Riceviamo e subito pubblichiamo il messaggio che 𝙀𝙯𝙯𝙞𝙙𝙚𝙚𝙣 𝙎𝙝𝙚𝙝𝙖𝙗, giovane medico di Gaza e scrittore, ha affidato a twitter (@ezzingaza) – un messaggio pieno di dolore e di rabbia. Non facciamo cadere il silenzio su quanto accade a Gaza, sugli efferati crimini dello stato e dell’esercito sionisti, nonché dei loro protettori di sempre: gli Stati Uniti e gli infami imperialismi europei, con l’Italia sempre presente nel mazzo – un’Italia che non a caso, anche davanti all’aggressione all’Iran, continua a insistere in modo osceno sul “diritto di difendersi” della macchina di morte israeliana. (Red.)

“Non c’è internet, nessun segnale, nessun suono. Nessun mondo fuori da questa gabbia.

Ho camminato 30 minuti tra le macerie e la polvere. Non in cerca di una fuga, ma per un frammento di segnale, giusto per sussurrare: “siamo ancora vivi”.

Non perché qualcuno stia ascoltando, ma perché morire inascoltati è la morte finale.

Gaza è in silenzio ora. Non per pace, ma per annientamento. Non un silenzio di quiete, ma di soffocamento. Hanno tranciato l’ultimo cavo. Nessun messaggio esce, nessuna immagine entra. Anche il lutto è stato vietato. Ho sorpassato cadaveri di edifici, di case, di uomini. Qualcuno respirava, qualcuno no.

Tutti cancellati dalla stessa mano che ha cancellato le nostre voci. Questo non è semplicemente un assedio di bombe, è un assedio della memoria. Una guerra contro la nostra capacità di dire “siamo qui”. 

I bombardamenti non si sono mai fermati, soprattutto a Jabalia. Hanno bombardato le strade dove i bambini supplicavano per avere del cibo. Hanno bombardato le file dove le mamme aspettavano la farina. Hanno bombardato la fame stessa. Niente cibo. Niente acqua. Niente via di fuga. E quelli che ci provano, quelli che raggiungono gli aiuti, vengono abbattuti. La gente muore qui, e nessuno lo sa. Non perché le uccisioni si sono fermate, ma perché l’uccisione della connessione ha avuto successo.

Internet era il nostro ultimo respiro. Non era un lusso, era l’ultima prova della nostra umanità. E ora è andata. E nel buio, massacrano senza conseguenze. 

Ho trovato questo tenue segnale con la eSIM come un uomo morente trova un bagliore di luce. 

Sto sotto questo cielo spezzato, rischiando la morte non per salvarmi, ma per mandare questo messaggio. Un singolo messaggio, un’ultima resistenza. 

Se state leggendo questo, ricordatelo: abbiamo camminato in mezzo al fuoco per dirlo. Non siamo stati in silenzio. Noi siamo stati silenziati. E quando la connessione sarà ristabilita, la verità sanguinerà attraverso i cavi, e il mondo saprà quello che ha deciso di non vedere.”


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