Non ho letto molto di letteratura araba, ma senz’altro il giudizio di Edward Said, che lo definisce uno dei più bei romanzi della letteratura araba moderna, è corretto, in quanto è uno dei più bei romanzi della letteratura e basta. Altri accademici lo hanno definito il più importante romanzo arabo del XX secolo. La storia è duplice, una dentro l’altra, narrata con un’abilità notevole. La vicenda della decolonizzazione e degli effetti sui “migliori” esponenti del mondo arabo/africano (siamo in Sudan, ma anche a Londra), si intreccia con i fondamenti universali della vita, della morte, e anche dell’amore e della passione. Ecco la postfazione non coglie proprio questo aspetto fondamentale nella grandezza e universalità di questo romanzo, il curatore/critico orientalista è tutto preso a sfoggiare il suo sapere a rintracciare parallelismi e simbolismi. Certo ci sono simbolismi chiari e probabilmente meno chiari per noi di cultura diversa, ma la potenza della narrazione diretta e dei significati diretti è talmente grande che sottacerla è grave.

Buona lettura

Sauro


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