Dal sito rproject.it
Lettera aperta ai movimenti italiani per la pace, il disarmo e la solidarietà.
Il conflitto in corso in Siria dall’inizio del 2011 ha provocato più di 250.000 vittime, oltre 10 milioni di persone (la metà della popolazione!) sono state costrette ad abbandonare le loro case, centinaia di migliaia di donne e uomini sono stati arrestati, torturati e fatti sparire, mentre altri 650.000 esseri umani vivono in aree sotto assedio, senza accesso garantito ad acqua, cibo e medicinali.
Nonostante il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con la Risoluzione n. 2139, abbia chiesto all’unanimità sin dal febbraio 2014 la cessazione dei bombardamenti sulla popolazione civile, questi sono continuati, e a quelli operati dal regime – anche con l’utilizzo dei famigerati barili bomba – si sono aggiunti quelli delle “coalizioni internazionali” che dovrebbero combattere i terroristi del sedicente Stato Islamico, ma che, a tutt’oggi, hanno colpito prevalentemente i civili, non risparmiando nemmeno scuole ed ospedali. Nel 2015 oltre il 73% delle vittimi civili pesano sulla coscienza delle forze governative, seguite da ISIS con l’8%, il 6% per le opposizioni armate ed in soli tre mesi l’aviazione russa ha raggiunto il 5% del bilancio annuale delle vittime. L’ ingresso diretto nel conflitto da parte della Russia – che già sosteneva e armava il regime del clan Assad, insieme all’Iran e ai miliziani di Hezbollah – non ha fatto che peggiorare una situazione già disperata: a tre mesi dai primi bombardamenti degli aerei di Putin, risulta che meno del 20% degli stessi abbia colpito obiettivi legati all’ISIS, mentre la stragrande maggioranza delle bombe sono state sganciate su altri obiettivi, senza alcun riguardo per la popolazione civile.
Sono stati colpiti ospedali e scuole, forni e abitazioni civili, aggiungendo altro sangue a quello già copiosamente versato negli ultimi cinque anni. Secondo l’organizzazione non governativa Syrian Network for Human Rights, che ha recentemente pubblicato un dettagliato rapporto, fra l’ 85 e il 90% dei bombardamenti russi hanno colpito aree controllate da gruppi dell’opposizione al regime del clan Assad e su zone densamente popolate, colpendo – fra l’altro – 16 scuole, 10 ospedali o strutture sanitarie, 10 mercati, 5 forni per il pane, 2 cimiteri archeologici e 1 ponte.
Ancora più recentemente, anche Amnesty International ha documentato le conseguenze sui civili siriani dei bombardamenti russi, sostenendo che si possono configurare come crimini di guerra e definendo “vergognoso” il tentativo del governo russo di negare di aver commesso questi crimini.
Appare evidente, dunque, come le rinnovate iniziative dei governi internazionali – nate nel solco delle conferenze di Vienna e New York degli ultimi due mesi e tese ad arrivare ad una soluzione politica del conflitto in Siria – siano a forte rischio di fallimento, nel momento in cui (oltre ad essere state avviate in assenza di qualsiasi interlocutore siriano) non prevedono l’immediata cessazione degli attacchi contro i civili. Significativo che, dopo l’approvazione della risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU del 18 dicembre, siano pesantemente aumentati attacchi e bombardamenti su tutte le aree non più sotto il controllo del regime di Assad, in impennata l’uso di cluster bomb, mentre sul sobborgo damasceno di Moaddamye è stato denunciato persino un nuovo attacco chimico.
Di fronte a questo scenario, il silenzio dei movimenti e delle organizzazioni pacifisti, per il disarmo e della sinistra in Italia è veramente imbarazzante. Spiace dirlo, ma sembra quasi che si pensi che le bombe della Casa Bianca siano criminali e quelle del Cremlino innocue o, addirittura, positive. Per quanto si ricerchi, non è possibile trovare un comunicato o un semplice commento sulle devastazioni provocate in Siria dalle bombe russe, mentre non mancano le proteste – sacrosante – contro l’invio di bombe ed altre armi italiane all’Arabia Saudita, nella legittima presunzione che tali bombe saranno impiegate nel conflitto in corso nello Yemen. Questo doppiopesismo, a nostro avviso, sta delegittimando l’iniziativa dei movimenti e della sinistra: non è credibile la denuncia dei bombardamenti sui civili quando sono operati dagli U.S.A. accompagnata dall’omertà quando analoghi bombardamenti sui civili vengono compiuti da un’altra potenza. L’alibi secondo cui gli States sarebbero nostri alleati e quindi è verso Washington e le cancellerie ad essa vicine che dovremmo concentrare le nostre attenzioni è debole, dal momento in cui il governo di Assad ha schierato mezzi di produzione italiana fornitigli da Mosca ed impiega tuttora sistemi di puntamento italiani sui suoi carri armati, come sono italiane le tecnologie di spionaggio usate per individuare e reprimere gli attivisti non violenti che diedero vita alla rivolta siriana fin dal 2011. Anche le armi italiane vendute alla russa Rosoboronexport rischiano di essere impiegate contro i civili.
Con questa lettera aperta, ci proponiamo di sollecitare i movimenti e la sinistra ad un’iniziativa coerente che chieda la cessazione di tutte le operazioni militari in Siria contro i civili, da chiunque siano compiute, così come dobbiamo chiedere la cessazione degli assedi e la creazione di corridoi umanitari per le città, i villaggi ed i campi profughi sottoposti a questa punizione collettiva ormai da anni, oltre alla liberazione di tutti i prigionieri politici.
In assenza di una tale iniziativa, ogni discorso sul sostenere la pace in Siria non può che apparire del tutto ipocrita.
Comitato Khaled Bakrawi
Per aderire e sostenere questa lettera aperta: comitatokhaledbakrawi@gmail.com
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