Il blocco dei ponti di Novi Sad, nonostante gli impotenti divieti, si preannuncia come una delle manifestazioni più massicce della protesta che iniziata lo scorso novembre, di cui il Refrattario aveva già riferito.
Le manifestazioni non interessano solo Novi Sad, la seconda città del paese ma anche l’epicentro della protesta accesasi dopo il criminale crollo della pensilina della stazione ferroviaria di quella città, ma anche la capitale Belgrado, ovviamente, e la quasi totalità degli altri centri medi e piccoli: si calcola che 151 comuni serbi, sui 174 esistenti siano coinvolti. Le manifestazioni sono state spesso massicce. Ad esempio il 24 gennaio, 55.000 persone hanno manifestato a Belgrado e 22.000 a Novi Sad, e il 26 gennaio 15.000 a Niš, 6.000 a Kragujevac, oltre 6.000 a Čač, oltre 5.500 a Pančevo e 4.000 a Užice.
Il 1° novembre scorso, la notizia che tonnellate di cemento crollate alla stazione di Novi Sad, inaugurata solennemente, avevano ucciso 15 persone ha sconvolto l’opinione pubblica. Inoltre, la tragedia di Novi Sad veniva a sommarsi alle morti causate nelle settimane precedenti in un incidente di elicottero e in uno scontro provocato da un veicolo militare.
Così, i deputati e le deputate del Fronte Verde di Sinistra hanno lasciato impronte di palmi insanguinati sull’edificio del governo, con lo slogan “le vostre mani sono insanguinate”., mentre le sciarpe rosso sangue diventavano simbolo della protesta. Le indagini sul crollo alla stazione non portano a nulla così la rabbia popolare sfocia in una grande manifestazione a Novi Sad, il 5 novembre, con oltre 20.000 persone, incidenti e l’arresto di quindici attivisti dell’opposizione e di un operaio edile, accusati di aggressione. Ma la repressione, invece di intimidire, alimenta il movimento.
Alla protesta contro la corruzione negli appalti pubblici si sommano la rivendicazione dell’individuazione dei responsabili dei morti e la richiesta della liberazione degli arrestati.
La protesta coinvolge soprattutto gli studenti universitari. Gli studenti hanno reagito alla violenza repressiva con il blocco di numerose facoltà già dal 25 novembre, con il sostegno di numerosi intellettuali e tante associazioni. Le rivendicazioni vanno dalla richiesta di indagini e di punizione per i responsabili del crollo di Novi Sad, la messa a processo dei responsabili della repressione e l’aumento degli stanziamenti per l’istruzione, pesantemente tagliati dal governo.
A dicembre i blocchi si moltiplicano, e coinvolgono una sessantina di facoltà. I blocchi stanno diventando quotidiani ed è difficile capire tutti i punti in cui vengono organizzati, e agli universitari si uniscono le scuole secondarie e persino le elementari, dove gli alunni organizzano blocchi scolastici. Nel frattempo la polizia aumenta la violenza della repressione, con raid dei blindati contro i cortei.
Alla protesta studentesca verso la metà di dicembre si affianca l’iniziativa dei sindacati, che radicalizzano la loro azione.
Il 22 dicembre si svolge a Belgrado la più grande manifestazione della Serbia, con oltre 100.000 persone nella piazza Slavija, che per cinque minuti mantiene un totale silenzio che parla più di un miliardo di parole.
E’ così, con numerosi arresti, alcuni manifestanti uccisi e tanti feriti, che si è arrivati alla situazione di questi giorni, con un movimento di protesta contro il presidente della Repubblica, il populista Aleksandar Vucic, considerato l’uomo più potente della Serbia, e contro il governo del Partito Progressista Serbo (SNS) e il suo leader Miloš Vučević. Il SNS è un partito di centrodestra, ma governa in alleanza con i due partiti “socialisti” eredi della Lega dei Comunisti, il partito che fu di Slobodan Milošević.
Qualche giorno fa, assieme al sindaco di Novi Sad, il premier Vucevic ha annunciato le sue dimissioni “per non aumentare ulteriormente la tensione nella società”.
Da: https://andream94.wordpress.com/2025/02/02/serbia-cresce-la-protesta-contro-corruzione-e-violenza/
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