L’Alleanza Progressista dell’opposizione ha sconfitto la coalizione Lepep del governo uscente nelle elezioni di Mauritius del 10 novembre.
I risultati sono stati chiari. Con il 62% dei voti, i partiti di opposizione hanno conquistato quasi tutti i seggi dell’assemblea, secondo la regola del “chi vince prende tutto”.
Manovre spudorate
Queste elezioni sono state segnate dallo scandalo delle intercettazioni. Il governo ha organizzato un sistema di spionaggio su larga scala che ha preso di mira voci dissidenti, giornalisti, avvocati e attivisti della comunità. Questa deriva autoritaria è stata amplificata quando il governo si è preparato a tagliare Internet. In un Paese noto per la sua stabilità democratica, il governo ha cambiato idea di fronte alle proteste.
Pravind Jugnauth, il primo ministro uscente, pensava che l’accordo raggiunto con la Gran Bretagna sulle isole Chagos gli avrebbe garantito un bonus. L’accordo, presentato come la restituzione della sovranità di Mauritius sull’arcipelago, è criticabile. È stato redatto in assenza dei Chagossiani, nonostante le loro ripetute richieste di essere coinvolti. Questi ultimi sono stati cacciati dall’isola dal governo britannico alla fine degli anni Sessanta. Inoltre, la Gran Bretagna mantiene i diritti di sovranità sull’isola principale di Diego Garcia, con il divieto di ritorno degli abitanti alla loro terra e il mantenimento di una base militare concessa agli Stati Uniti.
Allo stesso tempo, la situazione economica è caratterizzata da un indebolimento della crescita, da un livello di inflazione che colpisce le popolazioni più povere, da un tasso di disoccupazione giovanile di quasi il 20% e da un alto livello di disuguaglianza.
Dinastia ed ecosocialismo
La grande maggioranza dei mauriziani ha respinto il governo e ha votato Navin Ramgoolam. Un politico che è stato due volte Primo Ministro e che è stato accusato di riciclaggio di denaro. La politica mauriziana è dominata principalmente da due dinastie, le famiglie Jugnauth e Ramgoolam, che hanno retto le sorti del Paese fin dall’indipendenza. Le loro politiche sono simili, in quanto hanno accompagnato la trasformazione del Paese da un’economia basata sullo zucchero, seguita dall’industria manifatturiera e dell’abbigliamento, a un’economia incentrata sulla finanza e sul turismo.
Le due organizzazioni di sinistra radicale del Paese, Lalit e Rezistans ek Alternativ (ReA), hanno fatto scelte politiche diverse. Lalit ha schierato sei candidati da sola, mentre ReA si è unita all’alleanza progressista negoziando tre mandati da parlamentare. Il suo leader, Ashok Subron, è stato nominato ministro degli Affari sociali. Uno dei suoi primi discorsi ufficiali è stato pronunciato in occasione della Giornata internazionale della disabilità. In quell’occasione, ha auspicato un cambiamento di approccio, puntando sulle cause sociali, economiche e ambientali che contribuiscono alla disabilità, come la cattiva alimentazione, le malattie e gli infortuni sul lavoro, l’inquinamento e così via.
Un Ministro degli Affari Sociali eco-socialista in un governo è abbastanza raro in Africa da essere motivo di celebrazione, anche se è necessario vigilare.
Paul Martial


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