di Fabrizio Burattini
Lo hanno riportato tutti i siti di informazione: la questura di Roma ha vietato la manifestazione nazionale per la Palestina del prossimo 5 ottobre ed ha notificato il provvedimento ai responsabili delle associazioni palestinesi promotrici dell’iniziativa.
La decisione antidemocratica, assunta nel conciliabolo del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, è stata assunta con tutta evidenza per rispondere alle denunce arrivate da vari esponenti della comunità ebraica, un tempo sede di vigoroso antifascismo, oggi largamente in mano a fanatici ammiratori dell’estrema destra neofascista e di Fratelli d’Italia, persino senza tenere in alcun conto le persistenti propensioni antisemite di questi ambienti, come rivelato dall’inchiesta di Fanpage e dalle sgangherate prese di distanza di alcuni esponenti meloniani e da Ester Mieli, un tempo portavoce di quella comunità e oggi senatrice di Fd’I.
Già all’inizio del mese di settembre, il presidente dell’associazione Italia-Israele, Bruno Gazzo, aveva scritto al ministro Piantedosi, al sindaco Roberto Gualtieri, al prefetto e al questore, chiedendo di vietare il corteo del 5 ottobre, ritenendolo “un abominio, un inno ai terroristi di Hamas e alle atrocità commesse ai danni di innocenti civili israeliani, una grave apologia di reato finalizzata al terrorismo e alla strage”.
Peraltro, la comuntà ebraica romana “post-antifascista” si era già segnalata lo scorso 25 aprile, quando i suoi uomini di mano, spacciati come epigoni della Brigata ebraica che partecipò alla Resistenza, assalirono le/gli antifasciste/i e le/gli internazionaliste/i gridando slogan misogini e razzisti che avrebbero fatto impallidire perfino gli ultrà delle curve degli stadi. E, più recentemente, a luglio, quando chiese e ottenne “la rimozione e il divieto di pubblicazione di messaggi diffusi sui social media da parte del signor Gabriele Rubini, alias Chef Rubio”, perché ritenuti “idonei a diffondere il pregiudizio antisemita”. Ricordiamo che il noto cuoco era già stato oggetto di un gravissimo pestaggio da parte di una squadraccia fascista “filosionista”.
Ma Piantedosi e il suo questore non hanno solo obbedito agli ordini dei fan di Netanyahu, ma anche alle grida dei neofiti dell’antisemitismo insediati nelle comode direzioni dei giornali di estrema destra, che già in congruo anticipo rivendicavano dal loro ministro il divieto a ogni manifestazione di sostegno al popolo palestinese, vittima del massacro messo in atto dai loro amici insediati nel governo di Tel Aviv (vedi ad esempio l’articolo del “Giornale” del 7 settembre).
Il “rischio che le iniziative si trasformino in occasione per inneggiare all’eccidio del 7 ottobre”, indicato dalle associazioni filoisraeliane e dai giornali di estrema destra, è dunque stato fatto proprio dalle autorità di governo. Come denuncia il Forum Palestina, con il divieto si conferma che nel nostro paese “il perimetro delle libertà politiche e di espressione viene delimitato dai sionisti e dalla stampa di destra” cosa del tutto inaccettabile e che richiede una risposta la più unitaria possibile da parte di tutte e tutti coloro (organizzazioni, singole e singoli) che in tutte le loro sfumature sono esterrefatti dalla brutalità, dall’efferatezza e dal carattere criminale della rappresaglia di Netanyahu e del suo governo bellicista.
Il divieto, il suo carattere prevetivo e autoritario, peraltro, costituiscono un assaggio della ulteriore svolta antidemocratica, autoritaria e repressiva che il governo sta sanzionando con la prossima adozione del DDL 1660, il disegno di legge contro il quale è urgentissima la massima mobilitazione.
Da tempo si è costituita una Rete libere/liberi di lottare; ora, pur se in colpevole ritardo (la legge è stata presentata mesi fa ed è già stata approvata alla Camera), anche la Cgil e la Uil (e in qualche misura anche i partiti dell’opposizione di centrosinistra) sembrano voler scendere in campo. Anche su questo terreno, vista la gravità dell’attacco, è necessaria la massima unità.
da: https://andream94.wordpress.com/2024/09/25/palestina-e-accelerazione-autoritaria/
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