L’aviaria imperversa, lo spillover è alle porte (o magari già nel tinello) e lo spettro del “Quarto cavaliere” aleggia sul pianeta. Ma – cinicamente e ciecamente – non si vuole affrontare il problema alla radice: quello degli allevamenti più o meno intensivi. Eppure la soluzione sarebbe a portata di mano…
Scrivo quanto segue ben sapendo che difficilmente verrà pubblicato. Non per “censure” di qualche genere, ma perché semplicemente non interessa. A chi è (o si considera) di sinistra perché comunque “viene prima l’uomo” (antropocentrismo, malattia cronica – o senile ? – del socialismo ?); alle altre anime belle (democratici, autonomisti, cristiani…) per ragioni similari e perché sotto sotto allineati (sussunti ?) alle bronzee legge del profitto (“non vorrai mica mettere in discussione chi lavora”? Ossia allevatori & C.).
Tuttavia (citazione) “ tiro avanti e non mi svesto degli abiti che son solito portare”.
Inquietanti segnali ci segnalano che l’influenza aviaria si avvia a divenire (o è già diventata) “malattia globale”.
A parte l’Australia (ma solo per ora), casi di H5N1 sono stati individuati in ogni angolo del globo terraqueo (con svariate varianti).
Negli USA risultano contaminati allevamenti di ogni genere, dai polli ai cosiddetti “animali da pelliccia” (linci, volpi, visoni..). Casi comprovati, per ora, di circa 250 allevamenti in 14 stati.
Più recentemente anche “bovini da latte” (sempre cosiddetti).
La contaminazione per lo più avviene da un allevamento all’altro. Vuoi per l’inveterata tradizione statunitense di spostare il bestiame in giro per il “Grande Paese” (cowboy si nasce…), vuoi per la contaminazione delle attrezzature della mungitura.
Da qui lo spillover, il passaggio agli umani, è alquanto possibile (direi ormai probabile). Come in una quindicina di casi recentemente registrati in California, sia da bovini che dai polli.
Ma, mentre la notizia del 14° caso di infezione nell’uomo di quest’anno negli USA (nel settembre 2024) segnalato in Missouri dal CDC (Centre for Disease Control), presenta toni preoccupati, drammatici (non ancora apocalittici, ma basta avere pazienza), quella dello sterminio “preventivo” di oltre 800mila (ottocentomila !) galline a Codigoro (Ferrara) passa come normale amministrazione (delle “risorse” presumo). Così come recentemente per quello nel veneziano, a Mira (abbattimento di circa 30mila tacchini).
Due pesi e due misure o mancanza assoluta di sensibilità (non dico empatia)?
Non vorrei farla troppo lunga. La soluzione, l’unica, esiste. Ossia smettere di allevare animali. Non entro nemmeno nella discussione per quelli cosiddetti “da pelliccia” (un abominio totale). Ma il discorso vale anche per quelli “destinati alle vostre tavole”, ossia polli, tacchini, maiali, conigli, vitelli…
Sia intensivamente che “tradizionalmente” a ‘sto punto.
Insomma smettiamola (smettetela) di mangiarli. Oltre che per ragioni etiche (definirle “umanitarie” mi sembra una contraddizione), per ragioni di pura e semplice sopravvivenza dell’homo (cosiddetto) sapiens.
Gianni Sartori
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