E così, fra meno di un mese, saremo chiamati (per la terza volta in 9 mesi) a votare. Ben 577 candidati, 19 liste, 5 candidati sindaco si contenderanno il voto dei bresciani. Otto liste sosterranno l’ex vicesindaco di Del Bono, l’ex socialista Laura Castelletti. Altre sei liste sosterranno l’ex vicesindaco di Paroli, l’ex fascista (Fronte della Gioventù, ora leghista) Fabio Rolfi. Tre liste sosterranno l’ex grillino Alessandro Lucà (ehi, ma che è? La competizione degli ex-qualcosa?). E poi due liste completamente outsider (almeno per quanto ne so io), una Civica Maddalena (intesa come montagna, credo) e Ancora Italia (che se non vado errato è legata al rossobruno – anche se di rosso c’è rimasto ben poco – Diego Fusaro). Per la prima volta non parteciperò attivamente alle elezioni, limitandomi a votare Unione Popolare (una delle tre liste che sostengono Lucà), visto che la proposta di ciò che resta della mia organizzazione (Sinistra Anticapitalista) di dar vita ad una coalizione unitaria dell’estrema sinistra è caduta nel vuoto. Diversamente da 10 anni fa (quando partecipai attivamente alla creazione di Brescia Solidale e Libertaria) e di 5 anni fa (quando, con la coalizione Potere al Popolo riuscimmo a mettere insieme, se non tutta, almeno il grosso della “sinistra radicale” bresciana) questa volta la neonata coalizione a favore di Lucà, pur comprendendo due forze della sinistra bresciana (UP e il PCI) si è allargata, diciamo così, verso “destra”, verso il Movimento 5 Stelle. Che, pur non essendo un partito di destra (soprattutto dopo che, nell’ultimo anno, è passato all’opposizione anche a Roma, oltre che a Brescia) difficilmente potrebbe essere definito, anche col massimo di buona volontà, di “sinistra radicale”. Va beh, me ne sono fatto una ragione, e, per la prima volta, mi permetterò il lusso di fare l’osservatore “esterno”, augurando alla “coalizione Lucà” (che resta comunque la più a sinistra in queste elezioni) di ottenere il miglior risultato possibile. Sapendo comunque che, in elezioni “truccate” (come sempre, dall’avvento della sciagurata “seconda Repubblica” a vocazione maggioritario-personalistica), tutto il sistema (non solo chi comanda negli affari e in politica, ma pure i mass-media mainstream) punta sul giochetto dell’intercambiabilità (chiamata alternanza) tra due poli non troppo dissimili. Con questo non voglio dire che mi risulti completamente indifferente se vincono i centro-sinistri o i cavernicoli. Pur non avendo politiche socio-economiche molto diverse (a Brescia come a Roma), una vittoria dei trogloditi sarebbe ancor meno auspicabile di quella dei fan della Castelletti, per mille e una ragione. Come avevo già scritto pochi mesi fa per le regionali lombarde riferendomi a Majorino e Fontana, che la Castelletti sia meno peggio di Rolfi è, per me, molto probabile (anche perché, dietro di lei, c’è persino qualcuno di sinistra). Solo che è un “meno peggio” non sufficiente a convincermi a votare lei invece di votare a sinistra (cioè Unione Popolare, la lista più a sinistra nel panorama che ci si presenta il 14 maggio a Brescia). Or bene, lungi da me il voler fare un articoletto di “seria” analisi politica e programmatica delle prossime elezioni. Volevo solo, qui, far notare alcune sciocchezzuole poco rilevanti. Ho notato che ci sono in lista almeno 31 candidati di origine “extra-comunitaria” (almeno a giudicare dai cognomi). Si tratta di quasi il 6% dei candidati. Quindi, nonostante tutte le leggi razziste che si sono succedute, i “gästarbeiter”, che non hanno mai ottenuto il diritto di voto nonostante contribuiscano ampiamente col loro sudore a tenere in piedi questa baracca, stanno piano piano “vincendo” grazie alla naturalizzazione, raggiungendo percentuali che, se non sono realmente rappresentative del loro peso demografico, ci si stanno poco a poco avvicinando. Ne sono contento, ovviamente. Un po’ meno contento del fatto che alcuni, tra di loro, abbiano scelto di appoggiare quelli che hanno sempre fatto di tutto per impedire agli immigrati di ottenere quei diritti che dovrebbero essere garantiti ad ogni essere umano, quelli che li definiscono, spregiativamente “Giargianes”. Mi riferisco ai 9 in lista per Rolfi (solo la Lega, tetragona, non ne ha nessuno, mentre tutti gli altri, dai cosiddetti “moderati” ai forzitalioti e ai (post?)fascisti, ha il candidato-immigrato-specchietto-per-le-allodole). E ho notato che, a quanto pare, la comunità Sikh spicca per adesione ai valori più reazionari ed arretrati: tutti e 3 i candidati di questa comunità hanno scelto la destra. Sarà un’eredità dell’appoggio dato agli imperialisti inglesi durante la rivolta del 1857-58? Mah….Comunque, ben 18 hanno invece scelto di appoggiare la Castelletti (in particolare i 7 in lista con Brescia 2030). Non che il PD e dintorni si siano comportati proprio benissimo con gli immigrati (basti pensare a Minniti o alla mancata abrogazione della Bossi-Fini), ma si sa, Roma è lontana, e Palazzo Loggia non è Palazzo Chigi. Capisco molto di più i 2 che appoggiano Lucà (in particolare quello in lista con UP, unico partito in lizza da sempre schierato dalla parte dei lavoratori immigrati), mi sembrano più coerenti e, forse, più onesti. Ho trovato poi un bel po’ di vecchi amici e compagni sparsi tra le varie liste che appoggiano la Castelletti. Di molti di loro non mi stupisco, ci mancherebbe altro. Già da tempo mi dicevano, tra il divertimento e la commiserazione “Ma Flavio, credi ancora alla rivoluzione?”. E hanno fatto scelte, diciamo così, coerenti, visto che da decenni hanno smesso di crederci, scegliendo di stare tra gli “andati, i rassegnati, i soddisfatti”, o, per dirla in altro modo, di essere realisti (senza chiedere l’impossibile, come scrivevano quei pazzi gauchiste della Sorbona nel ’68). Un po’ meno alcuni altri, che ancora poco tempo fa trovavo al mio fianco nelle innumerevoli manifestazioni contro l’inquinamento (nell’ottava città più inquinata d’Europa) o contro la guerra, per fare solo due esempi. Ma già, dimenticavo, Palazzo Loggia non è Palazzo Chigi. L’importante, per dirla con Joaquin Sabina, è che non mi chiudano pure il bar dell’angolo, dopo avermi chiuso Piazza Loggia.

Flavio Guidi

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