di Andrea Ferrario, articolo tratto da una sintesi di un più ampio articolo del sito China Worker
L’incendio che ha devastato il complesso residenziale Wang Fuk Court a Tai Po, illuminando il cielo notturno di Hong Kong, rappresenta la più grave tragedia di questo tipo dalla fine della seconda guerra mondiale, scrive China Worker. 128 morti accertati fino a oggi, circa 200 persone ancora disperse e migliaia di sfollati che hanno perso tutto.
Sette degli otto edifici di 32 piani sono stati avvolti dalle fiamme, alimentate da vento forte e clima secco, in un rogo che i vigili del fuoco hanno faticato a domare per oltre un giorno. La rapidità con cui il fuoco si è propagato da un palazzo agli altri ricorda da vicino quanto accadde nel 2017 alla Grenfell Tower di Londra, dove 72 persone morirono a causa di materiali scadenti utilizzati durante i lavori di ristrutturazione.
A Tai Po il ruolo di accelerante è stato svolto dalle impalcature e dalle reti di protezione in plastica installate per i lavori di riparazione delle pareti esterne. Se conformi agli standard ignifughi, dovrebbe essere quasi impossibile per queste reti incendiarsi e anche se ciò accadesse, dovrebbero spegnersi rapidamente da sole. I filmati mostrano invece una combustione violenta che ha favorito la diffusione delle fiamme.
La società appaltatrice, Prestige Construction & Engineering, ha un passato segnato da violazioni delle norme di sicurezza e condanne per negligenza. Nel 2009 un suo azionista fu condannato per aver corrotto la Hong Kong Housing Society. L’anno scorso il piano di ristrutturazione aveva già scatenato proteste tra i residenti per i costi esorbitanti, 330 milioni di dollari di Hong Kong (pari a circa 37 milioni di euro), il doppio delle stime iniziali.
L’associazione dei proprietari, controllata dal partito filogovernativo Democratic Alliance for the Betterment and Progress of Hong Kong, aveva scelto l’opzione più costosa tra quelle disponibili. Gli abitanti sospettavano manipolazioni nelle gare d’appalto e a settembre avevano chiesto lo scioglimento dell’associazione, ma il contratto era già stato firmato e non c’era più margine di manovra.
Alcuni residenti hanno dichiarato di non aver sentito alcun allarme antincendio dopo lo scoppio del rogo, perché il responsabile dell’edificio non aveva ricevuto formazione su come attivarlo.
La tragedia solleva interrogativi pesanti sulla capacità del governo di Hong Kong, controllato dal Partito Comunista Cinese, di condurre un’indagine seria e imparziale. Dal 2020, con l’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale, oltre 200 sindacati sono stati chiusi insieme a decine di partiti e gruppi di opposizione. La stampa è stata imbavagliata e le elezioni trasformate in una parata di sostenitori del regime.
Il prossimo appuntamento elettorale è fissato per il 7 dicembre e il capo dell’esecutivo John Lee ha già ventilato la possibilità di posticiparlo a causa dell’emergenza incendio. In realtà l’establishment teme che la rabbia popolare, amplificata dal disastro, possa portare a un boicottaggio ancora più massiccio di quello del 2021, quando votò meno di un terzo degli aventi diritto.
Il modello residenziale di Hong Kong, con torri altissime stipate di gente e costruite troppo vicine tra loro, è sempre stato funzionale alla massimizzazione dei profitti per i consorzi edilizi e al contenimento dei costi per il governo, ignorando le richieste e le necessità della popolazione. In un contesto dove il dissenso è schiacciato e le proteste organizzate vietate, l’avidità dei capitalisti dilaga senza ostacoli e causa tragedie, osserva China Worker (qui l’articolo integrale in inglese).
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