Riprendiamo, sostenendolo, l’appello del sindacato dei lavoratori degli autobus della città metropolitana di Teheran per la liberazione in particolare di due suoi dirigenti e di due attiviste sindacali ad esso collegate, e “di tutti i lavoratori, insegnanti, studenti e attivisti per i diritti civili imprigionati in Iran”, e un secondo appello contro la pena di morte e la condanna a morte dell’attivista curda Pakhshan Azizi.

Il sindacato dei lavoratori degli autobus di Teheran è da parecchi anni uno dei centri di resistenza operaia al regime capitalista-teocratico dell’Iran, che reprime sistematicamente ogni forma di autorganizzazione e di lotta dei lavoratori. Dopo essere stato tra i protagonisti del rovesciamento del regime dello Scià nel 1979, il nuovo regime degli ayatollah ne ha sempre più limitato l’attività fino a sopprimerlo per sostituirlo con un Consiglio Islamico del Lavoro, sindacato corporativo di regime. L’autorganizzazione dei lavoratori continuò con metodi clandestini, fino a ripresentarsi alla luce del sole nel 2004; nel 2005 il suo leader Mansour Osanloo venne licenziato insieme ad altri 17 militanti, e poi arrestato ma rilasciato poco dopo a seguito delle crescenti proteste dei lavoratori. Il 3 giugno 2005 8.000 lavoratori parteciparono al congresso di rifondazione del sindacato, sfidando il divieto del regime. A seguito di agitazioni per il mancato pagamento dei salari e le condizioni di lavoro pericolose, e per la libertà di organizzazione nel settembre 2005 vennero nuovamente arrestati 7 attivisti del sindacato, e nel gennaio 2006, a seguito di uno sciopero intercettato dalla polizia, tutti membri del Consiglio Direttivo del sindacato vennero arrestati, tra cui Ebrahim Madadi e Davoud Razavi, insieme a circa 1.200 scioperanti.

Il 19 novembre 2006 Mansour Osanloo, da poco rilasciato su cauzione dopo mesi di carcere in isolamento, venne nuovamente arrestato insieme al vicepresidente del sindacato Ibrahim Madadi e picchiato da miliziani armati. Nel settembre del 2008, dopo un suo ulteriore arresto, fece un discorso ad un’assemblea di autisti, che è diventato famoso per la sua efficacia:

«Quando mi portarono al Ministero dei servizi segreti, gli ho detto le stesse cose che vi dirò ora. Ho detto al poliziotto: “Vuoi interrogarmi? Ascoltami bene. Io ho fatto la rivoluzione nel 1979. Ho fatto la rivoluzione per l’indipendenza, per la libertà e per la giustizia sociale. Ma ora le nostre figlie finiscono a fare le prostitute a Dubai, Islamabad, Karachi e in Kuwait, schiacciate dalla povertà…”. Il poliziotto abbassò la testa per la vergogna. (…) Non abbiamo bisogno di essere poveri. Il nostro Paese è ricco, uniamoci e combattiamo per i nostri diritti.»

Il suo discorso fu di ispirazione anche per canzoni e simboli del movimento sindacale, e per un inno sfidante che aveva queste parole:

Voi del governo, voi dell’alta società,

Vogliamo un sindacato!

Siamo stanchi di lavorare fino alla morte,

Vogliamo un sindacato!

Vogliamo un sindacato per le nostre vite, per i nostri figli…

Vogliamo un sindacato per i nostri salari, per la nostra dignità!

Oh sì, vogliamo un sindacato! Non resteremo in silenzio.

Non abbiamo ville a Dubai o in Canada,

Lavoriamo come cani e non abbiamo un futuro.

Come pensate di poterci spaventare?

Nel 2010 venne arrestato il tesoriere del sindacato Reza Shahabi, poi condannato a sei anni per “riunioni e collusioni contro la sicurezza dello Stato” e per “propaganda anti-sistema”; nell’agosto 2017, di nuovo in carcere per scontare ulteriori 4 mesi trascorsi in ospedale per cure, iniziava con altri 15 detenuti politici uno sciopero della fame e della sete nel carcere di Rajaee Shahr contro l’assegnazione a un settore di massima sicurezza e la minaccia di un ulteriore anno di carcere in quanto “nemico di Dio”. Finalmente rilasciato, venne nuovamente arrestato nel giugno 2020. In prigione gli sono stati negati i farmaci di cui necessita.

Reza Shahabi

L’1 giugno 2020 un altro  membro del sindacato degli autoferrotranvieri di Teheran, Rasoul Taleb Moghaddam, fu condannato a 74 frustate e due anni di carcere per avere partecipato al corteo del Primo Maggio 2019.

In due comunicati recenti, che pubblichiamo, l’UWTSBC, forte del sostegno dei suoi 17 mila iscritti, ha recentemente denunciato nuove misure repressive contro 4 suoi dirigenti e attiviste (la più conosciuta delle quali è Farahnaz Shiri, la prima donna autista, licenziata più volte), e la conferma della condanna a morte contro l’attivista curda Pakhshan Azizi per “insurrezione armata”. Il verdetto, riferendosi alle proteste antigovernative di Donna, Vita, Libertà in seguito all’assassinio, sancito dal governo, di Jina Mahsa Amini, dette  “rivolte del 2022-23”, afferma: “Ella [Pakhsan Azizi] è entrata nel Paese per infiammare la situazione in Iran, ha contattato le famiglie di coloro che sono stati uccisi nelle rivolte del 2022-23, ha spiegato loro gli obiettivi e i programmi del gruppo di opposizione e li ha incoraggiati a continuare le loro proteste e a non rinunciare alla vendetta di sangue per i loro figli”.

La dura repressione contro l’UWTSBC e ogni opposizione popolare conferma il carattere massimamente reazionario e di classe borghese del regime degli ayatollah, che dalla sua formazione ha sistematicamente represso e assassinato decine di migliaia di militanti operai e comunisti, contro ogni illusione che esso possa giocare un ruolo “anti-imperialista” o che possa essere di sostegno alla causa palestinese.

Esprimiamo il nostro pieno sostegno, di classe e internazionalista agli appelli dell’UWTSBC, e a tutte le altre organizzazioni sindacali indipendenti dell’Iran, oggetto della repressione padronale e statale. Questa opposizione di classe, insieme ai movimenti delle donne e per i diritti civili, per la libertà di espressione di organizzazione di manifestazione e di sciopero, deve trovare un sostegno attivo da parte delle organizzazioni di classe internazionaliste e anticapitaliste, contro le strumentalizzazioni degli imperialismi occidentali e delle loro ONG.

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Liberate i membri del Sindacato Ebrahim Madadi, Davood Razavi e le attiviste sindacali Reyhaneh Ansarinejad e Anisha Asadollahi!

Il Sindacato dei Lavoratori dell’Azienda degli Autobus di Teheran e Sobborghi chiede il rilascio incondizionato di tutti i lavoratori, insegnanti, studenti e attivisti per i diritti civili imprigionati in Iran.

In particolare, il Sindacato chiede il rilascio immediato dei suoi due membri imprigionati, Ebrahim Madadi e Davood Razavi, nonché degli attivisti sindacali e alleati del Sindacato, Reyhaneh Ansarinejad e Anisha Asadollahi.

Ebrahim Madadi, membro e vicepresidente del Consiglio direttivo del Sindacato da lungo tempo, è detenuto nel reparto 8 della prigione di Evin dal 12 agosto 2024 (21 Mordad 1403) per scontare una condanna ingiusta di un anno relativa a un caso del 2015. In precedenza è stato detenuto per tre anni e mezzo e di nuovo per circa quattro mesi. Oltre a ciò, ha sopportato molteplici detenzioni a breve e lungo termine, anni di disoccupazione a causa di licenziamenti forzati e notevoli sacrifici personali. A circa 70 anni e con molteplici problemi di salute, Ebrahim Madadi non è in alcun modo nelle condizioni fisiche per essere imprigionato.

Davood Razavi, membro del Consiglio direttivo del Sindacato e attivista del Sindacato dal 2004 (1383), è stato arrestato il 27 settembre 2022 (5 Mehr 1401) e ingiustamente condannato a cinque anni di carcere. Attualmente è detenuto nel reparto 4 della prigione di Evin. In precedenza era stato arrestato più volte e in un’occasione era stato condannato a cinque anni di carcere con la condizionale. Davood Razavi soffre di vari problemi di salute, che sono peggiorati a causa della prolungata detenzione. Nonostante le sue condizioni di salute critiche, non gli è stato concesso nemmeno un giorno di permesso medico.

Reyhaneh Ansarinejad, attivista sindacale e sostenitrice del Sindacato, è imprigionata dal 12 maggio 2022 (22 Ordibehesht 1401) e condannata a un’ingiusta pena detentiva di quattro anni. Attualmente è detenuta nel reparto femminile del carcere di Evin. Reyhaneh, che ha già affrontato arresti in passato, è stata l’unica a prendersi cura della figlia e ora sta affrontando gravi difficoltà. Negli ultimi mesi, le sono state persino negate le visite di persona alla figlia.

Anisha Asadollahi, insegnante, traduttrice per il nostro Sindacato e difensore della classe operaia, è stata arrestata il 9 maggio 2022 (19 Ordibehesht 1401) e condannata dalla Corte Suprema a un’ingiusta pena di tre anni e sette mesi di carcere. È inoltre detenuta nel reparto femminile della prigione di Evin. Anisha era già stata arrestata in passato durante eventi come la Giornata internazionale dei lavoratori nel 2019 (1398). Le autorità carcerarie le hanno negato le visite di persona per diversi mesi.

Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e Sobborghi sottolinea che la continua detenzione di membri del Sindacato, lavoratori e attivisti del lavoro è priva di qualsiasi giustificazione legale o umana. Tutti gli attivisti del lavoro imprigionati devono essere rilasciati immediatamente e i casi infondati e le molestie contro di loro devono finire!

Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e Sobborghi

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Denunciamo la conferma della condanna a morte per Pakhshan Azizi

Comunicato del Sindacato dei lavoratori degli autobus di Teheran e sobborghi che denuncia la conferma della condanna a morte di Pakhshan Azizi da parte della Corte Suprema e altre condanne a morte

Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia degli Autobus di Teheran e Sobborghi condanna fermamente l’ingiusta conferma della condanna a morte di Pakhshan Azizi, assistente sociale e attivista per i diritti delle donne, da parte della Corte Suprema. Denunciamo inoltre l’emissione e l’esecuzione di altre condanne a morte contro attivisti civili, sociali e politici.

Pakhshan Azizi è stata condannata a morte dal Tribunale rivoluzionario con l’accusa infondata di “ribellione” a causa delle sue attività pacifiche e civili, tra cui l’assistenza a donne e bambini sfollati in Siria e Iraq.

Secondo Amnesty International, tra il 2014 e il 2022, Pakhshan Azizi è stata coinvolta in attività umanitarie, fornendo aiuto a donne e bambini sfollati a causa degli attacchi armati dell’ISIS. Molte di queste persone sono state accolte in campi nel nord-est della Siria e nella regione del Kurdistan in Iraq.

La recente conferma dell’ingiusta condanna a morte di Pakhshan Azizi da parte della Corte Suprema evidenzia la sistematica repressione in corso e il totale disprezzo per la giustizia all’interno del sistema giudiziario.

Il processo a Pakhshan Azizi, inficiato da torture, sparizioni forzate, confessioni forzate e diffuse violazioni del giusto processo, è un chiaro esempio della crescente repressione degli attivisti civili e dei difensori dei diritti umani. Queste sentenze fanno parte di una politica repressiva volta a instillare la paura e a reprimere la libertà e la ricerca della giustizia da parte delle popolazioni oppresse del Paese.

Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e Sobborghi chiede l’immediata sospensione della condanna a morte di Pakhshan Azizi, il suo rilascio incondizionato e la revoca delle condanne a morte contro Behrouz Ehsani, Mehdi Hassani, Verisheh Moradi e altri attivisti civili e politici.

Ribadiamo inoltre la nostra ferma opposizione alla pena di morte come punizione disumana e strumento di oppressione. I movimenti dei lavoratori in Iran e nel mondo si oppongono inequivocabilmente alla pena di morte in tutte le sue forme e pretesti. Consideriamo la pena di morte una violazione del diritto alla vita, della giustizia sociale, dell’uguaglianza e del diritto a una vita dignitosa. La sua abolizione è un passo fondamentale verso la costruzione di società più umane e giuste.

Chiediamo a tutti i lavoratori, ai sindacati, alle organizzazioni per i diritti umani e alla società civile internazionale di prendere una posizione ferma ed efficace contro queste sentenze ingiuste e la repressione sistemica.

#NoToExecution

Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e Sobborghi

13 gennaio 2025 (24 Dey 1403)


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