Esercitazioni militari cinese nei pressi di Taiwan. Ma la competizione navale nell’Indo-Pacifico riguarda anche l’India!
La Cina non ha gradito la vendita di armi americane all’isola di Taiwan e nuove e imponenti esercitazioni si stanno svolgendo nello stretto.
Lunedì la Cina ha lanciato una serie di estese esercitazioni per dimostrare la capacità di Pechino di isolare l’isola dal supporto esterno in caso di conflitto. Reuters racconta che l’Eastern Theatre Command cinese ha concentrato forze a nord e a sud-ovest, con fuoco vivo, simulazioni di strike su obiettivi terrestri e marittimi, e soprattutto con la promessa esplicita che il ciclo continui includendo l’addestramento al blocco dei porti principali.
È l’operazione “Justice Mission-2025”, che i canali vicini all’apparato militare cinese vendono come un pacchetto totale: mare-aria, superiorità informativa, negazione dell’intervento esterno, capacità di “chiudere” l’isola dentro una cornice di interdizione. La cronaca su Guancha insiste sul fatto che l’azione è concepita come addestramento integrato di più forze, e non come una “dimostrazione” isolata. La Cina, in soldoni, si sta preparando ad ogni evenienza; l’idea che Trump diventerà più assertivo in asia è quella dominante.
Il Global Times aggiunge avvisi, mappe, zone, perimetri, cioè la volontà di far passare l’idea che lo spazio intorno a Taiwan si possa delimitare e che il traffico, la pesca, la logistica e perfino le rotte aeree possano essere riscritti a intermittenza.
Il SCMP mette il dito sulla causalità politica: queste manovre sono presentate come avvertimento alle “forze indipendentiste” dopo il recente accordo con Washington per la vendita di armi.
In un commento pubblicato da Guancha si parla di “linea di vita e di morte” dell’isola e di un’idea di “chiudere la porta” per impedire l’afflusso esterno. Si vuole convincere Taipei che non esiste una retrovia e convincere Washington che l’ingresso nel teatro può essere rallentato, complicato e reso più costoso.
Dentro questa cornice, l’FT inquadra l’episodio come segnale calibrato verso due capitali insieme, Taipei e Washington, con la parola-chiave “deterrenza” legata non solo all’indipendenza taiwanese ma anche all’intervento esterno.
C’è stata anche la risposta dell’Isola che ha mostrato sistemi U.S. HIMARS e attivato esercitazioni di “rapid response”, cioè protocolli pensati per il caso peggiore: che una prova generale diventi improvvisamente una guerra vera. In ogni caso si vede come la tensione si stia alzando.
Ma la competizione navale e nell’Indo-Pacifico non riguarda solo Cina e Taiwan, ma sta diventando una risposta strutturale alla militarizzazione generale dell’area, e anche l’India si inserisce nella competizione. Se ne parla nel resto del post, dedicato agli abbonati sostenitori!
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