Il fondatore e proprietario di Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato ieri all’aeroporto di Le Bourget (Parigi) dall’Ufficio nazionale antifrode francese , subito dopo l’atterraggio del suo aereo. Era “ricercato” perché la sua app Telegram sarebbe usata da criminali impegnati nel riciclaggio, da trafficanti di stupefacenti, terroristi, pedopornografi, ricattatori, e dunque lui sarebbe complice di questi crimini.
Ma la sua applicazione, essendo totalmente priva di ogni controllo e censura sui post degli utenti, è anche usata da attivisti politici che vogliono sfuggire alle persecuzioni dei propri governi; e non a caso è un’applicazione molto usata dagli oppositori russi antiputiniani.
Alternativa a WhatsApp, l’app di Telegram però usa le chat private ed ha introdotto molto prima dell’applicazione di Mark Zuckerberg la codifica end-to-endche impedisce a chiunque di insinuarsi e di spiare una conversazione. Così è l’applicazione scelta da chi, per i più svariati motivi, tiene alla privacy e alla sicurezza.
Infatti, nel 2014, dopo essersi rifiutato di consegnare al governo del Cremlino i dati personali di un gruppo di oppositori attivo sul suo social, Durov avea scelto di lasciare la Russia perché era diventata “incompatibile con Internet”. E l’uso dell’applicazione Telegram è illegale in numersi paesi autoritari, come ad esempio la Repubblica islamica degli ayatollah iraniani.
Con il colpo di mano della polizia francese, l’esistenza di Telegram e la sua totale libertà di uso sono a rischio, con il pretesto di dover perseguire eventuali attività criminali che utilizzano quelle chat. E così rischia di portare con sè l’ipotesi di privare di ogni possibilità di comunicazione e di propaganda attivisti, militanti, oppositori dei tanti governi autoritari che si diffondono nei cinque continenti.
Pubblichiamo qui sotto il post pubblicato sul suo profilo Facebook a proposito dell’arresto di Durov da Federica D’Alessio, redattrice di Micromega.
Il fondatore di Telegram Pavel Durov, già perseguitato dal regime russo a suo tempo, e all’epoca difeso da tutte le agenzie umanitarie e per i diritti umani occidentali per non aver fornito a Putin le chiavi del suo social network e dunque non avergli permesso di controllare le chat dell’opposizione, è stato arrestato ieri dalle autorità francesi.
Telegram è un social network senza moderazione, lo usano gruppi di ogni genere, ed è diventato particolarmente importante per ucraini e russi con lo scoppio dell’invasione. Certamente è più che possibile, direi anzi è comprovato, che alcuni gruppi su Telegram sono dediti ad attività criminali, particolarmente di revenge porn, oltre che pirateria editoriale e moltissimo altro.
Ma è altrettanto comprovato che Telegram è un canale di scambio per gruppi dissidenti e rivoluzionari, da quelli russi a quelli iraniani contro i diversi regimi, e ovviamente gruppi di solidarietà con il popolo palestinese, ma anche gruppi di sionisti che si scambiano ogni genere di materiale violento e di disumanizzante nei confronti dei palestinesi.
Una possibilità di espressione senza alcuna censura, insomma, un po’ per chiunque.
La cosa interessante infatti non è tanto cosa sia Telegram, ma il fatto che a voler controllare Telegram siano regimi di ogni tipo: da quelli autocratici come quello di Putin, a quelli crescentemente autoritari come le democrazie occidentali, che stanno scivolando, non so quanto ancora dovrò dirlo prima di convincervi, verso l’ex-democrazia. Si parla tanto della minaccia putinista, ma come detto già da tempo, la più grande vittoria di Putin è aver reso le democrazie ormai sempre più indistinguibili dal suo regime, chi per un verso chi per un altro.
Ora Durov, che è cittadino russo e francese, viene arrestato dalle autorità francesi con accuse apparentemente molto generiche. I vertici di Telegram sembra avessero già un piano da attivare in casi simili, per preservare i server e i dati custoditi dall’azienda.
Siamo, in Occidente, nell’epoca dell’ex-democrazia. E la criminalizzazione è la via maestra dell’autoritarismo. Hanno cominciato anni fa criminalizzando le persone solidali con i migranti. Adesso stanno criminalizzando la libertà d’espressione, con il precedente importantissimo, ovviamente, di Julian Assange, che sapevamo avrebbe fatto scuola. L’episodio più grave è accaduto al giornalista britannico Richard Medhurst, da tutta la vita avversario dell’occupazione sionista in Palestina, arrestato qualche giorno fa a Heathrow con l’accusa di terrorismo, per la semplice ragione che ha parlato di Hamas in termini che sono gli stessi con i quali ne parla, per capirci, la nostra Paola Caridi.
Bisogna che ci preoccupiamo e che ci si dia una rapida scossa generale, se ci teniamo a vivere ancora a lungo in regimi che non siano di polizia.
da: https://andream94.wordpress.com/2024/08/25/telegram-larresto-di-durov-e-le-ex-democrazie/
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