L’annuncio di Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale è un terremoto, mentre l’estrema destra ha appena ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni europee. Pubblichiamo qui la presa di posizione dei nostri compagni del Nouveau Parti Anticapitaliste (L’Anticapitaliste-NPA). (Red)
Alle elezioni europee ha partecipato appena la metà degli elettori, ma i risultati di domenica suonano come un campanello d’allarme. In Francia, il Rassemblement National (RN) ha aumentato il suo risultato di quasi il 10% rispetto alle elezioni precedenti, portando l’estrema destra, nel suo complesso, a quasi il 40% dei voti espressi a favore di liste razziste, autoritarie e omofobe. Questo è il risultato di decenni di politiche razziste e antisociali portate avanti da governi sia di destra che di sinistra. È anche il risultato del desiderio del governo Macron di legittimare il Rassemblement National, il suo “miglior nemico”, mentre attua parte della sua politica, per trasformare ogni elezione in un duello tra il campo presidenziale e il RN.
Il RN, peggio di Macron
Convocando le elezioni legislative tre settimane dopo la schiacciante vittoria dell’estrema destra alle elezioni europee, Macron corre consapevolmente il rischio di offrirle il potere. Dobbiamo renderci conto di cosa significherebbe per il nostro campo sociale avere un primo ministro del RN e un’Assemblea nazionale sotto il suo controllo! Cosa significherebbe per i nostri diritti, per le persone razzializzate, per i lavoratori e le lavoratrici, per i precari, per le donne, per le persone LGBTI, per i giovani!
Nulla è ancora deciso! Nei prossimi giorni, ognuno di noi deve mobilitarsi e unirsi per sconfiggere l’estrema destra e il macronismo che la alimenta. Nelle città, nei quartieri, nelle imprese, sia a livello locale che nazionale, possiamo imporre un diverso equilibrio di potere, prima di tutto nelle piazze e nelle mobilitazioni, poi alle elezioni.
Pronti a partecipare a questa lotta unitaria!
La sfida per il nostro campo sociale è quella di riprendere il controllo in un contesto di crisi economica, sociale, democratica ed ecologica, che si combinano e si amplificano. È fondamentale che tutta la sinistra – partiti, sindacati e tutte le organizzazioni del movimento operaio – si mobiliti attorno a un programma chiaro che ci permetta di restare uniti.
Lunedì sera, sette organizzazioni di sinistra hanno pubblicato una dichiarazione congiunta sulle prossime elezioni legislative. Esse rispondono all’aspirazione unitaria espressa contro la minaccia del fascismo e contro le politiche autoritarie, razziste e antisociali di Macron che gli hanno spianato la strada. Accogliamo con favore questa presa di posizione e siamo favorevoli a questo approccio.
Per vincere contro Macron e la RN, non basta un accordo tra apparati: dobbiamo riunire le classi lavoratrici e le loro organizzazioni, le forze politiche e anche il movimento sociale. Non vogliamo tornare ai tradimenti della sinistra al potere, da Mitterrand a Hollande, che hanno tanto demoralizzato e contribuito al rafforzamento dell’estrema destra. Vogliamo una sinistra che si batta per il cambiamento, con misure di svolta sui salari, sulle pensioni (con il ritorno al pensionamento a 60 anni) e sulla protezione sociale; che affronti i datori di lavoro e le banche; che attui una vera transizione ecologica; che difenda i diritti dei popoli palestinese, ucraino e kanak. Una sinistra per il mondo del lavoro e per i quartieri popolari, per gli sfruttati e gli oppressi. Una sinistra solidale e paritaria, femminista, antirazzista e internazionalista.
L’unico modo per fermare il pericolo dell’estrema destra e portare nuova speranza è costruire questo fronte unito nei prossimi giorni, l’unità del nostro campo sociale e delle sue organizzazioni, nelle piazze e alle urne. Oltre a ciò, abbiamo urgentemente bisogno di tracciare la prospettiva di una società libera dallo sfruttamento e dall’oppressione, liberata da un sistema capitalista che porta il peggio.
I compagni dell’Anticapitaliste hanno qualcosa da dire sulla loro scelta di aver appoggiato entusiasticamente Melenchon e aver così contribuito a spianare ciò che restava della sinistra rivoluzionaria francese?
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Secondo me dovevano accettare già nel 2009 di entrare nel Front de Gauche con Melanchon e il Pcf, con rapporti di forza favorevoli. Ora lo fanno in ritardo di 15 anni e contano pochissimo. Gli errori si pagano: sia quelli di opportunismo sia quelli di settarismo.
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Nel 2009 il Parti de Gauche di Melenchon aveva 6 mila iscritti, il PCF ne aveva 133 mila. Se il NPA (allora appena nato e al massimo della forza militante) fosse entrato nel Front de Gauche non avrebbe pesato neanche un quindicesimo rispetto a Melenchon e PCF. Di quali rapporti di forza favorevoli stiamo parlando?
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Vivevo a Marsiglia a quell’epoca. Il NPA aveva 9 mila militanti (di cui 600 a Marsiglia). Alle manifestazioni eravamo sempre in uno o due migliaia. I sondaggi ci davano al 9% (Il front de gauche al 5). Dopo il rifiuto di entrarci, abbiamo cominciato a perdere quota. Alla fine abbiamo preso il 4.98%(0 seggi) e il front il 6,2% (5 seggi). E d’allora in poi sempre più deboli
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Appunto, 9 mila militanti sono un quindicesimo della somma dei militanti del PCF e del partito di Melenchon. Seriamente si può sostenere che avrebbero avuto un impatto sulla linea politica e sulla strategia?
Non capisco perché si collega in maniera meccanica e univoca l’inizio della sfortuna del NPA (“abbiamo cominciato a perdere quota”) con la non adesione al Front de gauche (“dopo il rifiuto di entrarci”). Cosa dimostra il fatto che la causa sia proprio quella, e non altre?
Aggiungo che fra il 2009 e il 2012 l’NPA ha subito non una ma ben TRE scissioni della sua destra interna con il chiaro ed esplicito obiettivo di entrare nel FdG. E non parliamo di scissioni piccole ma di centinaia di militanti (migliaia, complessivamente) e decine e decine di dirigenti, anche dirigenti storici. L’ultima in ordine di tempo di queste scissioni, quella della Gauche Anticapitaliste, rappresentava oltre il 20% dei militanti NPA alla conferenza del 2012, prima della scissione. Domanda: se è vero che l’entrata nel FdG avrebbe significato la salvezza di quest’area, e (forse?) un cambiamento di natura del FdG stesso, come mai niente di tutto ciò si è verificato, né 12-15 anni fa né ora?
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I 9 mila militanti erano tali, i 133 mila del Pcf molto meno. Ma conta anche l’area di simpatia, rappresentata anche dall’appoggio elettorale, che dal 2002 ha sempre visto il Pcf più debole dei “trotskisti”. Non è possibile “provare” che, se il NPA fosse entrato nel FdG, le cose sarebbero andate diversamente. Resta una mia opinione. Io restai nel NPA nonostante la scelta settaria che non condividevo. Altri scelsero, secondo me sbagliando, di uscire, indebolendo il progetto in maniera pesante.
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