Ho appena finito di leggere “Atti umani” della scrittrice Han Kang premio Nobel per la letteratura.

Un libro profondamente umano e “sovversivo”. 

Occupandomi di storia e cultura dell’estremo oriente da una quindicina di anni, avevo acquistato negli anni scorsi il libro, lasciandolo sugli scaffali della narrativa coreana e giapponese insieme ad altre decine che acquisto più velocemente di quanto riesca a leggere.

L’assegnazione del Nobel mi ha “costretto” a leggerlo.

La scrittura è cruda e veloce, di grande efficacia. Iniziato lo si deve terminare rapidamente senza che possa lasciare spazio ad altre letture.

Il contenuto il massacro di Gwanju del 1980, i morti e le sue conseguenze psicologiche e di vita sui sopravvissuti.

Uno spaccato di come si difende il “mondo libero”, e, nelle pieghe della narrazione, come si produce il “miracolo economico”.

Un libro sovversivo.

Leggendolo mi è venuto un dubbio, che a Stoccolma non si siano resi conto?

(Visto come vengono normalmente assegnati i Nobel)

O forse l’abilità di chi lo ha proposto è stato di non farlo leggere ai decisori.

Sauro


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