Dopo mesi di divieti e chip depotenziati rifiutati dalla Cina, Washington autorizza l’export degli H200, la GPU AI più potente mai concessa a Pechino. Ma la Cina potrebbe rifiutare l’offerta di Trump

Da: DAZIBAO

La guerra dei chip tra Washington e Pechino negli ultimi mesi ha seguito uno schema preciso: gli Stati Uniti hanno alzato muri sempre più alti sull’export di semiconduttori avanzati, mentre la Cina ha risposto non solo accelerando sull’autosufficienza, ma anche rifiutando le briciole. Prima le regole di Biden, poi la stretta confermata da Trump hanno vietato alla Cina l’accesso ai chip di punta per l’intelligenza artificiale. Nvidia ha provato a salvare il mercato cinese con versioni depotenziate, H800, H20 e simili, pensate apposta per restare sotto le soglie legali. Ma Pechino ha dato ordine alle big tech locali di non comprarli, bloccando di fatto il piano americano.

Il risultato è che oggi Trump è costretto a cambiare linea. La Casa Bianca ha dato via libera all’export verso la Cina degli H200, la seconda generazione più potente di chip IA prodotta da Nvidia, quindi chip molto più vicini allo standard reale dell’AI occidentale. Ciò che Trump chiede in cambio è un sovrapprezzo del 25% da versare direttamente nelle casse del governo federale americano, e gli H200 saranno venduti con la clausola degli “approved customers”, ovvero un meccanismo di controllo sull’export che permette agli Stati Uniti di decidere a quali aziende cinesi Nvidia può vendere i suoi chip avanzati.

È una mossa presentata come compromesso: niente dei nuovissimi Blackwell, ma sì a un flusso controllato di H200 per evitare che il mercato cinese finisca in mano ai soli produttori domestici cinesi. Bloomberg conferma la sostanza dell’accordo, mentre il Financial Times sottolinea un dettaglio decisivo: non sarà solo Washington a decidere a chi andranno questi chip. 

Secondo fonti riservate, Pechino sarebbe pronta a imporre proprie restrizioni interne, selezionando le aziende che potranno accedervi. La Cina permetterebbe solo acquisti selettivi, previa richiesta formale che dimostri l’insufficienza dei chip domestici; tra le misure discusse c’è il divieto per il settore pubblico. Se questa ipotesi sarà confermata, sarà ben visibile come l’obiettivo cinese continui ad essere sostenere l’autosufficienza e tutelare i produttori locali. 

L’articolo della Reuters chiude il quadro: gli Stati Uniti cercano di rientrare nel mercato cinese con hardware davvero appetibile, dopo che il compromesso per il meno avanzato H20 è naufragato proprio per il no cinese. In pratica, Pechino ha rifiutato i chip vecchi, ha aspettato, e ha ottenuto l’accesso, pur condizionato, agli H200.

Per capire le reazioni a questa notizia, partiamo dall’H200 e dalle sue prestazioni. Come riporta Nikkei Asia, “analisti e dirigenti del settore considerano l’H200 una GPU molto avanzata, in grado di gestire carichi di lavoro di elaborazione ad alte prestazioni, ed è disponibile solo l’anno scorso. È anche la prima scheda GPU di Nvidia a integrare HBM3e, una memoria avanzata ad alta larghezza di banda progettata specificamente per l’elaborazione AI”. Tuttavia, prosegue Nikkei Asia, non è chiaro se l’H200 sia sufficiente a riconquistare il mercato cinese, poiché le soluzioni nazionali, tra cui i chip Ascend AI di Huawei e le offerte di Cambricon Technologies, stanno diventando sempre più in grado di competere con Nvidia.

La decisione di Trump, comunicata dal presidente su Truth, ha immediatamente riacceso tensioni a Washington, provocando dure reazioni da parte di diversi senatori democratici, tra cui Jeanne Shaheen, Chris Coons e Jack Reed, che hanno definito la decisione un “fallimento disastroso” sotto il profilo economico e della sicurezza. Secondo loro, gli H200 rappresentano una tecnologia nettamente superiore a qualsiasi cosa l’industria cinese sia oggi in grado di produrre, e permettere a Pechino di acquistarli “significa regalare un vantaggio strategico nel settore dell’IA”.

Secondo Chris McGuire, ricercatore senior per la Cina e le tecnologie emergenti presso il Council on Foreign Relations, “Approvare le vendite in Cina dei chip AI Nvidia H200, il suo chip AI di punta della precedente generazione, sarebbe quasi altrettanto dannoso per la leadership statunitense nel settore dell’intelligenza artificiale quanto approvare la vendita del chip B30A Blackwell di generazione attuale (che il Presidente degli Stati Uniti ha respinto)” In sostanza, H200 è sì indietro di una generazione rispetto alla fascia più alta, ma per alcuni parametri è il migliore in circolazione. Secondo McGuire le ragioni per non vendere l’H200 alla Cina sarebbero le seguenti:

  • L’H200 ha il 20% di larghezza di banda di memoria in più rispetto al chip B30A Blackwell, vietato;
  • Ha prestazioni oltre 6 volte superiori a quelle dell’H20 (il miglior chip Nvidia precedentemente autorizzato per la vendita in Cina);
  • Offre prestazioni oltre 9 volte superiori alle soglie di controllo delle esportazioni statunitensi.
  • Huawei ha dichiarato pubblicamente che non prevede di produrre un chip migliore dell’H200 prima del quarto trimestre del 2027, ovvero tra due anni.
  • L’esportazione di H200 migliorerà le capacità di intelligenza artificiale della Cina e le consentirà di competere a livello globale. L’esportazione di H200 non solo migliorerà la capacità della Cina di addestrare modelli di intelligenza artificiale all’avanguardia, ma consentirà anche alla Cina di iniziare a costruire data center di intelligenza artificiale su larga scala a livello globale, cosa che finora non ha fatto. Ciò renderà molto più difficile per lo stack di intelligenza artificiale statunitense dominare a livello globale.

La polemica è scoppiata proprio mentre il Dipartimento di Giustizia annunciava la conclusione dell’Operazione Gatekeeper, un’indagine che ha smantellato una rete di traffico illegale di chip avanzati diretti verso la Cina e Hong Kong. Gli investigatori parlano di un sistema altamente sofisticato, capace di eludere i controlli sulle esportazioni.

L’apertura sugli H200 potrebbe teoreticamente generare per Nvidia miliardi di dollari di vendite, a patto che Pechino dia luce verde alle aziende locali per acquistarli. Ma non è scontato che la Cina accetti di importarli. Lo stesso Jensen Huang, amministratore delegato di Nvidia, ha dichiarato la scorsa settimana di non avere la certezza che Pechino sia disposta ad acquistare l’H200, nonostante sia molto più potente dell’H20 sviluppato specificamente per il mercato cinese.

Le autorità cinesi stanno valutando un meccanismo di accesso fortemente regolato per gli H200. L’idea sarebbe quella di autorizzare l’acquisto solo dopo un processo di approvazione formale, in cui le aziende dovrebbero motivare perché le alternative nazionali non siano sufficienti. Nessuna decisione definitiva è stata ancora presa.

Gli H200 — insieme ad altri processori avanzati necessari per addestrare modelli di intelligenza artificiale — erano stati bloccati dalla precedente amministrazione USA per evitare possibili impieghi militari. In risposta, Pechino ha intensificato la corsa all’autonomia tecnologica, incoraggiando lo sviluppo di chip locali e imponendo controlli più rigidi alle importazioni. Alcune misure includono controlli doganali più severi e incentivi energetici per i data center che utilizzano chip prodotti internamente e scoraggiare le aziende adottino i chip stati unitesi con prestazioni non superano significativamente quelle dei chip cinesi già disponibili .

I due organismi che guidano la strategia cinese di indipendenza tecnologica — la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC) e il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology (MIIT) — stanno anche considerando regole aggiuntive, come vietare agli enti pubblici di acquistare gli H200, per proteggere il mercato domestico e favorire i produttori locali.

E il sostegno ai produttori domestici sta continuando a dare i suoi frutti. Come riporta il SCMP“un brevetto Huawei del 2022 descrive una nuova tecnica per realizzare chip di classe 2 nm senza strumento EUV”

Il brevetto riguarda una nuova tecnica di integrazione dei metalli, essenziale per ottenere interconnessioni estremamente strette, un parametro chiave per produrre chip logici di fascia altissima. La proposta fornisce quindi un possibile percorso alternativo per raggiungere la densità richiesta dai chip da 2 nm usando solamente attrezzature DUV, aggirando così l’impossibilità di accedere ai sistemi EUV della olandese ASML.

La pubblicazione del brevetto ha alimentato forti speculazioni nel settore dei semiconduttori, perché potrebbe offrire alla Cina una via per superare uno degli ostacoli più gravi imposti dal regime di export control americano: l’incapacità di produrre chip avanzati senza macchine EUV.

Parallelamente, figure di spicco dell’industria cinese sostengono che anche chip prodotti con tecnologie meno avanzate – ad esempio i 14 nm logici – potrebbero ottenere prestazioni competitive con chip molto più avanzati (come i 4 nm di Nvidia) tramite l’utilizzo di memorie avanzate e nuove architetture, suggerendo che la Cina potrebbe compensare in parte il ritardo litografico con innovazione strutturale.

La litografia rimane il vero punto debole della Cina: le restrizioni statunitensi impediscono l’accesso non solo ai sistemi EUV, ma anche ai migliori strumenti DUV. La proposta di Huawei permette la creazione di due serie di linee metalliche intrecciate riducendo la necessità di un allineamento litografico estremamente preciso. Resta però incerto se un processo così complesso, che richiede molti passaggi in più rispetto alla litografia EUV, possa raggiungere rese industriali accettabili su larga scala.

In parallelo, Huawei sta investendo massicciamente anche nel settore delle GPU, cruciali per l’intelligenza artificiale: nel 2023 ha depositato 3.091 brevetti sulle GPU, dieci volte il numero registrato nel 2018, e un volume molto superiore a quello di Intel e Nvidia nello stesso periodo.

La vicenda degli H200 mostra un dato ormai evidente: la strategia americana del contenimento tecnologico non produce più gli effetti di un tempo. Pechino ha rifiutato i chip depotenziati, ha atteso, e alla fine ha ottenuto l’accesso a un prodotto molto più potente — e alle sue condizioni. Allo stesso tempo, però, la Cina continua a ridurre la dipendenza dall’estero, tra brevetti aggressivi, investimenti massicci e restrizioni interne pensate per difendere i produttori locali.

Se accetterà gli H200, probabilmente lo farà solo come soluzione temporanea. Se li rifiuterà, sarà perché ritiene di poterne fare a meno. In ogni caso, una cosa è chiara: nella guerra dei chip, non è più solo Washington a dettare il ritmo. Il tempo non gioca più a senso unico.


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