Traduciamo e sintetizziamo qui due contributi dello studioso militante sud-africano Patrick Bond sugli intensi rapporti economici tra i paesi del gruppo Brics+ e l’economia israeliana. Questi rapporti sono di grande utilità nel permettere ad Israele di portare avanti la sua guerra genocida contro i palestinesi di Gaza e la sua feroce politica di pulizia etnica in Cisgiordania. Una guerra di tale portata, che lo stato sionista ha allargato in questi mesi a Libano, Siria, Yemen e Iran, non potrebbe andare avanti senza il retroterra di una economia di guerra perfettamente funzionante. Questo è il banco di prova del carattere autentico o ipocrita delle “critiche” all’azione del governo Netanyahu da parte dei paesi che hanno attriti crescenti con gli Stati Uniti e gli imperialismi europei, i grandi fornitori della macchina di sterminio sionista. Attriti e crescenti scontri tra kampo occidentale, quello che giustamente Bond chiama “l’Asse del genocidio”, e kampo di Cina-Russia sì, ma comune sostegno – in forme diverse – allo stato coloniale, razzista e genocida di Israele. E per quanto riguarda i BRICS+, si tratta anche di forniture militari – per esempio, tanto per dirne una soltanto, “i droni di Israele provengono per gran parte dai mercati dei gruppi statali cinesi“. Né Bond assolve i sindacati di questi paesi, tutt’altro, evidenziando come perfino uno dei sindacati sud-africani più militanti, il NUMSA, non sta facendo nulla di concreto contro l’esportazione di carbone dal Sud Africa a Israele.

Tra i veri o presunti amici del popolo e della resistenza palestinese siamo i soli a metterlo in evidenza, mostrando come siano totalmente false le credenziali “anti-imperialiste” dei BRICS+, a cominciare da quelle cinesi. E torniamo a sfidare coloro che tacciono su tutto ciò – si tratti di ingenui, di cialtroni o di mascalzoni – a smentire, se sono in grado, la correttezza di questa analisi e delle sue evidenti conseguenze politiche e pratiche. Finora, silenzio assoluto.

I due contributi di P. Bond, professore di Economia politica all’università di Johannesburg, autore di Politics of Climate Justice e curatore, con A. Garcia, del libro Brics: an anti-capitalist critique, sono presi da Global Research dell’ottobre 2024 e da un’intervista data, sempre a Global Research, lo scorso 9 maggio. (Red.)

Global Research – ottobre 2024

‘The Blessing’ for Genocide. Nearly All BRICS+ Regimes Nurture Israel, Economically.

https://www.globalresearch.ca/genocide-brics-regimes-nurture-israel-economically/5870849

“La benedizione” del genocidio. Quasi tutti i regimi dei Brics+ alimentano Israele economicamente.

Il team Biden-Harris che ha facilitato il genocidio celebra le ultime atrocità da Gaza alla Cisgiordania al Libano, come ci si aspetta da un blocco di potere imperialista senza alcun senso di umanità nei confronti dei popoli che gli israeliani ora opprimono al di là di ogni comprensione.

Ma dobbiamo guardare anche a un altro gruppo di classi dirigenti economicamente legate ad Israele, proprio dove non lo si penserebbe: nel blocco dei BRICS+. Quattro di costoro sono sostenitori così spudorati che il 27 settembre [2024], alle Nazioni Unite, Benjamin Netanyahu li ha spennellati di verde etichettandoli “THE BLESSING – i benedetti” su una mappa: Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e India.

Per loro, questo riconoscimento pubblico da parte di Netanyahu della utilità dei BRICS+ [per Israele] dovrebbe essere umiliante, dato che di solito parlano formalmente della necessità di un mondo senza conflitti e di accordi geopolitici post-occidentali, compresa una soluzione a due Stati per Israele e Palestina. (Alle Nazioni Unite, tra i BRICS+ solo l’Etiopia aderisce di solito alla posizione delle potenze dell’Asse del Genocidio non votando le risoluzioni che criticano Israele, compresa quella del 18 settembre sull’applicazione della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia contro gli “abusi in Palestina”).

Il nuovo membro dei BRICS+, l’Iran, è sì stato etichettato come “LA MALEDIZIONE”, ma dopo aver giurato ritorsioni per l’uccisione da parte di Israele del leader di Hamas Ismail Haniyeh, non ha fatto nulla.

Ma, oltre ai paesi vicini e all’India, ci sono altri BRICS+ che dimostrano come guerra e profitti possano promuovere alleanze impensate:

  • La Russia è il primo fornitore di carbone per il genocidio e il Sudafrica il secondo, dopo che Colombia e Turchia hanno varato sanzioni di Boicottaggio Disinvestimento BDS contro Israele;
  • Il Brasile fornisce il 9% del petrolio israeliano, mentre la Russia gestisce il principale terminale di esportazione marittima per uno dei maggiori fornitori di petrolio (il Kazakistan) e, come sottolinea Michael Karadjis, “Israele importa una piccola ma regolare quantità di petrolio dal suo vicino appartenente ai BRICS, l’Egitto, tramite il porto e il complesso petrochimico di Sidi Kerir, vicino ad Alessandria, capolinea dell’oleodotto SUMED.1 Anche il petrolio di Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, BRICS, e dell’Iraq, confluisce in questo oleodotto.
  • Nelle ultime settimane [rispetto al settembre 2024] alti funzionari sia del Sudafrica che del Brasile si sono apertamente vantati di non voler imporre sanzioni su carbone e petrolio a Israele; il ministro della Difesa brasiliano si è anche opposto ad un’eventuale cancellazione della cooperazione militare con l’israeliano Elbit Systems (attualmente “in pausa”).
  • L’India fornisce attrezzature militari di vitale importanza da usare a Gaza, in Cisgiordania e ora in Libano, compresi i micidiali droni a media altitudine e lunga resistenza (“MALE”)2 di Adani-Elbit.3
  • Le due sezioni principali del porto principale di Israele – ad Haifa – sono state privatizzate negli ultimi anni dal cinese Shanghai International Port Group e dall’impresa indiana Adani, per facilitare un approvvigionamento più efficiente di armi e munizioni all’IDF (le Forze armate israeliane).
  • Il commercio cinese-israeliano ha raggiunto un recente record di 20 miliardi di dollari all’anno, di cui 14 miliardi di dollari di esportazioni verso Israele (n. 1 al mondo nel 2022) – nonostante le affermazioni del dicembre 2023 secondo cui le navi cinesi della Cosco avrebbero evitato i porti israeliani (una posizione ribaltata a febbraio).
  • L’India è il 5° partner commerciale di Israele, con un interscambio di quasi 5 miliardi di dollari.
  • La normalizzazione del commercio arabo-israeliano continua; ad es. di recente, durante la guerra, è stato registrato un aumento del 5% degli scambi commerciali tra Emirati Arabi Uniti e Israele – grazie a servizi di trasbordo sempre più cruciali a seguito delle interruzioni del trasporto marittimo sul Mar Rosso ad opera degli Houthi – con la collaborazione delle potenze “sub-imperiali” filo-statunitensi Egitto, Emirati Arabi Uniti e Israele. Cosa di cui lo stesso Netanyahu si è vantato applaudendo la nuova rotta terrestre.
  • Il trafficante d’armi sudafricano Ivor Ichikowitz (fino ad un anno fa principale finanziatore della campagna elettorale del partito al governo e quest’anno instancabile propagandista filoisraeliano) gestisce una joint venture militare con Elbit Systems, ha un ufficio a Tel Aviv e gestisce la Ichikowitz Family International Tefillin Bank che finanzia le Forze di Difesa di Israele.
  • Migliaia di immigrati etiopi e centinaia di indiani prestano ora servizio come soldati di leva o mercenari dell’IDF, insieme a un numero imprecisato di sudafricani e a forse decine di migliaia di russi, perché, come ha affermato il giornalista brasiliano Pepe Escobar, “in Israele vive più di un milione di persone con passaporto russo o con doppio passaporto”. È una questione alquanto delicata dato che, secondo la Costituzione russa, la Russia deve proteggerli. Il fatto che “molti di loro siano sionisti convinti e con una mentalità genocida, rende la questione ancora più difficile da risolvere…”.
  • Il ministro del Commercio sudafricano Parks Tau – in risposta all’appoggio espresso dal piccolo partito (Al Jama-ah) alle “crescenti richieste da parte degli attivisti per la giustizia sociale di interrompere il commercio di carbone con Israele” – ha respinto categoricamente il BDS-Israele sul carbone e su tutto il resto con la seguente motivazione:

“In assenza di sanzioni multilaterali da parte delle Nazioni Unite (ONU), sanzioni di un singolo membro contro un altro violerebbero il principio di non discriminazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), e esporrebbero il paese a contestazioni legali.”

  • Nel farlo, Tau ignora deliberatamente che tutte le potenze occidentali stanno violando le procedure di non discriminazione dell’OMC (imponendo, ad esempio, dazi del 100% sulle apparecchiature cinesi per le energie rinnovabili). E ignora che all’Assemblea Generale ONU del 18 settembre 2024 un voto a maggioranza schiacciante (124 a favore, 14 contrari e 43 astenuti) ha confermato l’obbligo per tutti gli Stati di “impedire relazioni commerciali o di investimento che contribuiscano al mantenimento della situazione illegale creata da Israele nei Territori Palestinesi Occupati”.
  • Nonostante la ferma posizione di Pretoria contro il genocidio all’Aia, Tau e soci di fatto respingono il mandato della Corte internazionale di giustizia del 19 luglio.
  • Il Sudafrica ha legittimato in sede OMC lo sporco commercio di carbone con Israele, compresa una massiccia fornitura, il 27 settembre 2024, di 170.000 tonnellate di carbone alla rete elettrica israeliana.
  • Gli unici beneficiari dei regimi che sostengono il multilateralismo neoliberale sono le multinazionali con sede in Occidente e nelle economie BRICS+, le stesse che nutrono Netanyahu.

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Global Research – 9 maggio 2025

Brics nations and Israel: Hype, Hope and Helplessness.

https://www.globalresearch.ca/brics-nations-israel-hype-hope-helplessness/5886973

I paesi Brics e Israele: entusiasmo, speranza e impotenza.

Intervistatrice, Miriam: (…) Lei ha sostenuto che gli Stati BRICS hanno spesso rafforzato la struttura capitalistica globale piuttosto che opporvisi. Come vede la solidarietà retorica del Sudafrica con la Palestina, visto il continuo commercio con Israele e, in particolare, la questione del carbone?

Patrick Bond: (…) è facile adottare una retorica anti-sionista e anti-genocidaria, ma poi, quando personaggi di primo piano ne traggono profitto, ci si chiede: “Quanto è profondo questo sentimento?  

Ci sono profittatori in tutti i BRICS. E tra i profittatori del Sudafrica c’è un mercante d’armi che è un baluardo dell’establishment sionista – Ivor Ichikowitz – che ha avuto accordi con Elbit, accordi che forniscono ai governi fascisti dell’America Latina – l’esercito dell’Ecuador – non solo veicoli militari, Elbit li rifornisce anche per il sistema delle comunicazioni.

Ivor Ichikowitz è un commerciante d’armamenti ed è membro dell’ANC [il partito che governa il sud-Africa], di cui fino a metà del 2023 era il principale finanziatore, come è noto. Quando nell’ottobre 2023 iniziò il genocidio, Ichikowitz prese le distanze, interruppe il sostegno all’ANC, si schierò esplicitamente contro il sostegno del Sudafrica alla Palestina.

C’è poi Rheinmetall, il gruppo tedesco proprietario di gran parte di Denel, il gruppo statale sudafricano degli armamenti. Le armi prodotte in Sudafrica – a Somerset West o a Centurion – saranno destinate oltre che a Rheinmetall in Germania, anche a Israele?

Il presidente sudafricano Ramaphosa era un socio di Glencore, il maggior gruppo che vende carbone a Israele, sia dal Sudafrica che dalla Colombia. E ha continuato a farlo, anche quest’anno, nonostante il presidente colombiano abbia intimato loro di non farlo. Glencore è nota per aver corrotto i governi africani. (…)

Il 23% della proprietà di Glencore riguarda le miniere di Mpumalanga, che estraggono il carbone e lo trasportano in Israele. Questo genera grossi profitti per Patrice Motsepe.4 Su un utile di circa 5 milioni di dollari per le 177.000 tonnellate di carbone spedite in Israele, Patrice Motsepe guadagna circa un milione di dollari.

(…) Diciamolo chiaramente: i principali sindacati delle miniere di carbone – ce ne sono tre – non si sono ancora mobilitati. Sì, si esprimono a parole contro il genocidio e contro il sionismo. Ma i minatori che lavorano per Glencore appartenenti al Sindacato Nazionale dei Minatori, all’Associazione dei Minatori e del Sindacato delle Costruzioni (AMCU) e al Sindacato Nazionale dei Metalmeccanici del Sudafrica (NUMSA), (quest’ultimo il maggior sindacato, storicamente il sindacato socialista più militante in solidarietà con i popoli oppressi di tutto il mondo), non si sono ancora fatti avanti, non hanno scioperato. [Invece] si può trovare il tallone d’Achille energetico di Israele e cominciare a battere su quello.

Mariam: Diamo un’occhiata ai BRICS. Cosa ci dice dei BRICS? Voglio dire, abbiamo guardato ai BRICS – quando dico “noi”, intendo il Sud del mondo – come se in qualche modo fossero un’alternativa. Secondo lei, dove si collocano?

Patrick Bond: (…) l’entusiasmo per i BRICS e la speranza in loro, alla fine portano all’impotenza: dall’entusiasmo alla speranza alla disperazione, è abbastanza comune una volta che ci si rende conto di cosa stanno facendo.

(…) Ed è tragico, perché si è parlato molto della de-dollarizzazione, degli abusi delle istituzioni finanziarie imperialiste – l’FMI, la Banca Mondiale – del commercio imperialista, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. E poi, quando si guarda al modo in cui i BRICS intervengono…

Il Brasile ha Petrobras che insieme a Total invia petrolio a Israele – e si tratta di circa il 9% delle esportazioni del Brasile. Il Brasile ha anche una relazione militare di lunga data con Elbit Systems.

Poi potremmo citare la Cina, che è il più grande dei paesi BRICS… i droni di Israele provengono per gran parte dai mercati dei gruppi statali cinesi, i quali smontano i droni, li rimettono insieme e li spediscono per la sorveglianza, ma anche per attacchi veri e propri. Lo scambio commerciale Cina-Israele è arrivato ad un picco di circa 20 miliardi di $ l’anno. E la privatizzazione del porto di Haifa e del porto di Ashdod è stata fatta dai cinesi e da una società indiana, Adani. Gli indiani forniscono anche molte attrezzature militari e lavoratori che hanno sostituito i palestinesi.

Il Sudafrica è il principale fornitore di carbone, ma anche di diamanti grezzi, che a volte tornano indietro lavorati. E poi di uva.

L’Indonesia è l’ultimo membro dei BRICS+, con la popolazione musulmana più numerosa al mondo, ed anche il suo nuovo leader ha concluso alcuni accordi militari con Israele.

Ma soprattutto gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto sono alleati molto, molto stretti. E poi l’Etiopia, che fornisce soldati all’IDF. L’Egitto in genere sostiene Israele quando si tratta di grandi accordi geopolitici. Ad esempio, quando Israele e l’Iran si scambiavano missili come dimostrazione di forza da entrambe le parti nel 2024, sono stati gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto, appartenenti ai BRICS (e anche la Giordania), ad aiutare Israele e gli Stati Uniti a mantenere in funzione Iron Dome.

La Nigeria, anche lei partner dei BRICS, è uno dei tre principali fornitori africani di petrolio a Israele.

Poi guardiamo alle istituzioni multilaterali – Banca Mondiale, FMI, OMC – quando ricapitalizzano, hanno bisogno di più denaro, si rivolgono prima ai BRICS. I BRICS acquisiscono più quote del FMI. Così facendo, riducono le quote degli altri Paesi. Il Venezuela ha perso il 41%. Anche il Sudafrica e la Nigeria hanno perso quote, quando nel 2015 Cina, Brasile, India e Russia – quattro dei cinque BRICS – hanno ottenuto quote molto maggiori dell’FMI.

(…) La New Development Bank, la banca BRICS, quando la Russia ha invaso illegalmente l’Ucraina ed è stata sottoposta a sanzioni finanziarie, ha sottoposto a sanzioni il suo membro al 20%, la Russia, a seguito delle pressioni delle agenzie di rating del credito – Standard & Poor’s, Moody’s – e del Tesoro americani.

E poi c’è l’ideologia, il soft power. Questo è un periodo di fluidità ideologica.

Il movimento neofascista – il movimento sionista – ha la sua ideologia: il nazionalismo. La difesa degli interessi degli operai bianchi negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, che sostengono quello che chiamano anche paleo conservatorismo o nazionalismo populista di destra. Si tratta di una malattia, diciamo, di falsa coscienza – da parte dei lavoratori – che li porta a sostenere uno come Donald Trump. O, come è successo ora in Gran Bretagna, il Reform Party.

È un problema molto, molto serio. Lo abbiamo visto in molte parti del Terzo Mondo – come il Brasile, con Bolsonaro; le Filippine con Duterte e ora Marcos. E abbiamo visto, per certi versi, un evangelismo cristiano di destra che ha alimentato questo fenomeno. Penso che, dal punto di vista ideologico, dobbiamo stare attenti. Anche in Sudafrica c’è un filone di questo tipo.

E poi, nella nostra sinistra, ci sono persone che dicono che i BRICS rappresentano ancora un anti-imperialismo. (…) Sono profondamente in disaccordo con loro, ma è una buona cosa discuterne. Sono tutti bravi compagni, in gruppi importanti come l’ANC, il Partito Comunista, gli Economic Freedom Fighters, il Partito MK, il NUMSA, il COSATU. I maggiori leader della sinistra sostengono che i BRICS sono degli alleati, che la Russia è antimperialista, che la Cina è socialista – cose su cui non sono assolutamente d’accordo.

1 Oleodotto Sumed o Suez-Mediterranean, è un oleodotto in Egitto, che va dal terminal di Ain Sokhna nel Golfo di Suez, vicino al Mar Rosso, a Sidi Kerir, Alessandria nel Mar Mediterraneo. Fornisce un’alternativa al Canale di Suez per il trasporto di petrolio dalla regione del Golfo Persico al Mediterraneo. [Wikipedia]

2 Drone MALE= Medium Altitude Long Endurance (Drone di Media Altitudine Lunga Resistenza)

3 Adani Elbit Advanced Systems India Ltd è una joint venture tra il gruppo indiano Adani Defence & Aerospace (Difesa e aeropaziale) e l’israeliano Elbit Systems (tecnologie per la Difesa)

4 Patrice Motsepe (Soweto, 28 gennaio 1962) è un imprenditore sudafricano, fondatore e presidente esecutivo di African Rainbow Minerals. ARM è una società mineraria, con interessi in una vasta gamma di miniere, tra cui platino e metalli del gruppo del platino (PGM), ferro, carbone, rame e oro. ARM possiede il 20% di Harmony Gold, la 12a più grande società mineraria d’oro al mondo con tre operazioni minerarie in Sudafrica.

da: https://pungolorosso.com/2025/05/18/quasi-tutti-i-paesi-brics-alimentano-leconomia-di-israele-patrick-bond-italiano-english/


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