Continuiamo ad analizzare i risultati delle elezioni europee di due giorni fa. E vediamo se l’interessato (da punti di vista diversi) grido d’allarme sulla “svolta a destra” è davvero basato sui numeri reali. Cominciamo dal “paese chiave” d’Europa, la Germania. Qui ha votato il 64% degli aventi diritto, oltre tre punti in più che nel 2019. Va chiarito che nel nostro vicino settentrionale il sistema elettorale proporzionale, molto più democratico del nostro, favorisce la presenza di molti partiti, a destra come a sinistra (ed anche “al di sopra”!) il che spiega i risultati non disprezzabili degli “altri”. Infatti circa una dozzina di partiti sono riusciti a entrare nel parlamento europeo (il più piccolo con un misero 0,6%). E la destra, dai “moderati” liberali del FDP (alleati di governo a socialdemocratici e verdi) all’estrema destra dell’AFD, è cresciuta di oltre 3 milioni di voti rispetto a 5 anni fa, anche se ha perso oltre un milione di voti rispetto alle legislative di 3 anni fa (quando però ha votato oltre il 70% degli aventi diritto). Ed è tornata ad essere, come ai tempi della Merkel, maggioritaria nel paese. I premiati sono i partiti dell’opposizione, sia i democristiani (che tornano ad essere il primo partito tedesco, a spese dei liberali del FDP), sia, soprattutto, l’AFD, che guadagna oltre 2 milioni di voti rispetto a 5 anni fa, ed un milione e mezzo rispetto a 3 anni fa. C’è da dire che l’AFD era già arrivata al 13% alle legislative del ’17, e quindi il progresso si limita a 3 punti percentuali. Dato preoccupante, certo, ma non così eclatante come vorrebbe farci credere la stampa mainstream.

La cosiddetta “sinistra” (comprendendo pure i governativi ed ultramoderati socialdemocratici e Verdi) perde in maniera significativa sia rispetto alle legislative di 3 anni fa (dove assistiamo ad un vero e proprio crollo della SPD, che dimezza i suoi voti, segnando il record negativo della sua storia di oltre un secolo!), sia rispetto al 2019 (dove aveva già ottenuto una sonora batosta a favore dei Verdi). Questi ultimi continuano nella china discendente iniziata già 5 anni fa (quando, per la prima volta, erano diventati il primo partito del “campo progressista”). Evidentemente la sempre più moderata politica (con scelte guerrafondaie indigeribili per molti loro ex elettori) di quelli che un tempo sembravano stare “a sinistra della SPD” sembra portare sempre più verso il declino gli “eco-opportunisti” tedeschi. E la sinistra d’opposizione (cosiddetta “radicale”)? Qui c’è il problema del nuovo partito dell’ex dirigente della Linke, Sara Wagenknecht, che ha avuto un indubbio successo, pagato dalla Linke (che dimezza i suoi voti sia rispetto al 2021 che al 2019) ma, probabilmente, anche da SPD e Verdi (e forse da partiti e partitini di sinistra e di destra, visto il programma confuso e populista). Questa specie di Marco Rizzo alla tedesca, coccolata dai mass media, soprattutto di destra, con accenti vagamente (per ora) rosso-bruni, è l’unica dell’opposizione (di sinistra?) a poter cantare vittoria. E questo, forse è il dato più preoccupante, visto che la Germania ha già conosciuto in un triste passato il passaggio di fronte, dai “nazional-bolscevichi” negli anni Venti ai “nazional-socialisti” del decennio successivo.

Ecco la tabella (i numeri assoluti sono in migliaia di voti)

partitoVoti 2024% 24Voti 2021% 2021Diff. 24/21Voti 2019% 19Diff. 24/19
CDU-CSU1194530,01117824,17671079428,91151
AFD632415,9480910,41515410411,02220
FDP20605,2529111,4-323120285,432
Altri di destra14453,716003,5-15516304,3-185
DESTRA2177454,82287849,4-11041855649,63218
00
SPD554913,91190125,7-6352591715,8-368
Verdi473711,9681414,7-2077767720,5-2940
BSW*24546,2con Linkecon Linke
Linke10912,722564,9-116520565,5-965
Altri di sinistra32218,115513,3167027007,1521
SINISTRA1705242,82252248,6-54701835048,9-1298
*E’ il partito creato da Sara Wagenknecht, ex dirigente della Linke, con posizioni molto contraddittorie e pericolosamente nazional-populiste.

Vittorio Sergi