in mano completamente a multinazionali nordamericane, europee e cinesi.

Il 20 un grande incendio ha devastato depositi e uffici della compagnia cinese che estrae petrolio dalla selva. Gli indios della selva avevano avvertito che avrebbero sabotato la produzione di petrolio e gas naturale se non fossero state accolte le richieste dei manifestanti. Ferme sono le grandi miniere di oro e litio nel sud. Una curiosità che indigna la popolazione Quechua e Aymara: il gas naturale viene estratto in gran parte nella regione di Cusco, ma la città di Cusco non ha distribuzione del gas, come avviene a Lima a centinaia di chilometri di distanza.

Molti analisti denunciano che la destituzione del presidente eletto, è dovuta al suo programma di recupero delle grandi risorse del sottosuolo del Perù concentrate in particolare nel sud. Aggravante era il primo presidente Aymara.

Da notare non solo il silenzio dei media italiani, ma il fatto che quasi nessun paese dell’America latina ha riconosciuto la nuova presidente e il nuovo governo, mentre si sono affrettati a riconoscerli USA e paesi europei, ad eccezione della Spagna.

Repubblica online di nuovo da notizia del Perù con un brevissimo articolo, ovviamente per i 418 turisti bloccati a Machu Picchu, tra cui decine di italiani. Da anche il numero dei morti nelle proteste. “Intanto le proteste fanno altre due vittime. Due persone sono morte…”! Incredibile il modo di descrivere l’assassinio di due manifestanti a colpi di arma da fuoco dalla polizia.