Non esiste la volontà da parte di A2A e del Comune di Brescia di stabilire un percorso per chiudere il megainceneritore di Brescia, neppure per un suo ridimensionamento graduale, mentre si potrebbe puntare verso la città solare, investendo sulla riduzione del fabbisogno energeticoPietro Gorlani, giornalista del dorso bresciano del Corriere della Sera e Marino Ruzzenenti, storico dell’ambiente e consulente del Tavolo Basta veleni, illustrano e commentano ai nostri microfoni i dati forniti dall’Osservatorio sul termovalorizzatore relativi al 2020. “Il quantitativo di rifiuti bruciati annualmente aumenta di 15mila tonnellate dal 2019 arrivando a 750482 tonnellate. L’azienda – riflette Gorlani – sta facendo una serie di interventi con investimenti che arrivano a 100milioni di euro che fa ritenere non ci sia intenzione di ridurli. Arrivano rifiuti da varie province lombarde, dal Piemonte,dalveneto, 13 mila tonnellate anche da Roma. Solo un terzo sono rifiuti bresciani. L’Osservatorio evidenzia l’aspetto della riduzione delle emissioni inquinanti in particolare degli ossidi di azoto, però -conclude il giornalista del Corriere – manca un termine ultimo di quest’impianto, non si può non avere una data ultima di disattivazione, che sia il 2040 o il 2050, per dare un obiettivo davvero green alla città.”

Marino Ruzzenenti rimarca il conflitto di interessi dell’Osservatorio: “è gestito ed è un’emanazione del Comune che è proprietario insieme al Comune di Milano di una quota importante di A2A e che riceve un sacco di soldi dai profitti di A2A. L’ Osservatorio doveva essere indipendente.” Per il consulente di Basta veleni la prospettiva dovrebbe essere “di chiudere l’inceneritore gradualmente, prima una linea poi la seconda e infine chiuderlo del tutto.” Anche la tempistica non deve essere lunga, si può cominciare “dopodomani” e “smantellare gradualmente il teleriscaldamento verso la città solare, bisogna investire sulla riduzione drastica del fabbisogno energetico; c’è il sole per scaldare le case, si può cominciare dai quartieri periferici. Perchè non mettiamo un campo fotovoltaico nelle aree agricole dove non si può coltivare a causa della contaminazione della Caffaro?”

Di questa svolta, auspicata e necessaria per ridurre le emissioni delle combustioni in un bacino come la Pianura padana afflitto dall’inquinamento dell’aria,  il tavolo Basta veleni vorrebbe discutere con l’amministratore delegato e direttore generale di A2A Mazzoncini al quale ha inviato un mese fa una lettera  per fissare un incontro,  al momento rimasta senza risposta. VmPd

Da radiondadurto.org

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