Un ultimo articolo per commentare i risultati in altri 4 paesi “minori”, tutti intorno ai 10-11 milioni di abitanti. Cominciamo dalla Svezia, che conferma lo spostamento a sinistra dell’area scandinava. Non così a sinistra come Finlandia e Danimarca (dove i partiti a sinistra della socialdemocrazia sono diventati il primo partito, scalzando la tradizionale preponderanza dei socialdemocratici), dato lo storico radicamento della socialdemocrazia svedese, e ridimensionando sia l’estrema destra che la destra “tradizionale”. Altra conferma che le letture giornalistiche mainstream sul presunto boom dell’estrema destra sono da prendere con le pinze. Ecco i dati, confrontati con le legislative di due anni fa e con le europee del ’19

partitovoti europee 24% eur. 24voti leg. 22% 22diff. eur/legVoti ‘19% 19Diff. 24/19
Democristiani vari100223,9158924,5-587105825,4-56
Estrema destra57013,6136021,2-79066216,1-92
Liberali49011,773411,3-24461814,9-128
Altri destra160,5300,5-1440,112
DESTRA207849,7371357,5-1635234256,5-264
Socialdemocratici104024,8196530,3-92597523,565
Verdi58113,93295,125247811,5103
Sinistra (GUE)46411,14376,8272826,8182
Altri sinistra170,5140,23601,4-43
SINISTRA210250,3274542,4-643179543,2307

La sinistra svedese torna ad essere maggioranza tra chi si reca alle urne, grazie all’ottima performance dei Verdi e del Partito della Sinistra (ex PC svedese). Si conferma anche a Stoccolma, quindi, lo spostamento a sinistra dell’elettorato progressista. Tutte le componenti della destra arretrano sia rispetto alle legislative di due anni fa, con un crollo particolarmente evidente per l’estrema destra. Il “vento del nord” riuscirà a contagiare anche le latitudini più meridionali del Continente?

In Grecia le cose non sono andate così bene (relativamente) come in Scandinavia. Il disastro di Syriza continua a pesare, a maggior ragione dopo la rapida trasformazione del partito che fu di Tsipras in una coalizione confusa e social-liberale. Ecco i dati

partitovoti europee 24% eur. 24voti leg. 23% leg. 23diff. eur/legVoti ‘19% 19Diff. 24/19
ND112628,3211540,6-989187333,1-747
Estrema destra73818,572314,01570012,238
Altri destra561,4210,4352905,3-234
DESTRA192048,2285955,0-939286350,6-943
Syriza59314,993017,8-337134323,7-750
PASOK50812,861711,8-1095239,2-15
KKE3689,34017,7-333035,465
Altri sinistra42310,93637,0604498,1-26
SINISTRA189247,9231144,3-419261846,4-726

La destra greca di governo, Nea Dimokratia, perde pesantemente sia rispetto all’anno scorso (quasi dimezzata) sia rispetto al ’19. Ne guadagna qualcosa l’estrema destra, ma in modo piuttosto limitato. La divisione in quattro o cinque partitini dei reazionari ellenici probabilmente gioca a loro sfavore. Comunque, per la prima volta da 5 anni a questa parte, la destra non è più maggioranza assoluta tra coloro che votano (una minoranza, dopo le sconfitte degli ultimi 9 anni). La sinistra vede il meritato (a mio avviso) arretramento di Syriza, da cui traggono vantaggio sia i socialdemocratici del PASOK (qualche elettore avrà pensato che, tra l’originale e la copia, tanto valeva votare l’originale) ma soprattutto il Partito Comunista e la miriade di formazioni nate a sinistra di Syriza. Forse i compagni greci dovrebbero chiedersi se non sia il caso di mettere la sordina alle divergenze e dar vita ad un fronte unitario, almeno sul terreno elettorale. Comunque, anche ad Atene la destra non può certo gioire.

In Portogallo, a soli tre mesi dalle elezioni legislative vinte dalla destra, i pochi elettori recatisi alle urne (poco più del 30%) hanno punito soprattutto l’estrema destra di Chega, che perde i 3/4 dei voti. Ovviamente, rispetto a 3 mesi fa, tutti quanti perdono voti, visto che i votanti sono dimezzati. Ma è l’estrema destra ad essere “svuotata”, segno che i voti ottenuti erano piuttosto aleatori (i famigerati “voti di protesta” qualunquisti). L’unica destra che avanza (ma non ha un grosso peso) è quella degli ultraliberisti di IL, unico partito ad aumentare in termini assoluti. Certo, la svolta a destra seguita al crollo del governo socialista non è stata riassorbita (e come poteva in soli tre mesi di esperienza?), visto che la destra resta (diversamente che nel 2019) maggioritaria tra i votanti. Ma perdere quasi un elettore su due in soli tre mesi non è cosa da poco.

I socialisti lusitani hanno cantato vittoria dopo i risultati del 9 giugno, visto che sono tornati ad essere il primo partito nazionale. E sono riusciti a far scattare il cosiddetto “voto utile” (a chi?), portandosi a casa i voti persi dalle formazioni più a sinistra. Soprattutto il Bloco de Esquerda sembra annaspare, perdendo la metà dei voti presi nel ’19 e ancora oltre 100 mila dei voti presi 3 mesi fa. Regge meglio il PCP, che arretra in termini assoluti, come (quasi) tutti, ma recupera in percentuale. Anche le altre formazioni di sinistra risentono del “richiamo della foresta” socialista, soprattutto gli scissionisti moderati del BE, che, con Livre (Libero) avevano avuto un buon risultato tre mesi fa. Una dinamica opposta non solo a quella scandinava, che, come dicevamo sopra, ha visto un netto spostamento a sinistra, ma anche, in parte, a quella greca. Evidentemente, nell’elettorato “progressista”, i socialisti portoghesi sono meno sputtanati di ciò che resta di Syriza.

partitovoti europee 24% eur. 24voti leg. 24% leg. 24diff. eur/legVoti ‘19% 19Diff. 24/19
AD (centro destra)122831,1186728,9-63999430,0234
Chega (estr. dx)3879,8117018,1-783491,5338
Iniciativa Liberal3589,13204,938290,9329
Altri destra731,91272,1-54682,05
DESTRA204651,9348454,0-1438114034,4906
PS126732,1181228,0-545110633,4161
Bloco de Esquerda1684,32824,4-1143269,8-158
CDU (PCP e Verdi)1634,12053,2-422286,9-65
Altri sinistra2145,43595,5-1452708,2-56
SINISTRA181245,9265841,1-846193058,3-118

E veniamo al Belgio, paese in cui è praticamente obbligatorio votare (intorno al 90% ha votato) e in cui si votava anche per il Parlamento federale. In questo caso ho scelto di considerare solo i risultati delle legislative. Il Belgio è, da sempre, un paese spaccato in due: a sud la ex ricca e francofona Vallonia (storicamente operaia e di sinistra), a nord le ex povere e fiamminghe Fiandre (storicamente reazionarie), con Bruxelles (prevalentemente francofona) nel mezzo. Quasi tutti i partiti (esclusa l’estrema sinistra) si sono divisi, chi prima, chi dopo, in un’ala vallona e una fiamminga. Per comodità li ho riuniti in “famiglie”, visto che il sistema elettorale (democratico, quindi proporzionale) favorisce il proliferare dei partiti. Ecco i dati

partitoVoti 24%24Voti 19%19Diff. 24/19
Destra fiamminga (VB, NVA)203028,5176526,2265
Liberal conservatori (MR, OVLD)131718,5115317,1164
Democristiani (CDV-l’E)97813,785012,4128
Altri destra520,71241,9-72
DESTRA437761,4389257,6485
PS-Vooruit110516,3109016,215
PTB-PVDA (ex maoisti)76310,75668,4197
Verdi (Ecolo-Groen)71610,0101815,1-302
Altri sinistra901,3200,370
SINISTRA267438,3269440,0-20

Nel caso belga, visto che il numero di votanti è elevato e più o meno costante, ha ancora più senso confrontare i numeri assoluti. Come si vede, i rapporti di forza tra blocchi (destra-sinistra) non sono cambiati: gli unici che hanno perso voti (e percentuale, ovvio) sono i Verdi di Ecolo-Groen, che sono i responsabili del leggero arretramento delle sinistre, vista la “tenuta” dei socialdemocratici e la crescita degli ex maoisti del PTB (che in Vallonia sono oltre il 15%!). La destra avanza, anche se non di molto, e il paventato sfondamento dell’estrema destra fiamminga del Vlaams Belang non c’è stato. O meglio, il VB, che aveva già da tempo eroso l’egemonia dello storico partito della destra fiamminga, il NVA, è rimasto inchiodato al secondo posto nelle Fiandre, smentendo tutte le (interessate?) profezie. Un contesto, in definitiva, piuttosto stabile, con l’unica novità, positiva, di vedere un partito d’estrema sinistra come il PTB affermarsi su scala nazionale. Piccola curiosità: i compagni della Gauche Anticapitaliste (sezione belga della Quarta Internazionale) hanno ottenuto un discreto risultato alle europee (svoltesi negli stessi giorni), col 2% in Vallonia (che conferma la sua tradizione progressista, dando in tutte le province la maggioranza assoluta alla sinistra).

Vittorio Sergi