Negli ultimi mesi Jensen Huang, fondatore e ceo di Nvidia dal 1993, ha dimostrato non solo di guidare l’azienda che guida l’ecosistema dell’intelligenza artificiale (Ai) – la prima società della storia a raggiungere una capitalizzazione di 4 mila miliardi di dollari – ma è anche emerso a sorpresa come il manager negli Stati Uniti più in grado di costruire un rapporto personale con Donald Trump.
In passato l’uomo col giubbotto in pelle (cinese) originario di Taiwan e guida di Nvidia non ha investito molto nelle relazioni con la politica, rispetto alle altre grandi aziende tecnologiche. Ma ha dato grandissima importanza a tale fattore per navigare fra le tensioni tra Pechino e Washington. Obiettivo: tutelare l’accesso al mercato, ai fornitori e ai ricercatori.
Huang ha offerto a Trump l’organizzazione della capacità manifatturiera statunitense. Ovvero: la costruzione negli Stati Uniti di una filiera di sistemi di Ai che non si basa solo sugli investimenti di Tsmc in Arizona ma anche su quelli di altre aziende del settore – soprattutto taiwanesi – da Foxconn a Wistron, da Quanta Computer a Wiwynn. Queste ultime iniziative sono localizzate soprattutto in Texas. Così, Trump ha ricevuto un numero importante che il presidente può rivendicare: 500 miliardi di investimenti complessivi, oltre alla fornitura dei sistemi di Nvidia alle monarchie del Golfo e ad altri clienti graditi.
In cambio la società di Huang non vuole perdere l’accesso al mercato cinese, per ragioni di profitto e di capitale umano, e ha convinto l’amministrazione Trump a consentire la vendita dei suoi prodotti modificati sul mercato cinese, come già avvenuto in passato.
Il capo di Nvidia è sempre più divenuto il portavoce della parte del mondo tecnologico statunitense che punta a presidiare i canali di comunicazione con la Cina e a moderare i toni del conflitto con Pechino: il Celeste Impero è un “avversario” ed è stupido definirlo un “nemico”, i cinesi rappresentano la “metà dei ricercatori dell’intelligenza artificiale al mondo”, gli stessi apparati militari del paese asiatico non vogliono tecnologia americana per ragioni di sicurezza, e così via.
La vicenda però è tutt’altro che finita. Non può concludersi così perché questa parte del mondo tecnologico americano continuerà a essere sfidata dalla controparte anticinese – l’ala di Palantir – in convergenza con gli apparati di sicurezza, i centri di ricerca e i think tank collegati. L’orientamento ostile alla Repubblica Popolare Cinese dello Stato profondo tradizionale e dello Stato profondo della PayPal Mafia di Peter Thiel e dei suoi nipotini continuerà a usare il Congresso e i media per opporre ostacoli e trappole alla visione rappresentata da Nvidia, per far inciampare l’uomo col giubbotto in pelle.
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