Recensione. Mian Mian: Nove oggetti di desiderio. (1997) Einaudi 2001
Unico dei suoi libri tradotto in italiano. Vietato e poi pubblicato censurato in Cina. Sono quattro lunghi racconti ambientati negli anni ‘90 dell’inizio del boom economico cinese, descrive una Cina inaspettata e fuori dagli stereotipi cui siamo abituati. È uno spaccato molto parziale e limitato di ciò che avveniva e di ciò che si viveva. È il punto di vista autobiografico dei figli della nomenclatura, della loro crisi, delle loro aspirazioni all’amore e all’arte. Di coloro che non avevano bisogno di lavorare per vivere. Scritto con uno stile senza tempo, in cui presente e passato si susseguono senza soluzione di continuità. Violenza, alcool, droga, sesso, amore e musica si mischiano in un mondo avulso dalla vita quotidiana della maggior parte della popolazione. È la crisi di prospettive e ruolo, descritta in soggettiva, dei rampolli di chi sta applicando la direttiva di Deng Xiao Ping “arricchirsi è glorioso” nella nuova società del post Tien An Men.
Una scrittrice dalle grandi capacità, lettura affascinante e gustosa, e interessantissima anche per la sua estrema parzialità.

Peccato che Einaudi abbia pubblicato solo questo. Scritto a 26 anni pubblicato nel 1997 in Cina, passato inizialmente inosservato, successivamente vietato, poi pubblicato censurato, è stato al centro di controversie anche legali. Mian Mian ,scrittrice poco prolifica ha comunque scritto altri racconti e romanzi, alcuni tradotti in inglese e francese. Oggi ha 55 anni e continua a scrivere. Interessante sarebbe sapere che evoluzione ha avuto il suo stile e che storie ha raccontato.
Sauro
Scopri di più da Brescia Anticapitalista
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.