Come si spiega la violenza della repressione contro le proteste sociali in Argentina? Quali sono i suoi limiti? Siamo di fronte a un cambio di regime? Chi incarna oggi la resistenza al “modello millenario”? A queste e ad altre domande rispondono due ricercatori consultati da Brecha.

interviste a cura di Fabián Kovacic, da Brecha

La feroce repressione di mercoledì 12 marzo a Buenos Aires contro i pensionati che marciavano per chiedere pensioni migliori, l’estensione della moratoria sul pensionamento e la reintroduzione dei farmaci gratuiti ha indotto il governo di Javier Milei a ripensare la propria strategia. La marcia di mercoledì 19 verso la Plaza del Congreso è stata fermata da una tripla recinzione metallica che ha impedito ai manifestanti di avvicinarsi alla polizia e alla gendarmeria.

Il cambiamento riconosce due ragioni: da un lato, i primi sondaggi dopo la repressione del 12 hanno mostrato un ripudio tra gli stessi elettori di Milei e, dall’altro, nello stesso pomeriggio del 19 alla Camera dei Deputati, il partito al governo ha ottenuto un importante trionfo: l’approvazione del decreto di necessità e urgenza che avalla l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale per dare ossigeno al debito estero. L’opposizione non ha raggiunto nemmeno il quorum necessario per trattare l’estensione della moratoria sulle pensioni. Mentre all’interno del Congresso festeggiavano i rappresentanti di La Libertad Avanza (LLA, il partito di Milei), Propuesta Republicana(PRO), dell’ex presidente Mauricio Macri, un settore del radicalismo e del peronismo alleato di Milei, all’esterno i pensionati manifestavano senza grossi incidenti con le forze di sicurezza.

La tensione, tuttavia, è rimasta nell’aria per tutta la giornata di mercoledì, come un’eco della violenza scatenata una settimana prima, quando 114 persone sono state arrestate e quasi 50 ferite, tra cui il fotoreporter Pablo Grillo, colpito alla testa da una bomba lacrimogena lanciata da un agente della Gendarmeria. L’immagine di Grillo che rischia di morire dissanguato ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa dai media internazionali, così come quella di una pensionata di 87 anni, Beatriz Blanco, picchiata da un poliziotto che l’ha lasciata priva di sensi per alcuni minuti.

Questa volta il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha fatto ricorso a una moltiplicazione di minacce: perquisizioni sui mezzi di trasporto che entrano nella capitale, manifesti e altoparlanti nelle stazioni ferroviarie che avvertono della repressione per chi viene a manifestare, drappelli della polizia che tagliano le strade. È stato efficace. Gli organizzatori di questa nuova manifestazione a sostegno dei pensionati – i sindacati dei lavoratori statali, la Central de Trabajadores Argentinos, i movimenti sociali e i piqueteros – avevano invitato coloro che si recavano di fronte al parlamento a essere prudenti e a proteggersi con caschi, sciarpe e occhiali. Non sono stati necessari. Il governo questa volta è stato cauto nell’usare la mano pesante, considerando che alla fine dell’anno, a fine ottobre, ci saranno le elezioni parlamentari di metà mandato e che LLA sta studiando un accordo elettorale formale con il PRO per riunire la destra ideologica e portare avanti le riforme volte a eliminare i resti del traballante stato sociale, e non può permettersi errori. La violenza e la paura li hanno comunque lasciati ben installati.

Mettiamoci il corpo

intervista con il politologo Diego Sztulwark

Com’è possibile che siano gli studenti universitari e ora i pensionati a guidare la resistenza a questo modello e non i sindacati o un’opposizione politica articolata?

I partiti politici non stanno guidando la resistenza perché Javier Milei ha imposto un forte disconoscimento pubblico e una delegittimazione di questi partiti. Quando Milei è entrato in politica, lo ha fatto al di fuori dei partiti. L’Argentina aveva faticosamente ricostruito la dinamica del dominio bipartitico tra peronisti e radicali. Dopo la disorganizzazione di questo sistema bipartitico nel 2001, Mauricio Macri è riuscito a consolidare attorno a sé una coalizione in opposizione al peronismo e per otto anni si è avuta un’alternanza di governo tra il macrismo e il peronismo, guidato da Alberto Fernández

Si tratta di una dinamica bipartitica strutturata, un sistema politico che ha funzionato male piuttosto che bene. Milei non è semplicemente di destra. È anche una sfida al bipartitismo, a quella che lui chiamava “la casta”. Questo disconoscimento pesa ancora molto sui leader politici dell’opposizione. Né credo che la società sarà così rapida nell’accettare che i partiti di opposizione siano in prima linea nella resistenza. E i partiti non hanno né la capacità né la volontà di essere resistenza in questo momento.

Per quanto riguarda i sindacati, come sempre in Argentina esiste una struttura di sindacalismo concentrato, strettamente legato al mondo imprenditoriale, molto favorevole a negoziare i propri privilegi, che assume sempre una posizione molto morbida, negoziale, transazionale. Eppure, in Argentina ci sono stati due scioperi generali e questa settimana ne è stato annunciato un terzo per aprile.

Chi è rimasto a resistere a questo modello?

Nel 2024, gli studenti universitari hanno organizzato due grandi manifestazioni che sono state molto paradossali. Hanno dimostrato che esiste la capacità di difendere il settore pubblico, ma non sono riusciti a provocare alcun effetto sulla politica di adeguamento del bilancio universitario. Il 1° febbraio c’è stata una grandissima manifestazione a Buenos Aires e in molte parti del paese in risposta al discorso di Milei in Svizzera, al Forum economico di Davos, contro la cosiddetta “cultura woke”, contro gli omosessuali, contro il femminismo radicale. Quella marcia ha messo le cose in termini di fascismo e antifascismo. Si chiamava “Marcia dell’orgoglio antifascista e antirazzista”. A partire dalla cultura femminista e LGBTQ+, si è sostenuto che in Argentina esistono solo due generi di persone: i fascisti e gli antifascisti. Questo tono ha segnato un cambiamento nel clima sociale del paese.

Come si inseriscono i pensionati in questo quadro?

Non so se siano i pensionati a guidare la resistenza. Marciano ogni mercoledì per richieste urgenti, perché il peggio dell’aggiustamento sta ricadendo su di loro. E mercoledì dopo mercoledì vengono repressi, con pochissima capacità di fare appello ad altri settori. Poi sono arrivati gruppi di tifosi di calcio, fondamentalmente del Club Chacarita, seguiti da altri tifosi. Dico “hinchadas”, non “barras bravas”, che sono dove ci sono le imprese. Sono tifosi di squadre di calcio riuniti in peñas, in associazioni, che sono state convocate da gruppi WhatsApp. Questi tifosi hanno aggiunto un plus a una mobilitazione che comprendeva anche sindacati di base, movimenti sociali, movimenti femministi.

Come si è costruita questa dirompente situazione nuova?

Nel 2019, il peronismo e i suoi alleati avevano offerto un’alternativa per fermare il programma del “macrismo”. Per qualsiasi motivo, il Frente de Todos (la coalizione tra peronisti e kirchneristi, ndt) non è riuscito a realizzare la base di quel programma, che consisteva fondamentalmente nel fermare la caduta dei redditi dei settori popolari. Un altro elemento è che la società argentina non è più la stessa dopo la pandemia. Una nuova generazione è entrata a far parte dell’elettorato, che è la generazione del lockdown e di un progressismo che all’epoca era tutto un “restiamo a casa”.

I settori popolari dovettero uscire in strada per lavorare e si trovarono sotto la sorveglianza, controllati, dei settori medi e medio-alti che, con un discorso a favore della polizia, li rimproveravano per quello che facevano fuori casa. A ciò si aggiunge un intervento molto importante in termini di accelerazione del mondo informatico e tecnologico. Le persone erano rinchiuse non solo nelle loro case, ma anche sugli schermi, nel cloud, in Internet, nei telefoni cellulari, nel telelavoro, e avevano un’enorme capacità di interazione senza alcun legame fisico. Si sono moltiplicate tutte le applicazioni di pagamento e di commercio virtuale. Quando la pandemia è finita, le persone hanno lasciato le case, ma non sono mai più uscite da quelle bolle. L’Argentina non è stata più la stessa. L’impossibilità di ricorrere nuovamente alla manifestazione popolare come strumento di mediazione politica per risolvere i problemi ha dato vita a una nuova società. Il mileismo mi sembra del tutto inseparabile da questa nuova situazione.

E ora la mobilitazione è tornata.

La novità degli ultimi giorni è stata quella dei tifosi. Tifosi che hanno un’idea di sostegno totalmente diversa dal milleismo. Il sostegno dei tifosi è “maradoniano”, si tratta di “metterci il corpo”. Questo plus dei tifosi è legato a un plebeismo argentino, che a volte si è manifestato politicamente, soprattutto attraverso il peronismo, altre volte attraverso movimenti sociali come i piqueteros, e che oggi sembra manifestarsi attraverso questa figura del tifoso, della maglietta da calcio e della cultura dell’“aguante”. Questo nuovo movimento sociale che si sta ricostruendo finora ha due grandi immagini: quella antifascista del 1° febbraio e quella dell’“aguante” dei tifosi del 12 marzo.

Come definirebbe il mileismo?

Nell’Argentina di oggi, l’asse democrazia o dittatura, diritti umani o fascismo, non è un asse importante per metà del paese. Si discute di altre cose. Milei ha lasciato metà del paese senza pace. Il macrismo aveva una maschera di repubblicanesimo e, in un certo senso, si occupava delle forme. Il mileismo è accelerazionista, è un modo di governare che prescinde totalmente dai meccanismi abituali di legittimazione politica. Normalmente, per legittimarsi politicamente si fanno due cose. La prima è negoziare con la società un certo livello di distribuzione materiale, anche se minimo, e, dall’altra parte, fornire argomenti, spiegazioni che convincano almeno momentaneamente una parte della società. Il mileismo non è interessato alla distribuzione economica o all’argomentazione.

“Siamo di fronte a un cambio di regime costituzionale”

intervista con il sociologo e antropologo Pablo Semán

Come definirebbe l’attuale governo argentino?

Nel 2023 ho detto che stavamo andando incontro a un cambiamento di regime costituzionale. Non è stata cambiata la costituzione scritta, ma l’insieme delle pratiche che interpretano la costituzione e il repertorio degli attori che si permettono di intervenire su di essa. Questo cambiamento nel regime costituzionale si è consumato durante tutto il periodo, ma in questa repressione è stato completato e radicalizzato. Il cambiamento consiste nel fatto che le organizzazioni sociali, in quanto attori politici, vengono dichiarate dal governo come organizzazioni criminali. Il governo pone queste rivendicazioni sociali al limite del crimine e le forze di sicurezza non hanno alcun controllo o limite.

In questo contesto si inserisce la brutale repressione dei pensionati, che supera tutti i limiti.

Credo che il governo abbia cercato la repressione più violenta possibile perché voleva annientare la protesta sociale e dimostrare alle élite nazionali e internazionali che era pronto a tutto. Cercavano un cadavere. Il governo non ha una guida chiara delle forze di sicurezza, che per di più sono mal pagate. Dice loro: “Qualunque cosa accada, vi sosterremo”. Patricia Bullrich ha già fatto queste cose nel 2016 e nel 2017, quando, sotto il governo Macri, ha represso le proteste contro la riforma delle pensioni e quando si è verificato il caso di Santiago Maldonado, un giovane scomparso nella provincia del Chubut nella Patagonia, dopo una manifestazione e il cui corpo è stato ritrovato più di due mesi dopo in un fiume. 

All’epoca c’erano già arresti casuali, false accuse, mancanza di rispetto per un protocollo d’azione della polizia che loro stessi avevano definito e che era già molto aggressivo. Tutto quello che è successo ora era già stato fatto, ma questa volta lo hanno fatto in misura superlativa. Secondo Macri ci sono stati eccessi nelle proteste sociali, ma non sono condannabili di per sé.

I pensionati sono un nuovo attore della resistenza sociale?

Non direi, ma non lo scarterei nemmeno. Durante la dittatura, le Madri di Plaza de Mayo non erano l’unica resistenza. C’era una resistenza frammentaria. Più o meno contemporaneamente alla comparsa delle Madri, nel 1977 una parte del movimento sindacale formò la cosiddetta Commissione dei 25, che qualche tempo dopo lanciò uno sciopero generale, e ci furono anche alcuni movimenti territoriali. Durante il periodo del menemismo, comparvero i pensionati e altri movimenti territoriali, che iniziarono nell’interno del paese e divennero i piqueteros.

Credo che il governo di Milei abbia offeso in successione diversi attori, che hanno reagito tutti. E ora il suo governo è più debole nell’assimilare le conseguenze delle reazioni. Per due motivi: primo, perché la repressione dei pensionati è stata gestita in modo inaccettabile, anche per alcuni dei suoi stessi elettori. Poi, perché in mezzo c’è il caso della criptovaluta $Libra, che ha indebolito la credibilità del governo. E infine, comincia ad esserci una certa sfiducia nei confronti dello schema anti-inflazionistico del governo. In ogni caso, il governo continua a beneficiare dell’illegittimità dell’opposizione e della sorpresa e dell’incapacità di reazione della resistenza.

Perché l’opposizione politica non appare?

Perché manca di una risorsa importantissima: il prestigio, la legittimità. E perché non ha idee e non è disposta a rinnovarsi. I peronisti hanno perso più del 10% dei voti, non hanno nemmeno ringraziato gli elettori, hanno aspettato dieci mesi e sono andati a lamentarsi. Non è che non reagiscono, reagiscono male.

Il sistema politico è esaurito?

Il sistema politico non è costituito altro che dagli attori del sistema politico. Non esiste un sistema politico indipendente dagli attori. Il deficit di legittimità degli attori tradizionali – a cui si aggiunge il deficit di legittimità accumulato dai nuovi attori – può portare a una situazione in cui il sistema politico non è in grado di canalizzare le richieste.

Quale ruolo vede per l’ondata di destra che sta attraversando il mondo in questo contesto?

Milei è stato influenzato a livello globale, ma è anche un influencer globale, perché ha aperto le porte di ciò che si poteva dire. Milei è popolare in Europa perché dice ciò che l’estrema destra europea non può dire. D’altra parte, il progressismo e il centro-sinistra usano il fatto che ci sia un’ondata globale per nascondere le loro responsabilità, anche se ci sono anche persone di sinistra che hanno vinto dopo l’ondata di destra, come in Uruguay. 

La terza questione è il trionfo di Donald Trump, che ha reso la politica nazionale più geopolitica che mai. Alcune variabili fondamentali della geopolitica sono cambiate completamente e sono diventate contingenti. I confini territoriali sono diventati aleatori. Anche le dinamiche della globalizzazione economica sono cambiate, perché è iniziato un ciclo protezionistico molto più marcato. Uno dei principali attori della geopolitica globale, l’Europa, è molto indebolito. Il progressismo rimane rassegnato al fatto che si tratta di un fenomeno globale. Pensate se la Resistenza europea lo avesse detto nel 1941 di fronte ai nazisti!


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